Cina - Paolino Vitolo
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non ci hanno dato i biglietti di viaggio semplicemente perché non c’erano<br />
più posti disponibili.<br />
Quando stiamo per entrare nella stazione di Shanghainan, visto che sono le<br />
otto passate, decidiamo che non ci conviene tornare in albergo, ma prende‐<br />
remo un taxi per il centro, dove potremo cenare in un ristorante. La guida di<br />
Alfonso cita un buon ristorante in Nanjing Donglu e decidiamo di provarlo.<br />
La moderna stazione di Shanghainan, proprio come se fosse un aeroporto,<br />
ha un’uscita apposita per i taxi sotto il piano stradale. Per restare in caratte‐<br />
re con l’affollamento di tutta la giornata, anche qui dobbiamo fare una fila<br />
notevole prima di trovare un taxi e partire per il centro di Shanghai. Ovvia‐<br />
mente sulla guida di Alfonso l’indirizzo del ristorante è citato con il numero<br />
civico, il che non dice molto su un viale lungo alcuni chilometri, anche se<br />
capiamo che il locale dovrebbe essere vicino a piazza del Popolo. Farsi aiu‐<br />
tare dal tassista è come sempre impossibile e quindi alla fine ci facciamo<br />
lasciare in un punto imprecisato di Nanjing Donglu (che significa “viale est di<br />
Nanchino”). Di qui proseguiremo le ricerche a piedi, ma l’impresa appare<br />
subito piuttosto ardua, perché, proprio come a Napoli (ed anche in molte<br />
altre città italiane), i numeri civici sono un optional o meglio un’utopia. Già<br />
stanchi per la gita ad Hangzhou e per le emozioni della giornata, ci trasci‐<br />
niamo nell’umido della sera lungo questo enorme viale elegante. Ci avvici‐<br />
niamo ad ogni luce speranzosi, ma, a mano a mano che avanziamo, i risto‐<br />
ranti diventano sempre meno frequenti e aumentano invece i negozi di<br />
lusso. A un certo punto propongo di prendere la metropolitana per avvici‐<br />
narci ancor più a piazza del Popolo; la prendiamo e scendiamo alla stazione<br />
successiva, ma il risultato è deludente: la zona sembra sempre più deserta.<br />
Il nervosismo comincia a serpeggiare nella compagnia e l’ora comincia a<br />
essere piuttosto tarda, considerando che in <strong>Cina</strong> si cena abbastanza presto,<br />
secondo orari più che milanesi. Per uscire dall’empasse prendiamo un taxi<br />
al volo e ci facciamo portare sempre in Nanjing Donglu, ma molto più a est,<br />
nella zona pedonale dove abbiamo mangiato così bene ieri sera. Non ab‐<br />
biamo difficoltà ad indicare al tassista dove vogliamo andare, perché la<br />
strada è sempre la stessa e ormai la conosciamo benissimo e quindi ci riesce<br />
facile spiegarci a gesti. Arrivati nella zona pedonale, scegliamo un ristorante<br />
che ci ispira, ma siamo meno fortunati rispetto a ieri sera. Questo locale è<br />
cinese fino al midollo e ci serve delle zuppe, scelte ovviamente con l’aiuto<br />
della traduzione inglese e della foto, dove la cipolla e il peperoncino la fan‐<br />
no da padroni. Nel mio piatto i peperoncini rossi, del micidiale tipo a cor‐<br />
netto, sono in quantità tale da oscurare tutto il resto. Nonostante la mia<br />
consumata esperienza in cibi piccanti, sono in grave difficoltà. Per secondo<br />
ordiniamo finalmente un piatto che nei nostri discorsi sta diventando mitico:<br />
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