Revista Insula núm 1. Juny 2007

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134 La madre, mientras revolvía en la sartén las patatas que lentamente se freían y lanzaban buen olor, continuaba suspirando: –No es eso, Elías; yo no tengo necesidad de consuelo; mi camino está acabado y nada existe para mí más que el bien de mis hijos. Pero ellos no siguen el camino justo, el que hemos recorrido su padre, que bendito sea, y yo. La culpa será mía; soy una mujer sin fuerza y sin voluntad, y ellos debieran comprenderlo. Y si hablo así contigo esta tarde, Elías, es porque sé que tú solo puedes compadecerme. –¡Oh, mi ama! –exclamó él, y una conmoción sincera, llena de sorpresa y de gratitud le vibraba en la voz; probablemente hacía mucho tiempo que nadie le había hablado así. Y comprendió, quizá, aquello que el ama quería decirle, porque también él había pecado y sufrido, pero había vuelto a entrar en el buen camino, pues añadió: –Los caminos del Señor son muchos, y Él ayuda siempre a los buenos cristianos. –¿Tú crees, pues, en Dios? Yo, mira, a veces no creo mucho. –No sé; también yo no voy a misa hace veinte años. No sé, no sé, pero sé que siendo buenos y pacientes se gana siempre. Por tanto, valor, mi ama [...]. Gabriel Andrés Ma la madre, mentre rimuginava nella padella le patate che lentamente si arrossavano e spandevano un buon odore, continuava a sospirare. –Non è questo, Elia, io non ho bisogno di consolazione: la mia strada è finita, e nulla esiste più per me tranne il bene dei miei figli. Ma essi non seguono la via giusta, quella che abbiamo percorso io e il padre loro, benedetto sia. Sarà mia la colpa: sono una donna senza forza e senza volontà; ma loro dovrebbero capirlo. E se parlo così con te, questa sera, Elia, è perché so che tu solo puoi compatirmi. –Oh, padrona! –egli esclamò e una commozione sincera, piena di sorpresa e di gratitudine, gli vibrava nella voce: probabilmente nessuno, da molto tempo, gli aveva parlato così. E intese forse quello che la padrona voleva dirgli, che anche lui aveva peccato e sofferto ma era rientrato nella giusta via, perché disse: –Le strade del Signore sono tante, padrona, ed Egli aiuta sempre i buoni cristiani. –Tu, dunque, credi in Dio? Io, vedi, a volte, non ci credo più. –Non so: anche io non vado a messa da venti anni. Non so; non so; ma so che ad essere buoni e pazienti ci si guadagna sempre. E, dunque, padrona, coraggio. Come si vede, la traduzione finalmente autorizzata e pubblicata non contiene nessuna modifica o cancellazione significativa rispetto all’originale, per cui lo scrupolo nel segnalare brani ‘scabrosi’ potrebbe sembrare più che altro un esercizio di puntigliosità professionale da parte del censore numero 9. Conviene ricordare in proposito che nei primi anni del dopoguerra spagnolo non erano ancora salde le posizioni dei censori, e che assieme a una schiera di giovani intellettuali falangisti di sicura preparazione (e brillante futuro nel rarefatto entourage culturale del primo franchismo:Antonio Tovar, Laín Entralgo, Rosales, Vivanco, Leopoldo M. Panero, Torrente Ballester, García Viñolas…), l’apparato repressivo della censura contava con altri meno illustri camisas viejas e nuevas (iscritti al partito fascista unificato FET-JONS prima o dopo, rispettivamente, dell’inizio della guerra), che alcuni mesi prima, a febbraio del 1942, avevano vissuto delle destituzioni importanti all’interno dell’apparato censorio. Ora, a metà dell’anno 1943, quando l’anonimo lettore numero 9 si arrampicava sul morigerato testo della Deledda per scoprirvi presunte increspature e scabrosità,
GRAZIA DELEDDA SOTTO CENSURA NELLA SPAGNA FRANCHISTA 135 doveva arrivare forte sui banchi dei censori il respiro ideologico della Falange, proprio allora all’acme del suo sforzo di fascistizzazione del regime. E nonostante ciò, risultava poco probabile che la censura vietasse l’operato del traduttore spagnolo della versione di Cosima edita da Espasa-Calpe, Santiago Magariños, uno degli intellettuali che aveva condiviso il carcere di Ventas (Madrid) con Ramiro de Maeztu e altre personalità perseguitate dalla Repubblica nel luglio del 1936 – alcuni poi fucilati; collaboratore nella rivista fascista italospagnola Legiones y Falanges. <strong>Revista</strong> mensual de Italia y España 2 e, infine, caposezione della censura e difensore di prima linea di tale istituzione: 3 [...] podrá hoy decirse que la censura se emplea por la necesidad de la intervención celosa y constante del Estado en orden a la educación política y moral de los españoles (Orden de 15 de julio de 1939). Ello es así porque como todo Estado se basa en el grupo de hombres fundidos en la comunidad de una substancia política, hay que hacer que ésta tome cuerpo en los individuos que la componen para llegar a la realización de un mismo quehacer para todos y de una misma empresa que emprender. 4 Ad ogni modo, potevano esserci altri motivi non meno importanti, oltre alle vicissitudini del momento, affinché la solerzia censoria si destasse nei confronti di alcune opere della Deledda: quell’anima ‘adusta’ e ‘primitiva’ che la scrittrice (donna, inoltre) lasciava intravedere nella scrittura, lo ‘scetticismo’ ed il compiacimento a lo ruso che il censore segnalava a pagina 137: 5 [pp. 136-7] Pero Cósima no tenía amigos, y se aterraba ante el pensamiento de tener uno solo. Los admiradores no los quería; le parecía, por larga experiencia, que estaba ya escarmentada de ellos. De repente oyó llamar a la puerta de entrada, y sin pensarlo abrió. Era el mozo de un florista que traía un enorme ramo de rosas rojas, envueltas en papel de seda. ¿Para ella? Justamente para ella; pero no sabía de parte de quién. Quedósele mirando casi con la misma sorpresa temerosa [p. 140] Ma Cosima non aveva amici, e si atterriva al solo pensiero di averne uno solo. Di ammiratori, poi, non ne voleva: le pareva di esser già, per lunga esperienza, scottata da loro. Eppure d’un tratto sentì suonare alla porta dell’ingresso, e senza pensarci su tanto aprì. Era il garzone di un fioraio, che portava un grande mazzo di rose rosse, avvolte nella carta velina. Per lei? Proprio per lei: ma non si sapeva da parte di chi. Ella stette a guardarle quasi con la sorpresa paurosa con cui 2 Dal novembre 1940 appariva in doppia versione, spagnola e italiana (Legioni e Falangi. Rivista d’Italia e di Spagna), riunendo un numero scelto di giovani autori, intellettuali e personalità (Agustín de Foxá, Azorín, Camilo J. Cela, Concha Espina, Joaquín de Entrambasaguas, A. Cunqueiro…). 3 La sua firma figura nell’exped. Y-855-41, che vieta la traduzione spagnola di un autore di gialli come Enzo Gemignani (El albergue del ahorcado, 1941). 4 Santiago MAGARIÑOS nel «Prólogo» allo studio di A. RUMEU DE ARMAS, Historia de la censura literaria gubernativa en España: Historia, legislación, procedimientos. Tesis doctoral, Aguilar, Madrid 1940, p. 8. 5 Cósima, trad. spagn. cit., 1946; Cosima, ed. cit., a c. di G. Cerina, 2005.
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