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Walter Tomasi<br />
buon numero dei quali realizzati con alcuni fra i tessuti più in voga in quel<br />
tempo, si presentano talora decorati con vari complementi ornamentali, in prevalenza<br />
nastri e fasce, e in alcuni casi sono trapuntati e rivestiti internamente<br />
con fodere assortite.<br />
Conclusa la parte dedicata a cuoi, pelli e abbigliamento, il testo passa a<br />
elencare le tariffe corrispondenti alle prestazioni d’opera dei picapedrers, alle<br />
quali si affiancano le indicazioni su attività e manufatti dei carpentieri, dei<br />
costruttori di carri e dei bottai. Soprattutto l’attività di quest’ultima categoria di<br />
artieri, data la tradizionale diffusione della viticoltura nell’Oristanese, trova ampio<br />
spazio e giusta considerazione. Anche i costruttori di carri hanno una loro estesa<br />
sezione, con una capillare lista relativa ai prezzi imposti da esigere non solo<br />
per la realizzazione delle diverse componenti dei carri a ruote piene, ma anche<br />
per la fabbricazione di cancelli per terreni recintati e di vari elementi meccanici<br />
e strutturali dei mulini.<br />
Notevole è la varietà di manufatti elencati nel settore dei fabbri ferrai, nel<br />
testo nettamente distinti, in base alle loro specializzazioni, in ferrers e manyans<br />
(«magnians» nel testo). I primi, sostanzialmente, producevano svariati attrezzi<br />
da lavoro di differente uso, soprattutto agricolo, con un ampio assortimento che<br />
andava dalle vanghe alle asce, dai picconi ai vomeri; i secondi creavano serrature,<br />
cerniere e cardini per porte, finestre, armadi e casse, con varietà di strutture<br />
e fogge, e con particolare attenzione ai gusti tradizionali locali.<br />
Per i lavoratori giornalieri sono indicati i salari, certo non elevati, relativi<br />
alle attività agricole in cui erano impiegati: zappare, potare, curare le viti e<br />
occuparsi delle vigne, vendemmiare, pigiare l’uva, tagliare e svinare i vini, arare,<br />
mietere, trebbiare, ventilare la pula e immagazzinare i cereali.<br />
La sezione dedicata ai carrettieri distingue puntigliosamente le tariffe da<br />
esigere per il trasporto di legname di varia qualità e pezzatura, e così pure per i<br />
carichi di pietra del Sinis, di laterizi, di botti di vino, di terra, di letame, di<br />
carbone di Pompongias e del Sinis, di arbusti di mirto (da cui si estraeva il<br />
tannino per le conce) e, infine, di calce per la malta da costruzione.<br />
Assai significativa appare l’ampia parte riservata ai prodotti di una delle<br />
categorie artigianali più radicate nella città di Oristano, quella dei ceramisti, i<br />
figoli, dei quali erano riconosciute e assai apprezzate, in tutta l’Isola, l’abilità e<br />
la creatività. Nel calmiere sono elencate copiosamente stoviglie di ogni tipo,<br />
soprattutto di uso domestico – ma anche cadúfols per le norie –, che vanno da<br />
quelle di fattura più semplice e a buon mercato a quelle parzialmente o interamente<br />
estanyadas, vale a dire invetriate o ingobbiate, più funzionali ed esteticamente<br />
gradevoli.