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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />
Introduzione<br />
Una definizione etimologica di ciascun tipo di fobia si può avere separando<br />
il suffisso-fobia, (dal greco phobos che significa paura e si richiama il<br />
dio Fobo, portatore di spavento e terrore), dal termine che lo precede, che<br />
indica normalmente un oggetto, un evento, uno stimolo, una percezione<br />
(ragno, altezza, piazza, spazi chiusi, tomba, malattia, ecc.) che rappresenta la<br />
fonte della paura; ad esempio: aracnofobia, acrofobia, agoràfobia, claustrofobia,<br />
tafofobia, nosofobia, ecc.<br />
Una definizione psicopatologica descrittiva invece, concepisce la fobia<br />
come un comportamento o una reazione non controllabile, riconosciuta dal<br />
soggetto che la prova come esagerata, irragionevole e sproporzionata alla<br />
situazione, che induce l’evitamento dell’oggetto o della fonte della paura;<br />
mentre, nell’accezione medica neurofisiologica la fobia si definisce per una<br />
elevata attivazione psicofisiologica (arousal) che generalmente implica un<br />
elevato livello di ansia.<br />
Ancora, in una concezione filosofica umanistica-esistenziale, la fobia<br />
viene definita dalla paura, la paura del non esistere, del non essere, non<br />
significare, poiché è solamente attraverso il raffronto fra la paura del non<br />
essere e della dissoluzione del Sè che si scopre la propria essenza, raggiungendo<br />
una chiara distinzione del Sé dagli altri oggetti.<br />
Secondo la prospettiva psicanalitica la paura fobica rappresenta l’espressione<br />
di pulsioni conflittuali rimosse causate dalla fuga dell’Io dalla propria<br />
libido; mentre in un’ottica evoluzionistica la paura rappresenta un meccanismo<br />
adattivo-difensivo che avverte l’organismo delle situazioni pericolose<br />
mettendo in atto dei meccanismi difensivi interni o esterni di fronte un pericolo<br />
reale.<br />
In ambito clinico affrontare le fobie, al di là delle loro definizioni, implica<br />
necessariamente analizzare fenomeni psicofisiologici definiti da termini<br />
come paura ed ansia, nel loro significato intrapsichico e interpersonale, nonché<br />
la loro relazione con il vissuto dell’individuo.<br />
Da un punto di vista psicologico invece, la paura è un’emozione<br />
(Canestrari, 1984), e rappresenta un’esperienza comune degli esseri viventi<br />
ma, oltre ad essere un’esperienza sgradevole e talvolta terrifica, in alcune circostanze<br />
raffigura la reazione appropriata di fronte ad un pericolo reale poiché<br />
permette di evitare la minaccia e/o il danno; anche se, nelle sue espressioni<br />
più estreme può paralizzare l’individuo impedendo ogni reazione adeguata<br />
di affronto del pericolo o di evitamento-fuga (Marks,1987).<br />
Il termine contiene in sé quindi due comportamenti, una reazione attiva<br />
di affronto o fuga ed una passiva di blocco o arresto.<br />
18 Caleidoscopio