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FORME DI CULTURA CATALANA NELLA SARDEGNA MEDIOEVALE<br />
L’interesse verso i porti sardi, la pressione da parte dei commercianti catalani<br />
e, infine, la politica d’espansione nel Mediterraneo furono il motivo della richiesta<br />
circa l’infeudazione del Regno di Sardegna e Corsica, fatta nel 1267 da<br />
Giacomo I a papa Clemente IV.<br />
Tralasciando per il momento l’aspetto giuridico e considerando quello artistico,<br />
rileviamo la presenza, nell’Arborea, di forti famiglie catalane che accompagnavano<br />
la giudicessa. Ciò contribuì alla penetrazione in Sardegna di forme<br />
architettoniche provenienti dai territori di lingua catalana. Secondo JoaquínArce,<br />
attraverso il Giudicato d’Arborea s’introdusse nell’isola una corrente mudéjar<br />
che, dividendosi in due fronti, arrivò fino a Cagliari e Sassari. Infatti, quattro<br />
anni dopo la riconquista di Valenza, a Santa Maria di Bonarcado troviamo maestri<br />
di formazione araba, «que dejan su sello peculiar en las finas pilastras<br />
prominentes, los arcos polilobulados y los adornos de mayólica, típicos de la<br />
región valenciana». 40<br />
A questo proposito, e al fine di dimostrare l’intenso rapporto sussistente tra<br />
le famiglie catalane e Santa Maria di Bonarcado, è importante ricordare che nel<br />
1157-1158 Agalbursa di Bas aveva elargito a questo monastero una generosa<br />
donazione, preceduta da altre, in suffragio dell’anima del catalano Berenguer di<br />
Sol. 41 Inoltre, nel condaghe di Bonarcado sono state individuate soluzioni grafiche<br />
proprie delle culture iberiche, che secondo P. Merci devono essere attribuite<br />
«a interferenze possibili anche per un copista sardo che [...] frequentasse i<br />
catalani presenti in Arborea». 42<br />
Ciò nonostante, lo studio dell’influenza catalana nell’architettura sarda appare<br />
poco proficuo. Oltre agli inevitabili problemi di datazione legati allo studio<br />
dell’architettura romanica, bisogna tener conto che una coincidenza di tipo<br />
architettonico non dimostra necessariamente un contatto culturale diretto.<br />
Il primo dato concreto, materiale, dell’influenza catalana sulla cultura sarda<br />
ci viene fornito dalla sfragistica: l’8 ottobre del 1186 Ugone II Ponzio di Bas,<br />
nipote di Agalbursa, utilizzò per la prima volta un sigillo diverso da quello di<br />
Pietro I, allora giudice. F.C. Casula suppone che il sigillo in questione prenda<br />
come modello quello di Alfonso I, cugino di Agalbursa. Ricordando la continuità<br />
del lignaggio dei Bas a capo del Giudicato di Arborea, F.C. Casula deduce<br />
che i discendenti di Ugone I Ponzio dovettero mantenere questo tipo di sigillo<br />
40 J. ARCE, España en Cerdeña. Aportación cultural y testimonios de su influjo, Madrid 1960, pp.<br />
33 e 87.<br />
41 F. ARTIZZU, Pisani e catalani nella Sardegna medioevale cit., pp. 15-16.<br />
42 P. MERCI, Le origini della scrittura volgare, in AA.VV., Materiali per lo studio della storia<br />
letteraria in Sardegna, Cagliari 1984-85, p. 10.<br />
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