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pubblicazione - 2° Circolo Didattico Colle di Val d'Elsa

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Articoli. Gli articoli sono elementi funzionali che si accompagnano ai nomi e li precedono.<br />

Gli articoli determinativi (il, l’, lo, i, gli, la, le) accompagnano un nome a referenza nota, cioè<br />

nomi il cui referente (a che cosa o a chi si riferiscono) è dato dal parlante come conosciuto.<br />

Gli articoli indeterminativi (un, uno, una, un’, dei, degli, delle) si accompagnano a nomi che<br />

hanno referenza indeterminata, cioè si riferiscono a cose, persone, ecc., date come non<br />

note.<br />

Esempi. Il leone è un animale maestoso.<br />

(Qui ci riferiamo al leone come specie animale, quin<strong>di</strong> nota)<br />

Ho visto un video su Youtube su un leone. Il leone si chiamava Christian.<br />

(La prima volta che ci riferiamo al leone e lo introduciamo nel testo usiamo un<br />

perché parliamo <strong>di</strong> qualcosa non noto, non conosciuto; la seconda occorrenza si<br />

accompagna all’articolo il perché ormai l’ascoltatore sa a che cosa ci si riferisca).<br />

Aspetto verbale. L’aspetto è una categoria grammaticale che esprime i <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

presentare la situazione descritta dal verbo.<br />

Ecco le maggiori <strong>di</strong>cotomie aspettuali:<br />

Perfettivo/imperfettivo. La perfettività <strong>di</strong> una azione o <strong>di</strong> un evento coincide con la sua<br />

compiutezza; l’imperfettività, invece, coincide con una presentazione dell’evento dall’interno<br />

senza riferimenti alla compiutezza. Il passato prossimo in<strong>di</strong>cativo, in italiano, si caratterizza<br />

generalmente per aspettualità perfettiva (Ieri sono andato a Lucca); l’imperfetto,<br />

generalmente, per aspettualità imperfettiva (Ieri andavo a scuola e per strada ho incontrato<br />

Elisa).<br />

Abituale/continuo. Un evento <strong>di</strong> aspetto abituale si caratterizza come regolarmente<br />

ricorrente in un periodo piuttosto lungo <strong>di</strong> tempo ma senza precisazione del numero delle<br />

ricorrenze (Da bambino, andavo sempre al mare in Versilia); un evento <strong>di</strong> aspetto continuo<br />

è presentato come non interrotto nel suo svolgimento (Mentre facevo la doccia, Elisa<br />

scriveva al computer; Mia madre era bella).<br />

Progressivo/non progressivo. Un evento si caratterizza per aspettualità progressiva se<br />

osservato nel corso del suo svolgimento. In italiano, per esprimere un evento progressivo al<br />

presente possiamo usare in<strong>di</strong>stintamente la forma del presente in<strong>di</strong>cativo (Che fai?) o una<br />

perifrasi con il gerun<strong>di</strong>o (Che stai facendo?); per esprimere un evento progressivo al passato<br />

possiamo usare in<strong>di</strong>stintamente la forma dell’imperfetto in<strong>di</strong>cativo (Che facevi?) o una<br />

perifrasi con il gerun<strong>di</strong>o (Che stavi facendo?).<br />

L’aspetto verbale è una delle categorie funzionali del verbo così come il tempo (presente,<br />

passato, futuro, ecc.) E l’Azione o Aktionsart (proprietà intrinseca del significato dei singoli<br />

verbi e delle costruzioni in cui i verbi compaiono: azione durativa, azione non-durativa,<br />

ecc.). A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quest’ultima, l’aspetto non è una categoria lessicale legata al significato<br />

del verbo ma una categoria grammaticale legata alle singole forme verbali.<br />

Ausiliari. Gli ausiliari (dal latino auxilium ‘aiuto, soccorso’) sono quei verbi che ricorrono<br />

con altri verbi ed hanno funzione grammaticale (morfosintattica) perdendo la propria<br />

autonomia semantica (<strong>di</strong> significato): servono, infatti, a formare i tempi composti e le<br />

costruzioni passive.<br />

Gli ausiliari essere e avere, seguiti da un participio passato, si utilizzano per formare i tempi<br />

composti (sono andato, ho mangiato, ero andato, avevo mangiato, ecc.); l’ausiliare essere si<br />

utilizza per formare le frasi passive (La gazzella è mangiata del leone). Nelle frasi passive<br />

possiamo utilizzare, come ausiliare, il verbo venire che, rivestendo questa sua nuova<br />

funzione, perde la propria autonomia (semantica) e si mette al servizio (grammaticale) del<br />

verbo che lo segue.<br />

Avverbi. Il termine avverbio deriva dal latino adverbium e significa ‘accanto a una parola’.<br />

L’avverbio, infatti, è la parte invariabile del <strong>di</strong>scorso che si aggiunge a una parola o a un<br />

gruppo <strong>di</strong> parole per spiegarne o mo<strong>di</strong>ficarne il significato.<br />

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