pubblicazione - 2° Circolo Didattico Colle di Val d'Elsa
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Glossarietto<br />
Accordo. L’accordo è la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> informazioni grammaticali tra più elementi<br />
all’interno della frase. Un esempio tipico è l’accordo tra soggetto e verbo:<br />
Esempi. Ludovico (3° persona singolare) legge (3° persona singolare).<br />
I bambini (3° persona plurale ) leggono (3° persona plurale).<br />
Un altro esempio <strong>di</strong> accordo è quello tra il nome e gli elementi che tipicamente si<br />
accompagnano ad esso.<br />
Esempi. Il (maschile singolare) mio (maschile singolare) gatto (maschile singolare).<br />
I (maschile plurale) miei (maschile plurale) gatti (maschile plurale).<br />
Agente. L’agente è colui che compie un’azione.<br />
Esempi. 1) Edoardo parla.<br />
2) I leoni mangiano le gazzelle.<br />
3) Le gazzelle sono mangiate dai leoni.<br />
Nelle frasi (2) e (3) cambia la struttura sintattica, ma i ruoli semantici restano invariati: la<br />
scena è sempre la stessa. Nella frase (3), le gazzelle sono il soggetto e accordano con il<br />
verbo, però non compiono l’azione ma la subiscono: sono il paziente o l’oggetto della frase.<br />
Aggettivi. Gli aggettivi si accompagnano tipicamente ai nomi (sono mo<strong>di</strong>ficatori dei nomi):<br />
tra nomi ed aggettivi c’è accordo in genere (maschile/femminile) e numero<br />
(singolare/plurale).<br />
Esempi. Qualche mese fa ho incontrato la moglie giapponese <strong>di</strong> Many.<br />
Ieri ho visto un film noioso.<br />
Se l’aggettivo precede il nome, esso ha generalmente funzione descrittiva; se segue il nome,<br />
esso ha generalmente funzione restrittiva.<br />
Esempi. Ho giocato con la piccola figlia <strong>di</strong> Edoardo.<br />
(La figlia <strong>di</strong> Edoardo è piccola)<br />
Ho giocato con la figlia piccola <strong>di</strong> Edoardo.<br />
(Ho giocato con la figlia piccola, non con la figlia più grande<br />
Alfabeto. L’alfabeto è uno dei tanti sistemi <strong>di</strong> rappresentazione grafica delle lingue. Con<br />
l’alfabeto, questa rappresentazione avviene tramite segni convenzionali (grafemi) che<br />
tentano <strong>di</strong> riprodurre i suoni (foni) della lingua.<br />
Il risultato è soltanto parziale. Ci sono lingue come l’italiano in cui esiste una buona<br />
corrispondenza tra la lettera dell’alfabeto (grafema) e il suono (fono): a volte, però, una<br />
lettera può rappresentare più suoni (il grafema < c > corrisponde, generalmente, ai suoni [ k<br />
] e [ t∫ ]) o, viceversa, sono necessarie più lettere per trascrivere un suono (il grafema < sci ><br />
corrisponde, se seguito da altre vocali, al suono [ ∫ ]); ci sono lingue come l’inglese in cui<br />
questa corrispondenza è meno forte: una lettera rappresenta tipicamente più suoni (mum<br />
[mʌm ] / put [ pʊt ]).<br />
Non solo, l’alfabeto non rappresenta, se non parzialmente, informazioni come l’intonazione,<br />
l’intensità <strong>di</strong> pronuncia, l’accento, ecc.<br />
Per rendere veramente rappresentabili le lingue attraverso dei segni convenzionali, si sono<br />
creati dei sistemi fonetici <strong>di</strong> trascrizione: il più noto è l’Alfabeto Fonetico Internazionale<br />
(comunemente conosciuto come IPA, International Phonetic Alphabet).<br />
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