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Cina - Paolino Vitolo

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prendere il taxi. In effetti<br />

ci accompagna e, ricono‐<br />

scendoci per italiani, ci<br />

dice in un comprensibile<br />

inglese che il giubbotto<br />

l’ha avuto in regalo da<br />

alcuni atleti italiani che<br />

erano stati a Xi’an durante<br />

le recenti olimpiadi. Pren‐<br />

diamo due taxi; Olga e<br />

Alfonso si avviano con il<br />

primo, Gianfranco ed io con il secondo. Non facciamo neanche un chilome‐<br />

tro che si sente una forte puzza di benzina. Deve essersi guastato qualcosa,<br />

perché poco dopo il taxi accosta sulla destra e si ferma. L’autista ci fa capire<br />

che non può proseguire e immediatamente fa una telefonata col cellulare.<br />

Chiama evidentemente un collega, perché in poco tempo arriva un altro<br />

taxi, sul quale siamo invitati a trasbordare con i nostri bagagli. Riprendiamo<br />

il viaggio verso il centro, che deve essere piuttosto lontano, perché, pur non<br />

essendoci traffico, almeno all’inizio, impieghiamo quasi un’ora. Appena<br />

usciti dalla superstrada dell’aeroporto ci blocchiamo nel solito traffico cao‐<br />

tico delle grandi città cinesi, che per certi versi mi ricordano sempre la con‐<br />

fusione di Napoli. La sensazione è accresciuta dal fatto che, proprio mentre<br />

siamo fermi nel traffico, sento crepitare dei fuochi artificiali in lontananza.<br />

Come a Napoli, che cosa avranno da festeggiare?<br />

Arriviamo al Tianyu Gloria Plaza Hotel Xian, che si presenta come una specie<br />

di torre in stile americano con una doppia rampa di accesso in leggera pen‐<br />

denza. Non è molto lontano dal centro, anche se si trova al di fuori del ret‐<br />

tangolo delle antiche mura Ming, che ancora oggi circondano completa‐<br />

mente il centro storico della città (furono infatti restaurate nel 1982). Poi‐<br />

ché la mattinata è praticamente saltata e domani sera dovremo ripartire<br />

per la tappa successiva, decidiamo di andare a vedere il famoso esercito di<br />

terracotta subito dopo aver occupato le camere ed esserci rinfrescati bre‐<br />

vemente. Come in tutti i buoni alberghi cinesi, alla reception ci forniscono di<br />

un bigliettino su cui sono indicate in doppia lingua cinese‐inglese le princi‐<br />

pali attrazioni turistiche di Xi’an; accanto a ogni elemento c’è il solito qua‐<br />

dratino (il famoso check box del gergo informatico e dell’inglese, natural‐<br />

mente), che bisogna barrare prima di consegnare il biglietto al tassista, il<br />

quale, specialmente fuori da Pechino, al 99% non conosce l’inglese. Muniti<br />

di questo miracoloso lasciapassare ci avviciniamo al tassista che un solerte<br />

ragazzo dell’hotel ha appena provveduto a chiamare: si tratta di una donna,<br />

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