Cina - Paolino Vitolo
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Sbarchiamo e, attraverso i lunghi corridoi dell’aeroporto, arriviamo al con‐<br />
trollo di polizia, severo come all’andata, quando ci avevano fatto togliere<br />
perfino le scarpe. Passato il controllo scendiamo nel grande salone di attesa<br />
dove all’andata, tanto tanto tempo fa, ci eravamo incontrati con Olga e<br />
Alfonso. Ci sediamo su uno degli ampi divani e cerchiamo di individuare i<br />
nostri voli sul grande tabellone. Olga e Alfonso, che vanno a Milano per poi<br />
proseguire in treno per Torino, partiranno fra circa due ore; Gianfranco ed<br />
io invece dovremo aspettare un’ora in più. Lascio un istante gli amici perché<br />
ho un appuntamento ideale, che sempre idealmente avevo preso sedici<br />
giorni fa: mi fiondo al negozio di articoli di profumeria dove una commessa<br />
bionda un po’ prosperosa per me, che preferisco le donne esili, aveva im‐<br />
provvisato una specie di balletto mentre passavo davanti a lei. Il balletto<br />
aveva dischiuso alla mia mente la grande verità che anche le donne prospe‐<br />
rose non sono affatto da buttare via (“Anzi!” – mi sembra di sentire un coro<br />
di lettori). Per questo, infallibilmente, ritorno nel luogo preciso del balletto,<br />
ma non ritrovo la commessa. Entro nel negozio, che è piuttosto ampio e che<br />
fortunatamente vende anche prodotti di bellezza da uomo, e me lo giro<br />
tutto, ma la biondina non c’è: forse oggi è il suo turno di vacanza. Con le<br />
pive nel sacco ritorno dagli amici.<br />
Parliamo del viaggio e parliamo del più e del meno e il discorso cade nuo‐<br />
vamente – manco a dirlo – sulle penne USB. Allora vado ad un negozio di<br />
elettronica che sta lì vicino e verifico i prezzi: sono spaventosamente alti.<br />
Torno al nostro posto e comunico agli amici che, in confronto ai prezzi di<br />
Heathrow, in <strong>Cina</strong> abbiamo fatto degli ottimi affari. Non so ancora di aver<br />
avuto la fregatura di Pechino.<br />
Ed ecco che chiamano il volo per Milano. Baci e abbracci con Olga e Alfonso:<br />
siamo stati bene insieme in questi giorni. L’unico cruccio è che, come spes‐<br />
so capita, le persone più simpatiche abitino troppo lontano: Palinuro – To‐<br />
rino non è esattamente come Palinuro – Pechino, ma è comunque una<br />
distanza non trascurabile, capace di limitare le nostre occasioni di rivederci.<br />
Al momento ci promettiamo di incontrarci presto, e siamo tutti convinti che<br />
sarà così.<br />
Rimaniamo soli, Gianfranco ed io, e ci apprestiamo ad aspettare paziente‐<br />
mente almeno un’altra ora. Noto delle prese di corrente a disposizione del<br />
pubblico e, forte dei miei adattatori universali, decido di dare una bella<br />
ricarica alla batteria del palmare. Le prese sono tutte occupate da una miri‐<br />
ade di caricabatterie, ma un signore italiano, che sta caricando il suo telefo‐<br />
nino, mi permette di aggiungere la mia spina. La carica però dura poco,<br />
perché sul tabellone appare il segnale di imbarco per il nostro volo e dob‐<br />
biamo andarcene. Il gate è lontanissimo dal salone centrale e dobbiamo<br />
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