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speciale<br />
Storia delle <strong>Supercar</strong><br />
countach (1974-1990)<br />
Motore V12 5167cc 48v, 455 cv, 500 Nm<br />
Trasmissione Cambio manuale a 5 rapporti,<br />
trazione posteriore<br />
Prestazioni 4,8 sec 0-100 km/h, 300 km/h<br />
Peso/Materiali in 1.200 kg / acciaio<br />
miura (1966-1972)<br />
Motore V12 3.929cc 24v, 350 cv, 380 Nm<br />
Trasmissione Cambio manuale a 5 rapporti,<br />
trazione posteriore<br />
Prestazioni 6,3 sec 0-100 km/h, 280 km/h<br />
Peso/Materiali in 1.295 kg/acciaio<br />
Dall’Italia a<br />
Brands Hatch,<br />
passando attraverso<br />
il muro della tua<br />
cameretta<br />
1971, ed era nettamente diversa dalla bellissima ma troppo<br />
convenzionale Ferrari 365 GTB/4 Daytona. Rendeva<br />
perfettamente giustizia al suo nome, un’espressione in<br />
dialetto piemontese, Countach, che viene utilizzato come<br />
esclamazione di stupore opportunamente pronunciato alla<br />
vista di una bella donna. “Ciao bellezza” non avrebbe proprio<br />
lo stesso suono.<br />
La Countach non aveva solo il look a differenziarla dalla<br />
Miura. Era radicalmente nuova anche sotto pelle. Al posto del<br />
telaio a sezione della Miura, la Countach era costruita intorno<br />
ad una struttura tubolare in acciaio. Il V12 era lo stesso, ma<br />
fu montato longitudinalmente invece che trasversalmente. A<br />
differenza però di molte vetture a motore centrale, a partire<br />
dalla GT40 fino alla 458, che avevano il cambio montato<br />
dietro il motore ad agire direttamente sulle ruote posteriori,<br />
tutta la trasmissione della Countach era ruotata di 180 gradi,<br />
come una 911 tamponata da un camion.<br />
Arrivò il 1974 e la vettura entrò in produzione, sfoggiando<br />
prese d’aria maggiorate per raffreddare meglio l’affamato V12<br />
ma rinunciando al cruscotto digitale e allo specchietto<br />
retrovisore a periscopio.<br />
“Imparavamo strada facendo,” ricorda Valentino Balboni,<br />
ex test driver di Lamborghini, allora nel team di sviluppo<br />
della Countach. “Le prime vetture erano piuttosto instabili a<br />
causa dell’eccessiva potenza, della scarsa rigidità del telaio,<br />
della distribuzione dei pesi errata e per gli pneumatici ad alto<br />
profilo. In effetti non erano proprio il massimo da guidare.<br />
La Miura era molto meglio”.<br />
Ma nel 1978 Lamborghini fece centro. Traendo il massimo<br />
dall’esperienza guadagnata dal costruire una Countach<br />
speciale per l’allora boss F1 Walter Wolf, creò la LP400S.<br />
Tutto quello che la nuova, slargata vettura perse in<br />
purezza di design e potenza, scendendo di 15 cv a 355 cv,<br />
venne riguadagnato in presenza. Ma anche in stabilità, quei<br />
grassi estensori di arcata coprivano i leggendari Pirelli P7 a<br />
profilo 50 che erano di 10 mm più larghi anche di quelli della<br />
Aventador attuale. Opzionale c’era anche l’alettone che<br />
incollava ulteriormente il posteriore all’asfalto. Non importa<br />
che i test dimostrarono effettivamente una perdita di 15 km/h<br />
alla velocità massima, rendendola significativamente più lenta<br />
di una Miura: la sensazione era invece che ne aggiungesse 30.<br />
Il V12 fu potenziato a 4.8 litri per la LP500S del 1982, ma<br />
fu la 5000 Quattrovalvole di tre anni dopo che, per molti,<br />
resterà quella definitiva. La Countach aveva già dieci anni sul<br />
groppone, e si sentivano pure, scivolandoci dentro sotto quel<br />
portellone, sempre con un pizzico di timore verso il giorno in<br />
cui il puntone esalerà l’ultimo respiro facendotelo crollare in<br />
testa. Il cruscotto angolare sembrava qualcosa che ti saresti<br />
aspettato di vedere in una replica kit-car che giravano in quel<br />
periodo, con la frizione ed il cambio che noti<br />
sconcertantemente rigidi già al tuo primo tentativo di<br />
innestare una marcia.<br />
Uno sguardo allo specchietto retrovisore faceva vedere<br />
poco della strada dietro di voi ma molto dell’auto, visto che la<br />
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SETTEMBRE 2014 I CAR-MAGAZINE.it