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Cina - Paolino Vitolo

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sulla Francia. Però poco dopo le nuvole si aprono e vediamo la Manica. Alle<br />

due e cinque siamo sull’Inghilterra e alle due e venti atterriamo<br />

all’aeroporto di Heathrow. In realtà qui è ancora l’una e venti, perché siamo<br />

sul fuso orario del meridiano di Greenwitch, che è un’ora in ritardo sul no‐<br />

stro, ma al momento non ci facciamo caso.<br />

Mentre sbarchiamo accendo il telefonino e scopro che esso è stato preso in<br />

carico da un gestore inglese in roaming con Vodafone. Infatti arrivano an‐<br />

che messaggi di quest’ultimo che avvertono come fare per chiamare in<br />

Italia. Chiamo Ciz (è inutile chiamare Cae, che non sa rispondere al telefoni‐<br />

no) e apprendo che Cae sta a casa sua e che Cleo è stata dal veterinario, che<br />

ha detto che nel complesso sta bene. Ha solo le pulci, ma le saranno tolte<br />

facilmente.<br />

Finalmente scendiamo dall’aereo e, superata la proboscide, ci avviamo<br />

lungo il percorso viola dei voli in coincidenza (flight connections). Arriviamo<br />

ad un nuovo controllo di polizia, ma molto più severo di quello di Roma. Il<br />

computer deve essere tolto dalla sua borsa e depositato nell’apposito vas‐<br />

soio, poi bisogna togliersi telefonino, soprabito e persino le scarpe. Trovo<br />

un po’ schifoso camminare su quel pavimento lurido con i soli calzini. Dopo<br />

il passaggio ai raggi tutti vengono perquisiti con metal detector. Gianfranco,<br />

che dichiara di essere portatore di pacemaker (e quindi non può passare<br />

sotto i raggi) viene perquisito ancora più accuratamente. Lo aspetto e poi<br />

scherzo sul suo aspetto poco raccomandabile: con la barba che si è fatto<br />

crescere per perdere meno tempo in viaggio, deve fare una brutta impres‐<br />

sione alla polizia. Questa sarà una storia ricorrente in tutti i numerosi aero‐<br />

porti da cui partiremo. L’unico dispiacere è di non essere mai riuscito a<br />

fotografare la scena, perché per forza di cose in quel momento anche la mia<br />

macchina fotografica sta passando sotto i raggi e poi temo che i poliziotti si<br />

possano seccare.<br />

Dopo il controllo ci affacciamo ad una specie di balconata che dà sulla sala<br />

partenze del terminal 5, due piani più in basso. Olga e Alfonso dovrebbero<br />

già essere arrivati col volo da Milano. Infatti proprio in quel momento arriva<br />

una telefonata sul cellulare di Gianfranco: sono Olga ed Alfonso che ci han‐<br />

no visti affacciati alla balaustra e si stanno sbracciando per farsi notare da<br />

noi. Li vediamo e subito scendiamo con l’ascensore e li raggiungiamo.<br />

C’è da perdere un po’ di tempo, perché l’imbarco è previsto alle 16,20 e la<br />

partenza alle 16,40 e per di più i nostri orologi, regolati sull’ora italiana, qui<br />

vanno un’ora avanti. Ci sediamo su alcune poltrone da cui si vede bene il<br />

tabellone delle partenze, che ci indicherà in quale gate dovremo fare il<br />

check‐in. Alfonso e Gianfranco si alzano un momento e comprano delle<br />

tavolette di cioccolata, che subito scartiamo per mangiarle. Alla mia sinistra<br />

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