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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />
zioni retrospettive, poiché è stato osservato che il livello d’ansia influenza il<br />
ricordo di un evento traumatico e che l’ansia stessa è in parte la causa dell’esperienza<br />
negativa.<br />
Lo sviluppo della fobia è influenzato dall’apprendimento osservativo<br />
(modelling), dalla trasmissione culturale e dall’atteggiamento del dentista<br />
stesso, che può influenzare la percezione del dolore a seconda che si dimostri<br />
freddo e distaccato, che spieghi passo-passo il procedimento che andrà ad<br />
effettuare, che dia la sensazione di avere tutto sotto controllo.<br />
Vari studi evidenziano come il 40% dei soggetti con tale fobia presenti<br />
altri disturbi psichiatrici (Kent, 1997).<br />
Il trattamento di elezione è rappresentato dall’esposizione graduale al setting<br />
ambulatoriale con l’apprendimento del controllo di sè, delle emozioni,<br />
delle sensazioni fisiche durante l’intervento. Vengono anche utilizzate con<br />
successo tecniche di focalizzazione dell’attenzione, l’ipnosi, il rilassamento o<br />
l’addestramento cognitivo allo scopo di insegnare ad essere in grado di tenere<br />
tutto sotto controllo.<br />
Il trattamento si è dimostrato più efficace se con<strong>dott</strong>o a sedute frequenti,<br />
e tuttavia il 25-35% dei soggetti non ne trae beneficio; in tal caso possono<br />
essere utilizzati alcuni farmaci ansiolitici (Thom et al., 2000).<br />
Claustrofobia<br />
È la fobia degli spazi chiusi, indubbiamente debilitante, ma in genere<br />
viene gestita sufficientemente bene dai soggetti che evitano gli spazi che<br />
diano loro sensazioni di chiuso, come tunnel, treni, metropolitana, ascensori,<br />
stanze piccole, negozi, maschere, ecc. (Rachman,1997).<br />
I tre quarti dei casi di claustrofobia non risultano gravi e solamente una<br />
piccola percentuale di soggetti richiede un trattamento. L’esordio è precoce<br />
(14 anni) ed i casi molto gravi interessano il 2-5% della popolazione.<br />
Alcuni soggetti per evitare situazioni fobiche utilizzano varie strategie<br />
giustificative, soprattutto quando la fobia è di lunga durata: possono infatti<br />
decidere di salire vari piani di scale a piedi piuttosto che prendere l’ascensore<br />
per fare del movimento, adducendo come causa la vita sedentaria; oppure<br />
possono allungare un tragitto in auto perchè ciò consente osservare il<br />
panorama, ma anche di evitare tunnel o gallerie; oppure scegliere di non percorrere<br />
strade strette perché non agevoli a causa delle molte persone ma evitando<br />
così anche il senso di soffocamento.<br />
Resta comunque il fatto che i soggetti, nonostante tali giustificazioni, sono<br />
pienamente consapevoli del loro evitamento.<br />
La paura di soffocare è un elemento caratteristico della claustrofobia,<br />
come la senzazione di sentirsi in trappola ed in pericolo.<br />
I soggetti sono preoccupati di quello che può capitare loro in spazi ristretti,<br />
dal momento che percepiscono maggiormente il pericolo quando sono<br />
impossibilitati a muoversi.<br />
42 Caleidoscopio