Cina - Paolino Vitolo
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evidentemente sta aspettando qualcuno che non arriva. Ordiniamo la cena<br />
e tutto sembra andare liscio. Se nonché Gianfranco, tanto per complicare le<br />
cose, se ne esce con la solita richiesta del pane. Traduco come al solito e<br />
comincio a pronunciare “bread” in tutti i modi possibili. I camerieri sono<br />
presi dal panico: nessuno riesce a capire che cosa vogliamo. Arriva lo chef<br />
con un telefonino palmare dotato di traduttore automatico, ma la situazio‐<br />
ne non si sblocca. Alla fine il nostro deus ex machina è la bella signora ner‐<br />
vosa del tavolo accanto, che parla benissimo inglese e si offre di tradurre in<br />
cinese per noi. Così finalmente veniamo subissati di pane di tutti i tipi: bolli‐<br />
ni, pane a cassetta e tutto l’armamentario della prima colazione di domani<br />
mattina, compresi il burro e la marmellata. Mangiamo con gusto, tanto che<br />
non ci accorgiamo nemmeno che la bella signora a un certo punto se ne va<br />
da sola: evidentemente la persona che aspettava non è arrivata. Finito di<br />
cenare non ci resta che andare a dormire. Domani ci alzeremo presto, per‐<br />
ché, pur essendo già in aeroporto, non vogliamo correre il rischio di perdere<br />
di nuovo l’aereo. Per noi, gente precisa, l’esperienza di stasera è già stata<br />
troppo scioccante. Non vogliamo che si ripeta più.<br />
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