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Revista Insula núm 1. Juny 2007

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FORME DI CULTURA CATALANA NELLA SARDEGNA MEDIOEVALE<br />

maggior tono epico del Liber, di cui parleremo oltre. Ora vorremmo soltanto segnalare<br />

che la rivista «Blanda», di recente, si è interessata a tale argomento in un<br />

articolo che, malgrado il suo carattere eminentemente divulgativo, è stato per noi<br />

di stimolo e di esempio. 12 In un passo del citato scritto, l’autore sottolinea le parole<br />

che il conte Raimondo Berengario III, riferendosi alla costa di Blanes, avrebbe<br />

rivolto al console pisano: «Ells [els sarraïns] retenen els servents de Jesucrist amb<br />

molts de suplicis i fan que la meva costa estigui buida d’habitants. Perquè els<br />

murs que veig emplaçats a la costa de Blanes eren temples sumptuosos gràcies als<br />

seus admirables ornaments. [Ara] els seus teulats els cobreixen heures, els oculten<br />

una frondosa vinya o una figuera o els tapa qualsevol arbre. [Els sarraïns] mataren<br />

monjos i sacerdots a molts temples, embrutant els altars amb la sang». 13<br />

L’ultimo dei meriti circostanziali a cui facciamo riferimento è dato dal fatto<br />

che il Liber maiorichinus rappresenta il primo documento testimoniante le antiche<br />

relazioni politiche tra catalani e sardi. Anche noi, in altra occasione, 14 abbiamo<br />

fatto riferimento a tali rapporti, e ora, del tutto consapevoli che anche<br />

questa coincidenza possa essere destinata a una vita effimera, cercheremo di<br />

approfondire la questione.<br />

Nel corso dei secoli successivi alla frammentazione linguistica della Romània, è<br />

probabile l’esistenza di rapporti non solo commerciali, ma anche politici, tra la<br />

Sardegna e la Penisola Iberica, anche se sono ben pochi i dati concreti che documentano<br />

contatti precedenti al 1113. Bisogna considerare, però, che nel corso dell’VIII<br />

secolo circolava a Cagliari l’Orazionale visigotico, codice LXXXIX della Biblioteca<br />

Capitolare di Verona, scritto tra il 711 e il 732 in uno scriptorium di Tarragona. 15<br />

12 C. POLLS I PLANELLS, El ‘Liber maiolichinus de gestis Pisanorum illustribus’ i Blanes, «Blanda»,<br />

III (2000), pp. 51-55.<br />

13 Ibid., p.53.P.LOI, Il libro di Maiorca cit., pp. 30-31: «I Moreschi disperdono i Cristiani / con<br />

le molte torture e le mie terre / fan vuote di cultori. Quelle mura / che dianzi a voi vedete sulla<br />

spiaggia / elevate di Blanda, eran raggianti / di mirifiche statue; ora le ammanta / l’edera fino ai<br />

tetti o la frondosa / vite o il fico le asconde o d’ogni specie / arbusti le ricoprono. Nei templi /<br />

caddero per lor mano sacerdoti, / monaci, che, forati nelle gole, / macchiarono gli altari».<br />

14 J. ARMANGUÉ, Els primers contactes culturals entre Països Catalans i Sardenya (1113-1323),inEstudis<br />

sobre la cultura catalana a Sardenya, «Biblioteca Filològica», XLIII, Barcelona 2001, pp. 15-28.<br />

15 Cfr. G. MELE, Tradizioni codicologiche e cultura tra Sardegna e Catalogna nel Medioevo.<br />

Note per un primo bilancio, inLa Sardegna e la presenza catalana nel Mediterraneo, Atti del<br />

VI Congresso dell’Associazione Italiana di Studi Catalani (Cagliari, 11-15 ottobre 1995), a cura<br />

di P. MANINCHEDDA, Cagliari 1998, I, pp. 237-260 (l’articolo si trova alle pp. 236-315); e ID.,<br />

Alcune osservazioni storiche su canti e lingua in Sardegna tra scrittura e oralità (il caso del<br />

Medioevo), inLe lingue del popolo. Contatto linguistico nella letteratura popolare del Mediterraneo<br />

occidentale, a cura di J. ARMANGUÉ, Dolianova 2003, pp. 105-126.<br />

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