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Cina - Paolino Vitolo

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che ho la frequenza lenta e la pressione bassa. Elena, che fa un po’ da in‐<br />

terprete in caso di necessità, li avverte che probabilmente sono ancora<br />

sotto l’effetto del jet lag, ma io dichiaro che so già di avere la pressione<br />

bassa e che la cosa non mi dispiace nemmeno. I due medici mi chiedono per<br />

dovere professionale se voglio che mi prescrivano una medicina per alzare<br />

la pressione, ma io ovviamente rifiuto perché mi sento benissimo così. Mi<br />

salutano cordialmente con un sorriso e passano avanti. Mentre le visite<br />

stanno terminando, noi pazienti già visitati ci scambiamo le opinioni e sco‐<br />

pro che io e le due ragazze di Seattle siamo gli unici in buona salute e ai<br />

quali non sono state prescritte medicine. Una delle due ragazze mi sorride e<br />

mi fa il gesto di OK col pollice e l’indice della mano destra. Con questo la<br />

loro simpatia ai miei occhi diventa assoluta. A questo punto però farei un<br />

torto ad Alfonso se non riportassi il suo commento alla prima stesura di<br />

questo diario a proposito delle due ragazzotte di Seattle, commento che mi<br />

permetto di riportare integralmente: “In merito alle due fanciulle di Seattle<br />

(alias British style) mi permetto di pensare che appartenessero al Lesbian<br />

X.Overs Club ove X.Overs sta per over sixty almeno. Dice Andreotti: a pensar<br />

male si fa peccato, ma spesso si indovina! Comprendo però, da uomo di<br />

mondo, che certe cose non si scrivono (non sarebbe "politically correct")<br />

anche se il motto "United in diversity" va meglio precisato (e forse presidia‐<br />

to)”. Ecco, l’ho scritto, dimostrando una volta di più che non sono "politi‐<br />

cally correct".<br />

Alla fine delle visite i medici insistono per dare un’occhiata anche a Gian‐<br />

franco, che all’inizio aveva rifiutato, ma che adesso acconsente. Gli prescri‐<br />

vono un mucchio di medicine, ma è un fatto puramente accademico, per‐<br />

ché ovviamente egli non vuole abbandonare le prescrizioni del suo medico<br />

curante italiano.<br />

Usciamo dalla clinica e un venditore ambulante ci vende delle cartoline<br />

illustrate di Pechino: io ne compro un pacchetto da dieci tutte della Città<br />

Proibita, che mi serviranno per i parenti e gli amici più intimi. Finalmente<br />

torniamo all’albergo, dove io mi precipito subito alla reception per prenota‐<br />

re una notte fra dieci giorni, quando torneremo qui alla fine del viaggio. Ma,<br />

come ho già detto nella prefazione, riesco a ottenere solo un estenuante<br />

dialogo dove nessuno capisce nessuno. Strano, perché la mia richiesta do‐<br />

vrebbe essere una delle cose più facili del mondo. Per paura di sbagliare o<br />

peggio di ricevere una cosa diversa da quella richiesta, preferisco lasciar<br />

perdere. Stasera dopo cena mi siederò davanti al computer e via internet,<br />

oltre al volo Nanchino – Pechino, prenoterò, incredibilmente, anche<br />

l’albergo in cui ci troviamo adesso.<br />

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