pubblicazione - 2° Circolo Didattico Colle di Val d'Elsa
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Grammatica. Con il termine grammatica, inten<strong>di</strong>amo più cose: la grammatica intesa come<br />
conoscenza (implicita, inconsapevole, innata, creativa) che tutti i parlanti hanno della lingua<br />
e la descrizione <strong>di</strong> tale conoscenza. All’interno <strong>di</strong> questo secondo gruppo, abbiamo una<br />
ulteriore <strong>di</strong>visione:<br />
1) Le grammatiche teoriche, rivolte a destinatari specialisti, hanno l’obiettivo <strong>di</strong> parlare dei<br />
fatti linguistici in modo da raggiungere adeguatezza descrittiva ed esplicativa: fornire, cioè,<br />
al contempo una descrizione e una spiegazione dei fatti linguistici in modo da tentare <strong>di</strong><br />
penetrare il fenomeno lingua. Un esempio noto <strong>di</strong> grammatica teorica è la Grammatica<br />
Generativa <strong>di</strong> Noam Chomsky;<br />
2) Le grammatiche linguistiche, rivolte generalmente ai parlanti nativi delle lingue<br />
medesime, hanno come obiettivo la descrizione delle conoscenze implicite dei parlanti.<br />
Spesso, tuttavia, molte grammatiche <strong>di</strong> questo tipo hanno natura prescrittiva, cioè<br />
impongono delle norme (delle regole) da rispettare e affrontano il fenomeno lingua più<br />
come fatto convenzionale che biologico. Le grammatiche <strong>di</strong> questo ultimo tipo si rifanno ad<br />
una norma consolidatasi nel tempo attraverso gli usi letterari: impongono una varietà <strong>di</strong> tipo<br />
standard e non si interessano degli usi, ovvero degli aspetti dell’esecuzione. Esistono anche<br />
delle grammatiche linguistiche meno dogmatiche che si concentrano non sulla norma ma<br />
sull’uso della lingua, evidenziandone, tra l’altro, la natura <strong>di</strong>atopica (legata allo spostamento<br />
nello spazio geografico), <strong>di</strong>afasica (legata ai <strong>di</strong>versi contesti d’uso e alle <strong>di</strong>verse situazioni<br />
comunicative), <strong>di</strong>astratica (legata alle <strong>di</strong>verse componenti sociali) ed infine <strong>di</strong>amesica (legata<br />
al mezzo <strong>di</strong> trasmissione, scritto od orale). Esempi <strong>di</strong> buone grammatiche linguistiche sono<br />
la Grande grammatica italiana <strong>di</strong> consultazione <strong>di</strong> Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi e Laura<br />
Vanelli, la Nuova grammatica italiana <strong>di</strong> Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, ed infine La<br />
grammatica italiana <strong>di</strong> Cecilia Andorno.<br />
3) Le grammatiche pedagogiche, rivolte agli apprendenti <strong>di</strong> L2, hanno l’obiettivo <strong>di</strong><br />
presentare una selezione dei fatti linguistici in modo da facilitarne l’acquisizione negli<br />
apprendenti. Hanno carattere marcatamente non esaustivo.<br />
Italiano. Quale italiano parliamo? Quale italiano scriviamo? Quale italiano insegniamo?<br />
Queste domande, apparentemente scontate, in realtà non lo sono dal momento che, al<br />
momento, senza contare i <strong>di</strong>aletti, nel nostro Paese convivono e vengono usate <strong>di</strong>verse<br />
lingue italiane che la Letteratura scientifica solitamente così identifica:<br />
Italiano standard (o normativo);<br />
Italiano neostandard;<br />
Italiano regionale;<br />
Italiano popolare.<br />
L’italiano letterario prende le origini dal fiorentino del Trecento ed è stata per molti secoli la<br />
lingua dell’arte, delle classi colte, usata nei testi scritti ufficiali ed è rimasta pressoché<br />
immutata fino al romanzo <strong>di</strong> Alessandro Manzoni I promessi sposi.<br />
Per gli usi quoti<strong>di</strong>ani, la popolazione usava il <strong>di</strong>aletto e ha continuato a farlo praticamente<br />
fino alla metà del Novecento. È grazie alle migrazioni interne, all’aumento della<br />
scolarizzazione, all’avvento della ra<strong>di</strong>o e quin<strong>di</strong> della televisione, dell’istruzione obbligatoria<br />
e del servizio militare <strong>di</strong> leva che si è cominciato ad usare una lingua italiana comune.<br />
Italiano standard<br />
Perché una lingua sia considerata standard è necessario che sod<strong>di</strong>sfi tutti o la maggioranza<br />
dei seguenti requisiti:<br />
Che sia <strong>di</strong> riferimento per tutta la società;<br />
Che sia la più usata;<br />
Che sia la meno marcata da un punto <strong>di</strong> vista sociolinguistico;<br />
Che sia sovraregionale;<br />
Che sia descritta e co<strong>di</strong>ficata da grammatiche e <strong>di</strong>zionari;<br />
Che sia usata da parlanti appartenenti alle classi sociali dominanti;<br />
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