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<strong>Gianni</strong> <strong>Savron</strong> <strong>Le</strong> <strong>Fobie</strong><br />
no che quando un individuo in una data situazione sperimenta l’incertezza<br />
circa la propria abilità di controllo degli effetti di un comportamento, si attiva<br />
l’ansia, e se tale stato perdura confermando la mancanza di controllo, il<br />
soggetto sperimenta uno stato ansioso-depressivo; infine, se il senso o la possibilità<br />
di controllo diminuiscono del tutto e si perde ogni speranza, si determina<br />
uno stato depressivo.<br />
Una causa non spiegata determina insicurezza e ansia poiché conduce al<br />
s a l t a re di una difesa psicologica costituita dal concetto in cui il soggetto cre d e ;<br />
e se, ad esempio viene coinvolto un ulteriore e successiva idea, nella scala dei<br />
valori individuali, quale il pensare di non avere nessuna possibilità di riuscita<br />
o nessuna speranza, si determina uno stato depressivo (<strong>Savron</strong>, 1998a).<br />
Il modello cognitivo “impotenza-speranza”, consente di spiegare la relazione<br />
presente fra sindromi ansiose e quelle depressive, nelle quali la relazione<br />
sequenziale esistente fra ansia e depressione sarebbe caratterizzata da<br />
una asimmetria espressiva poiché i sintomi ansiosi precederebbero i sintomi<br />
depressivi, dal momento che i casi di ansia senza depressione sono frequenti,<br />
mentre i casi di depressione senza ansia lo sono meno (Di Nardo & Barlow,<br />
1990).<br />
Studi animali hanno mostrato che eventi e/o stimoli imprevedibili e<br />
incontrollabili rispetto a quelli prevedibili e controllabili della stessa durata<br />
ed intensità producevano maggiori disturbi, compresa l’attivazione fisiologica,<br />
la paura e la depressione (Weiss et al., 2000).<br />
Uno studio di Rapee et al. (1986) su soggetti con disturbo di panico ha evidenziato<br />
che in soggetti ai quali non veniva descritta la sintomatologia che<br />
avrebbero provato dopo l’inalazione di una miscela di gas con il 50% di CO 2,<br />
provavano maggiori sintomi somatici e pensieri catastrofici, rispetto ad un<br />
altro gruppo di soggetti ai quali venivano invece fornite spiegazioni sulla<br />
sintomatologia che avrebbero provato.<br />
In un altro studio, ad un primo gruppo venne fatto credere di poter regolare<br />
il flusso di gas rispetto al secondo gruppo, e quest’ultimo presentò maggiori<br />
valori di ansia e di panico, definendoli simili a quelli provati nel corso<br />
di precedenti episodi di panico (Sanderson et al., 1988)<br />
Tali dati supportano l’ipotesi che la “predicibilità” dei sintomi nonché la<br />
“percezione di controllo” sulla causa di essi, influenzano la reazione affettiva-somatica<br />
dei pazienti con disturbo di panico.<br />
Tuttavia, i dati non sono esenti da critiche poichè l’incontrollabilità conduce<br />
a un sentimento di impotenza appresa (learned helplessness) caratterizzata<br />
da evitamento-fuga; inoltre, l’evitamento rappresenta una caratteristica<br />
presente in molti disturbi ansiosi (Seligman, 1975; Maier & Seligman,<br />
1976; Zimbarg et al. 1992).<br />
Modelli struttturali più recenti hanno posto in evidenza il ruolo della<br />
“elaborazione delle informazioni” (information processing) e dei bias attenzio-<br />
Caleidoscopio<br />
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