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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />
farmacologica e/o psicoterapica che la sua modificazione a seguito dell’intervento<br />
terapeutico (Baxter et al., 1992; Swedo et al., 1992; Rubin et al., 1992;<br />
Schwartz et al., 1996).<br />
I risultati portati dagli autori di questi studi, evidenziano la normalizzazione<br />
del metabolismo del glucosio nella zona del caudato in pazienti che<br />
hanno risposto alla terapia cognitiva-comportamentale, in maniera analoga<br />
ai pazienti rispondenti alla terapia farmacologica; per contro ciò non avviene<br />
nei non responders<br />
Altri due studi (Brody et al., 2001; Martin et al., 2001) riportano simili<br />
modificazioni metaboliche in pazienti con depressione maggiore sottoposti a<br />
psicoterapia interpersonale, raffrontati a gruppi trattati con paroxetina o venlafaxina.<br />
Nel primo studio, i pazienti depressi hanno riportato punteggi migliori<br />
nel gruppo trattato con farmacoterapia, sebbene le modificazioni dell’attività<br />
metabolica sono simili a quelle dei pazienti sottoposti a psicoterapia.<br />
Nel secondo studio si è osservato un incremento del flusso dei gangli<br />
della base in entrambi i gruppi e solo il gruppo con psicoterapia ha evidenziato<br />
un ulteriore incremento del flusso nell’area limbica.<br />
Tali dati, sebbene ricavati dal trattamento di disturbi psicologici diversi<br />
dalle fobie, provano che sia il farmaco che una psicoterapia efficace inducono<br />
modificazioni del flusso cerebrale e del consumo di glucosio esplicano<br />
attività simili nelle medesime aree cerebrali.<br />
Altri studi hanno tentato di valutare l’attività cerebrale durante la paura<br />
fobica, con risultati non omogenei. Mountz et al. (1989) non hanno evidenziato<br />
differenze significative fra fobici e non fobici nel corso dell’esposizione<br />
a stimoli fobici animali; Fredrikson et al. (1993) hanno trovato che le variazioni<br />
di flusso corticale e talamico sono associate alla vista di stimoli fobici,<br />
ma non di altri stimoli avversivi o neutri.<br />
Rauch et al. (1995) hanno invece osservato un incremento del flusso cerebrale<br />
nella corteccia del cingolo anteriore, insulare, temporale anteriore, sensomotoria,<br />
orbitale postero-inferiore e nel talamo a seguito dell’esposizione<br />
fobica; Wik et al. (1997) hanno riportato delle variazioni del flusso ematico<br />
nell’amigdala, talamo e striato nel corso dell’osservazione di scene fobiche.<br />
Non vi sono tuttavia studi controllati di fobici in trattamento differenziato<br />
rilevati con metodiche di neuroimaging prima e dopo terapia.<br />
Comunque risulta ormai evidente che le modalità psicologiche (atteggiamenti,<br />
pensieri, aspettative, ecc.) con le quali si affrontano gli eventi, determinano<br />
modificazioni neuroimmunoendocrinologiche e recettoriali, e le difese<br />
psicologiche adeguate (sostegno sociale, abilità apprese, razionalizzazione,<br />
realtà, ecc.) messe in atto per fronteggiare agli eventi diminuiscono l’attività<br />
dell’asse potalamo-ipofisario e quindi determinano una minore ripercussione<br />
immunitaria e somatica (Post,1992; Biondi, 1995, 1997; <strong>Le</strong>onard,<br />
1997; <strong>Savron</strong>, 1999; Stahl, 2000).<br />
84 Caleidoscopio