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Le Fobie - dott. Gianni Savron

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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />

ne cosciente sugli stimoli interpretati come minacciosi, che altrimenti non<br />

verrebbero osservati.<br />

Tale iper-attenzione sensibilizza il soggetto sia al senso di paura/minaccia<br />

che all’oggetto/situazione temuta, incrementando la sensazione di paura<br />

e inducendo il meccanismo di evitamento dell’oggetto fobico che conferma e<br />

rafforza indirettamente il timore dell’oggetto stesso.<br />

L’evitamento riduce temporaneamente l’ansia/paura perché rappresenta<br />

una soluzione istintivamente ragionevole di fronte ad un pericolo, ma rinforza<br />

nuovamente l’evitamento, sia perché l’ansia, focus della preoccupazione,<br />

incrementa l’ansia stessa e la paura, sia perché non permette di disconfermare<br />

l’esperienza di paura, creando così un circolo vizioso che non ha soluzione,<br />

ma tende se ripetuto ad incrementare l’ansia sino al panico.<br />

Lo studio dell’attenzione selettiva è basato, come già accennato in precedenza,<br />

sul test di Stroop, nel quale si chiede al soggetto di nominare il più<br />

rapidamente possibile il colore (es. rosso) con il quale è scritta una parola che<br />

a sua volta indica un colore diverso (es. verde); dato che il significato della<br />

parola interferisce con l’analisi del colore, il tempo di risposta utilizzato per<br />

riconoscere una parola minacciosa (es.serpente, ragno), nei fobici, sarà più<br />

lungo del tempo di risposta allo stesso colore quando viene usato per scrivere<br />

una parola neutra (es. finestra, fiori) e ciò indicherebbe che il fobico orienta<br />

automaticamente la sua attenzione selettiva sul contesto giudicato minaccioso,<br />

interferendo in tale modo sul riconoscimento del colore.<br />

Il test è stato utilizzato anche nello studio di vari disturbi ansiosi come il<br />

disturbo di panico, il disturbo ossessivo compulsivo, la fobia sociale, le fobie<br />

specifiche, il disturbo ansioso generalizzato, il disturbo post-traumatico da<br />

stress; le ricerche hanno confermato che l’interferenza appare essere una tendenza<br />

specifica dei soggetti ansiosi (Becker et al., 2001).<br />

È stata postulata anche l’esistenza di un modello di elaborazione delle<br />

informazioni dell’ansia (i n f o r m a t i o n - p ro c e s s i n g) secondo cui vi sare b b e ro una<br />

serie di operazioni mentali pre-attentive relative alla percezione, re g i s t r a z i o n e<br />

sensoriale, etichettamento semantico, estensione associativa, discriminazione<br />

degli stimoli, che portano alla comparazione del contesto e dei significati.<br />

Sarebbe lo stadio pre-attentivo dell’analisi dell’informazione ad orientare<br />

nei soggetti ansiosi all’analisi degli stimoli minacciosi.<br />

Rachmann (1994), Telch et al., (1994) hanno affermato che in pazienti fobici,<br />

la dimensione cognitiva di valutazione del pericolo determina una sovrastima<br />

della minaccia o della probabilità di avere il panico in determinate<br />

situazioni, predicendo in tale modo l’instaurarsi dell’evitamento e la paura<br />

fobica.<br />

Secondo Barlow (2002) sono significativi alcuni esperimenti che hanno<br />

dimostrato la possibilità di condizionare la paura a stimoli fisiologici interni,<br />

chiamati enterocettivi.<br />

Caleidoscopio<br />

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