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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />
Sono stati identificati 3 fattori che contribuiscono alla persistenza delle<br />
opinioni negative negli agorafobici: a) l’attivazione fisiologica; b) l’attenzione<br />
selettiva; c) la ricerca di sicurezza.<br />
In letteratura si pone in evidenza che gli agorafobici differiscono poco dai<br />
pazienti con panico nella loro interpretazione catastrofica delle conseguenze<br />
fisiche o delle sensazioni corporee, mentre i soggetti con evitamento mostrano<br />
maggiore paura di perdere il controllo mentale, maggiori timori di essere<br />
ridicoli ed il timore di essere giudicati dagli altri.<br />
I pazienti con ripetuti attacchi di panico manifestano la tendenza ad interp<br />
re t a re in modo errato (segnale di un imminente catastrofe) le sensazioni fisiche,<br />
ed il panico consegue alla interpretazione delle sensazioni fisiche e psichiche<br />
quali espressioni di minaccia a sè o alla salute; l’ansia generata dall’errata<br />
interpretazione delle sensazioni produce un incremento di sensazioni che<br />
a loro volta amplificano gli effetti della errata interpretazione culminando in<br />
un attacco di panico determinando così un circolo vizioso (Klein, 1989a).<br />
Vari stimoli possono attivare il panico, come: l’ansia generata da eventi<br />
stressanti, situazioni analoghe a quelle in cui si è pro<strong>dott</strong>o precedentemente<br />
il panico, sensazioni di tensione fisica, pensieri che spaventano, ecc.<br />
Salkovskis e Hackmann (1997) sottolineano come l’intero processo che<br />
determina il panico sia velocissimo, di pochi secondi, e come esso sia in funzione<br />
della percezione della situazione del momento.<br />
Il soggetto può interpretare una palpitazione quale segno di un attacco di<br />
cuore e questa errata interpretazione conduce ad una intensa ansia od una<br />
ulteriore accelerazione del battito cardiaco, con senso di sbandamento o<br />
dolore precordiale; egli conferma così l’ipotesi iniziale e quindi l’ansia si<br />
incrementa sino a giungere al panico. Se poi, tali sintomi si presentano senza<br />
una causa reale (uno sforzo, un movimento, una apprensione, ecc.) la paura<br />
aumenta ulteriormente.<br />
Non sempre vi sono delle spiegazioni precise per i sintomi-stimolo che<br />
attivano l’ansia: essi possono essere semplicemente normali variazioni fisiologiche<br />
inerenti la vita quotidiana.<br />
Sono diverse però le interpretazioni che il soggetto da di essi, basandosi<br />
sulle precedenti esperienze (dirette o indirette).<br />
Per Rachmann (1997) l’anticipazione della paura può di per sè provocare<br />
un attacco di panico situazionale e tale attacco può a sua volta influenzare il<br />
seguente evitamento; le situazioni che generano ansia possono dunque<br />
diventare il focus dell’evitamento, e quest’ultimo sarà debilitante solo quando<br />
sarà accompagnato dalla paura che l’ansia possa condurre ad altre conseguenze.<br />
Per esempio un soggetto che interpreta un tremore o debolezza alle<br />
gambe quale segnale di un collasso imminente, tenterà di prevenirlo sostenendosi<br />
ad un oggetto vicino o contraendo i muscoli delle gambe, o cercan-<br />
Caleidoscopio<br />
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