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specchietti, e il pannello strumenti digitale somiglia ad uno<br />
scaffale di un negozio d’elettronica uscito da Fast&Furious X.<br />
Ad un’ispezione ravvicinata, scorgiamo cinque nuovi<br />
interruttori a pressione: uno verde che attiva l’E-mode, uno<br />
nero per la spinta turbo, quello blu che aziona il DRS, il rosso<br />
che inserisce l’effetto sorpasso accelerando la macchina e il<br />
flusso di adrenalina per 30 secondi. Al fianco del pulsante<br />
E-mode è piazzato un selettore di ricarica che ordina al<br />
motore di dirottare alle batterie una porzione maggiore di<br />
potenza finché non sia raggiunto l’85% d’energia.<br />
Avvio il motore. Soltanto un affondo e sono colto nel bel<br />
mezzo di un incrocio di decibel assordanti. Sollecitato dai<br />
colpi che affondo sull’acceleratore, il 3.8 litri V8 prende i giri<br />
solo per farli scendere giù di colpo affievolendoli in un fuoco<br />
d’artificio a digradare. Come due bestie assetate di sangue, le<br />
grosse camere di compressione nere trangugiano aria<br />
attraverso il boccaglio del tetto. Come due bombardieri Stuka<br />
in picchiata verso il loro obiettivo, la coppia di turbine va su in<br />
rotazione in una regione acustica inesplorata. Come una<br />
stretta di mano ad alto voltaggio fra trasformatori elettrici, il<br />
motore elettrico rumoreggia entrando e uscendo dal gioco ad<br />
un regime costante di 19.000 giri.<br />
Innesto la prima, accarezzo l’acceleratore e predispongo la<br />
postura alla frustata in avanti. La cosa che capisco subito<br />
dopo è che la marcia è stata accettata e metabolizzata, che la<br />
seconda ha sbattuto contro il suo apice con furore accecato e<br />
che anche la terza ottura le mie orecchie con frastornanti<br />
spallate di forza g longitudinale. La P1 suona una melodìa del<br />
tutto distinta dalla 650S. Il motore sbotta intermittente in<br />
avvicinamento alla linea rossa, la trasmissione a doppia<br />
frizione sferza i rapporti in una successione crudele, ogni<br />
cambio marcia è accompagnato dal fischio delle valvole e dal<br />
profondo grugnito dello scarico ovale ad altezza rialzata che<br />
fa martellare forte e chiara la nota musicale dell’otto cilindri.<br />
Pronti a sentire la pelle d’oca dalla testa ai piedi? Bene, allora<br />
premete Charge, che vuol dire rigenerazione completa<br />
d’energia, massimo stress motoristico e rumore a palate.<br />
“Raffreddare 916 cv in uno spazio talmente confinato non è<br />
una bazzecola” afferma deciso Parry Williams che è con me<br />
nell’auto. “Ecco perché abbiamo dovuto installare cinque<br />
radiatori, tre celle di raffreddamento per l’olio e uno<br />
scambiatore di calore”. Quando la macchina è sotto pressione,<br />
si possono sentire tutti i dispositivi, sia a voce singola che in<br />
coro. Testiamo la P1 sulle vie ordinarie intorno alla sede<br />
centrale della McLaren, a Woking, e poi nell’area di prova di<br />
Chobham che sfodera un ampio anello per alte velocità ricco<br />
di variazioni altimetriche e connotato da un percorso interno<br />
per l’handling soprannominato Il Serpente. Ad un certo<br />
punto il circuito si allarga e diventa una lunga piazzola a<br />
corsie multiple che è perfetta per mettere alla prova i freni o<br />
per verificare la partenza antislittamento. Prima che il V8<br />
possa chiamare a raccolta i suoi 737 cv, l’elettro-unità da 179<br />
cv sguinzaglia la sua conturbante coppia di 280 Nm in stile “a<br />
bastonata,” tutta d’un fiato. Un battito di ciglia dopo, l’intero<br />
apparato ibrido ci spintona in avanti con una forza di 900 Nm<br />
spella-pneumatici. La caustica coppia viene servita da un<br />
DCT a sette marce che risponde sagacemente agli impulsi<br />
nevrotici delle palette al volante. Giacché la frenata<br />
rigenerativa spicca per la sua assenza, le celle devono essere<br />
rimpinzate in marcia dall’unità a combustione. In alternativa,<br />
il sistema può essere collegato ad una presa a muro.<br />
Messi alle spalle cinque passaggi, la coupé ad ali di<br />
gabbiano ha riscaldato le gomme, ha frullato i liquidi<br />
lubrificanti portandoli a temperatura d’esercizio e ha dato una<br />
svegliata alle pastiglie freno. Tutto quel che serve ad un pilota<br />
in gamba ora, è pigiare due tasti nella corretta sequenza, e<br />
quindi tenersi stretto per la conseguente esperienza da ultimi<br />
istanti di vita. Ci siamo: piede sinistro sul freno, piede destro<br />
sull’acceleratore a comprimere la paratìa, muscoli del collo<br />
induriti per ogni eventualità. Adesso bisogna mollare il freno<br />
e rimettere a fuoco la vista, perché l’orizzonte si è avvicinato<br />
più rapidamente che in un sogno allucinato. Le cambiate in<br />
alto sono automatiche e vengono tirate via prima dei 7.500<br />
giri. Come mai? Perché il culmine dell’E-power, la massima<br />
sparata e l’allungo completo sono resi disponibili attorno ai<br />
5.000 giri, dove le forze alleate attaccano lo stomaco in<br />
formazione da combattimento. Con il controllo di trazione e<br />
l’ESP a fare gli straordinari, la P1 ci fustiga strombazzandoci<br />
I vortici di foglie<br />
sono un modo utile<br />
per osservare<br />
l’aerodinamica in<br />
assetto effettosuolo<br />
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SETTEMBRE 2014 I CAR-MAGAZINE.it