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Le Fobie - dott. Gianni Savron

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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />

Conclusioni<br />

<strong>Le</strong> fobie appartengono alla sfera dei disturbi ansiosi ed esprimono timori<br />

non realistici sebbene determinino paure reali.<br />

Vari aspetti possono concorre re alla loro formazione e al loro mantenimento,<br />

fra cui il pensiero ed il significato attribuito agli oggetti ed eventi, in funzione<br />

delle esperienze precedenti e attuali, oltre che le aspettative soggettive.<br />

Esistono notevoli possibilità di successo terapeutico, tanto più elevate,<br />

quanto più precisamente vengono identificati i fattori scatenanti e sottostanti<br />

il disturbo, e se si ricorre ad un intervento adeguato.<br />

Ciò nonostante, vi sono soggetti che rispondono parzialmente ai vari trattamenti,<br />

generalmente a causa del protrarsi del disturbo, al ricorso tardivo<br />

alle cure, alla presenza di patologie concomitanti, alle insufficienti conoscenze<br />

del clinico ed alla mancanza della reale disponibilità del soggetto a modificare<br />

il proprio stato mentale.<br />

La possibilità di trattamento delle fobie è paradossalmente evidenziato<br />

da: 1) “eterogeneità”; 2) “fluidità” sintomatologica; 3) “esigenza” personale<br />

di trovare una soluzione al problema; 4) “funzione” che permette e determina<br />

il miglioramento o la guarigione, sia essa farmacologica o psicoterapica od<br />

occasionale; 5) “dall’inutilità logica” del disturbo riconosciuta dal soggetto;<br />

6) “certezza-sicurezza” che il soggetto raggiunge quando non presenta più il<br />

disturbo, comprendendo e possedendo gli strumenti di gestione.<br />

Tali descrizioni, mediante una analisi accurata, sono rintracciabili in tutti<br />

i pazienti, dove si assiste ad una analisi cognitiva di conferma-disconferma<br />

di aspettative.<br />

Per cui, l’interpretazione ed il significato che il soggetto attribuisce ad un<br />

evento, un vissuto, un contesto, condizionati da fattori interni o esterni<br />

(aspettative, esperienze, ecc.), inducono un comportamento logico ed apparentemente<br />

adeguato e/o protettivo come l’evitamento, che in realtà non<br />

migliora la realtà soggettiva.<br />

Indubbiamente, l’esposizione a situazioni temute e l’acquisizione di<br />

nuove abilità determinano una modificazione del comportamento, dal<br />

momento che nello stesso istante si verifica una elaborazione automatica di<br />

conferma o disconferma delle aspettative, che comunque debbono tenere<br />

conto della realtà (accettata o rifiutata); ed in ultima analisi, sono le “opinioni<br />

e ciò in cui la persona crede” ad indurre gli atteggiamenti ed i comportamenti<br />

individuali.<br />

Questo spiegherebbe il motivo per cui alcuni soggetti traggono maggior<br />

beneficio da un intervento piuttosto che da un altro, poichè esso rientra più<br />

o meno nello schema mentale del soggetto, attivando e motivando in tal<br />

Caleidoscopio<br />

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