Cina - Paolino Vitolo
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Pagato il pedaggio della giada (che ci è costato anche una bella deviazione),<br />
finalmente ripartiamo per la Grande Muraglia. La strada corre per lungo<br />
tratto accanto a un canale di irrigazione quasi completamente asciutto. In<br />
alcuni punti si vedono operai che puliscono dalle scorie il fondo del canale:<br />
è una manutenzione che mi sembra quasi maniacale, ma evidentemente<br />
qui la mano d’opera abbonda e costa poco e poi così l’acqua scorre meglio<br />
e le esondazioni sono meno probabili. Dopo una decina di chilometri arri‐<br />
viamo ai piedi di alcune montagne: sono le prime propaggini della catena<br />
su cui serpeggia la Grande Muraglia. Attraversiamo un villaggio, dove a<br />
causa di lavori sulla strada principale dobbiamo deviare su delle vie secon‐<br />
darie sterrate. Le case sono molto povere e quasi tutte a un sol piano; qui<br />
non ci sono né grattacieli né alberghi né palazzi ufficiali. E’ un pezzo di anti‐<br />
ca <strong>Cina</strong> o, meglio, di quella <strong>Cina</strong> rurale che, dietro la facciata di modernismo<br />
ostentato, costituisce il vero tessuto di questa enorme nazione. Vedo per la<br />
strada un cane randagio (o almeno suppongo che lo sia, perché privo di<br />
collare): è il primo animale domestico che vedo vagare per le strade da che<br />
sono arrivato qui.<br />
Il villaggio è minuscolo e lo superiamo in pochi minuti. Ora la strada comin‐<br />
cia a salire decisamente; da un momento all’altro mi aspetto di vedere in<br />
lontananza i contrafforti della Muraglia. Invece improvvisamente appare un<br />
visione strana anzi grottesca: un<br />
colonnato di stile greco (dorico per<br />
l’esattezza) con una fuga di colonne<br />
ridicolmente sovrastate da grossi<br />
vasi panciuti e con in fondo una<br />
specie di portale sempre di ordine<br />
dorico; il tutto nuovissimo e bian‐<br />
chissimo e illuminato da una fila di<br />
fari. Non si capisce che cosa sia, ma<br />
una cosa è certa: i cinesi, nella loro<br />
ansia di copiare tutto ciò che è occidentale, hanno realizzato questa specie<br />
di monumento in uno stile lontano mille miglia dalla loro cultura millenaria.<br />
Siamo onorati dal tentativo di emulazione, perché indica rispetto e ammira‐<br />
zione per la nostra cultura, ma devo dire, purtroppo per i cinesi, che il risul‐<br />
tato è quanto meno ridicolo.<br />
Arriviamo finalmente a Badaling, il primo sito di accesso alla Grande Mura‐<br />
glia, che era stato sconsigliato da Maurizia a causa dell’affollamento, e devo<br />
dire che somiglia effettivamente al piazzale della Basilica di Pompei nel<br />
giorno della supplica alla Madonna. Ci allontaniamo rapidamente e dopo un<br />
bel po’ di chilometri arriviamo a Mutianyu. Devo dire che anche qui non si<br />
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