Paura Primordiale Chi ha più paura della Bugatti Veyron? Quelli che l’hanno sviluppata? Le persone che l’hanno dovuta pagare? Gli azionisti del gruppo VW? No. Il più spaventato è il nostro Anthony, e questa è la sua esperienza Testo: Anthony ffrench-Constant I Foto: Mark Bramley 82 SETTEMBRE 2014 I CAR-MAGAZINE.it
N ERVOSO? È OVVIO che sono dannatamente nervoso. Se parliamo di imprese automobilistiche, sparare una Veyron Grand Sport Vitesse oltre i 320 km/h ci fa un po’ sentire come il buon Andy Green quando ha sfondato la barriera del suono, con “giusto un pizzichino di controsterzo”. Ma il signor Green aveva una contea intera nel deserto di sale del Nevada, mentre io me la devo giocare nel traffico di tutti i giorni e contro l’imprevedibilità di mr e miss “lunatici della corsia centrale”, che si vedranno sorpassare da un granchione di due tonnellate, a pochi cm da loro, e a circa 310 km/h... A dire il vero, comunque, quello che mi preoccupa di più è che il mio copilota, il pilota ufficiale della Bugatti Andy Wallace (sì, proprio quell’Andy Wallace, il vincitore di Le Mans del 1988 e, cortesia di non poche vittorie al Bruckyard, possessore di quattro Rolex Daytona che non hanno mai visto la luce del giorno perché non gli piace indossare orologi), avrà il ruolo del “è l’ora delle foto”: un eufemismo che sta per “Cristo, fai schifo, togliti che ci penso io”. Per me sarebbe una vergogna veramente grande. Considerando che tutti e 300 le coupé sono già state vendute, e visto che dei modelli Gran Sport Vitesse ne restano meno di 20, incluse le 18 Legends in edizione limitata, questa è senza ombra di dubbio la mia prima ed ultima chance di guidare questo metallo pressato, personificazione dei sogni irrequieti di Ferdinand Piëch. Speciale Storia delle <strong>Supercar</strong> Almeno ai miei occhi non è proprio la cosa più bella mai vista su quattro ruote. In ogni caso la sua compatta e muscolosa presenza è senza dubbio rafforzata dall’avere un’idea delle sue prodigiose prestazioni: la Veyron cattura genuinamente l’attenzione non appena entra nel campo visivo di chiunque. Quello stupendo motopropulsore W16 8.0 litri quadriturbo romba con un caratteristico ed intenzionale ringhio martellante, che risuona attraverso il serbatoio che separa a doppia paratia l’abitacolo dal predominante vano motore aperto verso l’alto. Scivolando giù per le strade di Molsheim, che hanno già visto di tutto, la Grand Sport Vitesse non brontola come farebbe una Ferrari o una Lamborghini con il loro rauco “aaaahhh” che somiglia al verso che farebbe Louis Armstrong quando va dal dottore. No, la Veyron fa semplicemente le fusa con intenzioni malefiche: tutto l’ardore e la furia soppressa di un’enorme alveare pronto ad eruttare al tocco di un bastone; energia colossale che si trattiene dall’esplodere; un ronzio meccanizzato proveniente da un altro pianeta. Eppure, nel traffico, i 1.200 cv si dimostrano incredibilmente docili e facili da gestire. Anche se gigantesco, il W16 genera qualcosa come 75 cv per cilindro (più o meno gli stessi di una VW Golf R), lasciando il motore libero da stress inutili e, come conseguenza, rendendolo più durevole ed allo stesso tempo deliziosamente docile mentre si è impantanati nel traffico. Ho detto veramente docile? Oh. Mio. Dio. Penso di aver inavvertitamente terminato il mio intero reparto espressivo con i primi due secondi in cui Mr Wallace ha scatenato la Veyron per la prima volta. L’accelerazione è oltre lo straordinario. Da capogiro. Talmente tanto oltre il termine “rapido” da essere pietrificante. È come se la vettura teletrasportasse la strada di fronte pezzo per pezzo. COSA SCRISSE CAR NELl’ottobre del 2005 Come al solito CAR è stata la prima a parlare della Veyron e Georg Kacher è stato il primo a provarla su strada prima del lancio. Hanno cambiato il volto del mondo delle auto, per sempre, disse Georg. E la storia la ricorderà per questo.