Revista Insula núm 1. Juny 2007

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104 auctoritatibus per omne presens Sardiniae Regnum publicum notarium, civem Oristany et secretarium huius civitatis et ut dictae copiae veluti suo prefato originali ab omnibus fides adhibeatur plenaria in iuditio et extra. Ego idem notarius et secretarius prefatus hic me subscribo in fidem die XXVI martii, anno a nativitate Domini MDCXXI, demandato magníficorum consiliariorum Oristany Petri Ludovici Dessì et Joannis 24 Atzenis cum tunc correctis sequentibus: provehex, altra, l’altra, als, cabirol bolseguins, enforro, cordovà cabirol, negra, gran, cuyro, gran, encotonats, han, del, lo cubell xich de manifatura, de carro, art, xichs, setrills, oli, hi sia, e o, catorze, concernent, - [c. 8v] Taxació de offissis de maestran[ces] y àls. Tariffa degli Artisti. 24 Parola abbreviata di non facile lettura. Walter Tomasi
IL MARCHESE D’ARCAIS, UN SIGNORE SGRADITO Maria Lepori Università di Cagliari 105 Nel 1767 don Damiano Nurra, il noto appaltatore di peschiere e di tributi regi, divenne marchese d’Arcais, signore di terre e di vassalli. Nonostante un antico privilegio che doveva garantirne l’unione perpetua alla Corona, 1 dopo quasi tre secoli il marchesato d’Oristano venne smembrato dal patrimonio regio, cambiò nome e l’enorme complesso di 28 villaggi e 20.000 abitanti fu costituito in marchesato d’Arcais. Da allora i vassalli rurali non avrebbero dovuto confrontarsi con i tradizionali amministratori regi e, fin dal primo momento, fu chiaro che i rapporti con il neofeudatario non sarebbero stati pacifici. In quegli anni Sessanta, don Damiano non fu il solo a godere d’una repentina promozione sociale che lo collocò tra la più prestigiosa nobiltà del Regnum Sardiniae: una serie d’infeudazioni esaurì quasi completamente il patrimonio regio e anche Salvatore Lostia, Antonio Todde e Franceso Fulcheri divennero signori, conti e marchesi. 2 La scelta del ministro Bogino di dar fondo ai possedimenti della Corona potrebbe sembrare in contrasto con il suo progetto di forte contenimento dello ‘strapotere’ feudale che, a Cagliari e a Torino, impegnava funzionari sardi e piemontesi. 3 In verità, tra i propri obiettivi, la politica riformatrice sabauda di quegli anni non con- 1 Sull’incorporazione del marchesato di Oristano tra i beni della Corona, a seguito di un lungo scontro tra i bandos dei Carroz e degli Alagon negli anni Settanta del Quattrocento, e sull’impegno sovrano a garantirne per il futuro il diretto dominio regio, cfr. B. ANATRA, Dall’unificazione aragonese ai Savoia, inJ.DAY, B.ANATRA, L.SCARAFFIA, La Sardegna medioevale e moderna, in Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, UTET, Torino 1984, vol. X, pp. 371-380. 2 Su questi nuovi casati cfr. F. FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna, Edizioni Della Torre, Cagliari 1996, pp. 457, 465-68 e 667. 3 Sulla politica di riforme del ministro Bogino, il parere degli storici è tutt’altro che concorde. Per una sua rivalutazione rispetto al quadro che ne offrivano G. SOTGIU (Storia della Sardegna sabauda, Laterza, Roma-Bari 1984), C. SOLE (La Sardegna sabauda nel Settecento, Chiarella, Sassari 1984) e L. SCARAFFIA (La Sardegna sabauda, inJ.DAY,B.ANATRA, L.SCARAFFIA, La Sardegna medioevale e moderna cit., pp. 665-829), cfr. G. RICUPERATI, Il riformismo sabaudo settecentesco e la Sardegna. Appunti per una discussione, in «Studi storici», 27 (1986), pp. 57-92, ora in ID., I volti della pubblica felicità. Storiografia e politica nel Piemonte settecentesco, Meynier, Torino 1989, pp. 157-202; A. GIRGENTI, La storia politica delle riforme,inM.GUIDETTI (a cura di), Storia dei Sardi e della Sardegna, vol. IV, L’Età Contemporanea. Dal governo piemontese agli anni sessanta del nostro secolo, Jaca Book, Milano 1989, pp. 175-213; E. VERZELLA, L’età di Vittorio Amedeo III in Sardegna: il caso dell’Università di Sassari, in «Annali della Fondazione Luigi INSULA, num. 1 (giugno <strong>2007</strong>) 105-130
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