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pubblicazione - 2° Circolo Didattico Colle di Val d'Elsa

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Osserviamo le caratteristiche linguistiche <strong>di</strong> queste lingue come possibilità formali offerte<br />

dalla nostra dotazione genetica: una forma non è mai, dal punto <strong>di</strong> vista linguistico, migliore<br />

rispetto a un’altra; semmai esistono convenzioni che danno maggiore prestigio ad una forma<br />

a danno <strong>di</strong> un’altra. Riteniamo che occorra essere capaci <strong>di</strong> alternare le <strong>di</strong>verse varietà<br />

linguistiche nelle varie situazioni concrete <strong>di</strong> utilizzo della lingua.<br />

Quello che viene frequentemente definito come tratto “semplificato” dell’italiano popolare (e<br />

delle varietà d’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> italiano L2) compare in altri sistemi linguistici adulti, spesso<br />

persino standard: da questo l’inadeguatezza dell’uso del termine “semplificazione” e la<br />

nostra propensione verso analisi che tentino una descrizione e, se possibile una<br />

spiegazione, delle scelte formali “altre”.<br />

L2. Parliamo <strong>di</strong> L2 quando l’appren<strong>di</strong>mento della lingua non materna avviene in un contesto<br />

situazionale nel quale essa venga utilizzata come lingua <strong>di</strong> comunicazione quoti<strong>di</strong>ana (per<br />

esempio l’italiano appreso in Italia attraverso i normali scambi comunicativi quoti<strong>di</strong>ani).<br />

LS. Parliamo <strong>di</strong> LS (lingua straniera) quando l’appren<strong>di</strong>mento della lingua non materna<br />

avviene in un contesto situazionale nel quale essa non sia presente se non nella scuola (per<br />

esempio l’italiano appreso all’estero in una scuola <strong>di</strong> lingua).<br />

Marcato. Si <strong>di</strong>ce che un elemento della lingua all’interno <strong>di</strong> una coppia <strong>di</strong> elementi correlati<br />

è più marcato se segnala esplicitamente la proprietà, l’informazione, il tratto, la marca<br />

appunto, che lo <strong>di</strong>stingue dall’altro elemento cosiddetto meno marcato.<br />

Esempi. Studente/studentessa<br />

Student/students<br />

Nel primo esempio, studentessa è più marcato <strong>di</strong> studente perché aggiunge il morfema -essa<br />

<strong>di</strong> genere femminile; nel secondo esempio, dall’inglese, students è più marcato <strong>di</strong> student<br />

perché aggiunge il morfema -s <strong>di</strong> numero plurale.<br />

C’è poi un altro significato più esteso del termine marcato che associa agli elementi meno<br />

marcati una maggiore semplicità e una maggiore basicità: secondo questi modelli linguistici,<br />

certe forme, certi elementi sarebbero più semplici, più basici, più neutri, più versatili<br />

nell’uso, più naturali, più frequenti nelle lingue e anche più facilmente acquisibili <strong>di</strong> altri.<br />

Per quanto concerne l’appren<strong>di</strong>mento dell’italiano come L2, si sostiene l’esistenza <strong>di</strong> scale <strong>di</strong><br />

marcatezza che permettano <strong>di</strong> spiegare l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> acquisizione delle strutture della lingua:<br />

le forme meno marcate sarebbero apprese prima e con minore <strong>di</strong>fficoltà rispetto alle forme<br />

marcate. Secondo queste scale, il maschile sarebbe meno marcato del femminile, il<br />

singolare del plurale, l’or<strong>di</strong>ne della frase italiana soggetto-verbo-oggetto (SVO) meno<br />

marcato <strong>di</strong> altri or<strong>di</strong>ni, ecc.<br />

Modali (verbi). I verbi modali (detti anche verbi servili per la loro funzione ancillare,<br />

servile nei confronti del verbo principale) sono quei verbi che si accompagnano ad altri<br />

verbi (all’infinito) mo<strong>di</strong>ficando la modalità <strong>di</strong> realizzazione dell’evento espresso dal verbo<br />

principale. In italiano, i verbi generalmente considerati modali o servili sono, per esempio,<br />

potere, volere e dovere: essi sono specializzati ad esprimere come il parlante si pone verso<br />

ciò che <strong>di</strong>ce.<br />

Nomi. I nomi si accompagnano tipicamente all’articolo e agli aggettivi e possiedono genere<br />

(maschile/femminile) e numero (singolare/plurale).<br />

Esempio. Il cane, il mio babbo, la mia mamma, i miei vecchi amici, la verde Umbria, i cari<br />

vecchi tempi.<br />

Spesso, ma non sempre, i nomi si riferiscono a entità fisiche come gli oggetti, le persone, gli<br />

animali, ecc.<br />

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