Cina - Paolino Vitolo
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in forma brillante e di non riuscire – diciamo così – a glissare. Per farla breve<br />
Gianfranco è l’unica persona al mondo con cui abbia litigato una o due volte:<br />
fatto eccezionale, come sa chi mi conosce bene, perché è molto difficile<br />
farmi perdere la calma. Si tratta naturalmente di litigi per futili motivi, tem‐<br />
peste in un bicchier d’acqua, che passano senza lasciare segni, come quan‐<br />
do altercammo ferocemente al ristorante di Romeo durante la partita Milan<br />
– Napoli del campionato 2007‐2008, quella che il Napoli perse per 5‐1. In<br />
questo caso la tempesta scoppiò perché Gianfranco, pur non interessandosi<br />
di calcio, secondo la sua stessa affermazione, decise di tifare per il Milan<br />
solo per antipatia verso certi atteggiamenti obiettivamente poco gradevoli<br />
dei napoletani (gli abitanti, non i calciatori). Intendiamoci, anch’io disprezzo<br />
un certo modo di fare napoletano, l’atteggiamento che si riassume nel det‐<br />
to “cà niciun’è fesso”, il disordine, i disservizi, il degrado di una città stu‐<br />
penda abitata da gente meno stupenda. In poche parole, sono d’accordo<br />
con Gianfranco. Però, quando si tratta di calcio, non toccatemi il Napoli:<br />
anzi, ammetto di essere un tifoso ignorante e poco obiettivo. Per me il Na‐<br />
poli deve vincere sempre e non mi importa contro chi gioca o, meglio, non<br />
mi interessa e spesso non so nemmeno contro chi gioca: conta solo che<br />
l’avversario di turno perda. Tornando al punto, era inevitabile che tra un<br />
tifoso ignorante come me e un tifoso improvvisato e sprovveduto come<br />
Gianfranco scoppiasse la scintilla: e infatti scoppiò sotto gli occhi di un e‐<br />
sterrefatto Romeo. Stasera a Pechino, per motivi imperscrutabili, sembra<br />
che la scintilla stia per scoppiare tra Gianfranco e Olga, nonostante la calma<br />
quasi ieratica di quest’ultima. Io sono seduto davanti accanto al tassista ed<br />
essi sono seduti dietro. Sento che il tono di voce di Gianfranco verte pro‐<br />
gressivamente verso le frequenze più alte. Sono preoccupato per il tassista,<br />
che evidentemente non capisce una parola, ma sicuramente avrà<br />
l’impressione che i due stiano litigando. Quindi cerco di intervenire con frasi<br />
accondiscendenti pronunciate in tono brillante, intervallate da gioiose risa‐<br />
tine ad esclusivo uso del tassista, che così dovrebbe capire che non si tratta<br />
di un diverbio, ma solo di una conversazione brillante, magari un po’ ma‐<br />
schia e movimentata. Non so che effetto abbiano i miei tentativi, ma final‐<br />
mente, con mio grande sollievo, arriviamo al teatro, dove scendiamo e la<br />
futile discussione si cheta come per incanto.<br />
Entriamo al Qian Men Jian Guo Hotel dalla porta del ristorante, dove c’è<br />
molta gente che sta mangiando, secondo l’abitudine cinese di cenare presto.<br />
Ci indirizzano verso un lungo corridoio che porta in un’altra ala del palazzo,<br />
dove evidentemente ha sede il teatro. Un giovane dall’aspetto di un fattori‐<br />
no o di un cameriere mi si avvicina ed io gli spiego in inglese che abbiamo<br />
un tavolo prenotato per lo spettacolo dell’opera cinese. Lui annuisce con la<br />
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