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Cover Story<br />
Le ipersportive del 2014<br />
Un salto indietro nel 1992. Alla vigilia del<br />
Gran Premio di Monaco, il boss della McLaren Ron<br />
Dennis presenta pubblicamente la F1, una coupé<br />
dall’effetto suolo unico che sta per riscrivere le regole<br />
delle supersportive. Perfino accanto alle minimaliste<br />
monoposto pilotate da Senna e Berger, la scheggia argentata<br />
sembra stramba ed estrema. Un’occhiata alla scheda tecnica<br />
confermava i peggiori incubi dei concorrenti: scocca e telaio<br />
in fibra di carbonio, peso a vuoto di 1.140 kg, propulsore<br />
BMW V12 da 627 cv finemente elaborato, 0-100 in 3,4<br />
secondi, velocità massima 392 km/h, niente ABS, niente<br />
controllo di trazione né servosterzo o airbag. Quattro ruote di<br />
cristallino terrore ad un oltraggioso prezzo di circa 1,6<br />
miliardi di lire (850.000 Euro).<br />
Nel 2012, al salone di Parigi Don Ron mise le mani per la<br />
seconda volta sulla corona delle supercar quando strappò i<br />
veli da un proiettile arancione metallizzato con la sigla P1. Di<br />
nuovo, una lista di eccellenze fece il suo giro: sistema ibrido<br />
con potenza complessiva elargita di 916 cv, massa a vuoto di<br />
1.359 kg, monoscocca in carbonio, sospensioni modulabili e<br />
aerodinamica attiva, 0-100 in 2,8 secondi, picco di velocità<br />
limitata a 350 km/h, consumo medio 12 km/l, unità in<br />
commercio limitate a 375 e prezzo di 1,1milioni di Euro.<br />
Furono tutte ordinate in un baleno, quindi trovarne qualcuna<br />
libera è raro. Ma oggi, fresco d’avventura con la 918, mi ci<br />
ritrovo dietro al volante a casa mia.<br />
La P1 è una due posti ma condivide certi segni essenziali<br />
con la F1: la prominente linea ossuta che definisce il profilo<br />
laterale, l’iconica calotta a cuneo, l’affascinante omogeneità di<br />
miscela tra brutali elementi da corsa e incantevoli movenze<br />
da passerella. “L’elemento concettuale di svolta della F1 era il<br />
sedile di guida accentrato” ricorda Dick Glover, direttore della<br />
ricerca alla McLaren. “Quello che rende tanto speciale la P1 è<br />
la capacità di trasformarsi da supercar per uso quotidiano a<br />
macchina da corsa senza compromessi al tocco di un<br />
pulsante”. Contrariamente alla F1, della quale vennero<br />
realizzati appena 106 esemplari, la P1 è parte di una famiglia.<br />
Il fondo scocca del telaio Monocage, il passo e la carcassa di<br />
base sono identici a quelli della 650S e della P13 nel modello<br />
base, in programma per il 2015. Malgrado tali comunanze, la<br />
P1 ingloba numerosi attributi peculiari.<br />
“Le qualità dinamiche del veicolo sono in generale<br />
determinate da due tratti complementari”, fa osservare il capo<br />
designer Dan Parry-Williams. “Mi riferisco all’interazione fra<br />
le sospensioni idro-pneumatiche, che noi chiamiamo<br />
RaceActive Chassis Control, e l’Active Aerodynamic Control,<br />
che corregge di continuo la deportanza anteriore e posteriore.<br />
Il coefficiente Cx varia da 0.34 e 0.40 sulla base dell’angolo e<br />
della posizione dello spoiler di coda. Quando il guidatore<br />
aziona il tasto DRS, l’effetto-suolo viene ridotto del 40% a<br />
beneficio di una velocità più elevata”. Basta parlare.<br />
Non riesco a trattenere la smania di fiondarmi in questa<br />
onnipotente picchiattrice per ascoltarla, sentirla, sudarmela e<br />
strofinarmela addosso di persona. L’accesso alla P1 può<br />
essere un compito laborioso, forse meno che su di una DTM o<br />
su una Ariel Atom, ma comunque potrebbero facilitare la<br />
procedura per chi non ha ossa di gomma e arti snodabili.<br />
Sebbene la volumetria della cellula passeggeri non sia<br />
eccesivamente ristretta, il magro sedile avvolgente<br />
ultraleggero a pezzo unico legittima il timbro sadomaso in<br />
oro, la visibilità del retro passa attraverso due piccoli<br />
P1: l’altra<br />
opinione<br />
Non ho<br />
ancora<br />
guidato la<br />
LaFerrari o la<br />
918. Sono sicuro<br />
che siano delle<br />
meraviglie da far<br />
impazzire. Ma<br />
non posso<br />
credere che<br />
facciano<br />
impazzire in<br />
maniera così<br />
totale come la<br />
P1, che ho da<br />
poco saggiato in<br />
Bahrain su<br />
strada e su pista.<br />
Né posso<br />
pensare che<br />
siano altrettanto<br />
saettanti su un<br />
circuito da corsa.<br />
Il motivo è che<br />
l’esclusiva<br />
modalità Race<br />
della McLaren,<br />
che avvicina la<br />
vettura<br />
all’asfalto di 50<br />
mm, fa<br />
estendere la<br />
gigantesca ala<br />
posteriore e dà<br />
all’auto uno<br />
sconvolgente<br />
effetto<br />
deportante. La<br />
P1 viene<br />
calamitata al<br />
tracciato, la sua<br />
forza a terra<br />
fornisce un grip<br />
incredibile e<br />
sicurezza di<br />
guida, non<br />
importa la<br />
velocità folle a<br />
cui ci si fa<br />
trasportare. Ciò<br />
non rende la P1<br />
una macchina<br />
migliore della<br />
Ferrari o della<br />
Porsche,<br />
naturalmente.<br />
Né la fa più<br />
sfrecciante e più<br />
composta su<br />
strada, dove la<br />
configurazione<br />
Race è illegale.<br />
Però, cavolo, è<br />
un’arma da<br />
circuito. Il che ci<br />
fa chiedere: chi<br />
mai al mondo<br />
sente la<br />
necessità di una<br />
P1 GTR?<br />
GAVIN GREEN<br />
SETTEMBRE 2014 I CAR-MAGAZINE.it 55