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Revista Insula núm 1. Juny 2007

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Gabriel Andrés<br />

La via del male, già dal titolo, poneva in allarme la censura per gli argomenti<br />

esposti, questa volta nel più puro solco del realismo ‘naturalizzante’,<br />

‘laicizzante’, ‘carnale’…; con tutte le provocazioni tipiche di quel genere di<br />

romanzo che faceva della scrittura un bisturi con cui dissezionare aberrazioni<br />

sociali o individuali poco gradite allo spirito della Nuova Europa in cui si collocava<br />

la Spagna franchista. Soprattutto se tale genere finiva nelle mani del lettore<br />

vulgar, vale a dire popolare, e per tanto suscettibile di cadere vittima di una<br />

sorta di bovarismo letterario, d’avere un rapporto vorace e straniante col testo,<br />

istigando in lui l’allentamento – attraverso i mondi fantastici della finzione –<br />

dei vincoli con la realtà, che il fascismo-falangismo pretendeva di tenere ben<br />

saldi e stretti al servizio di una missione salvifica di portata storica.<br />

Con la crudeza y realismo que le son característicos, Grazia Deledda, la Premio Nóbel,<br />

teje la simple y complicada trama de su novela; la novela de Pedro Benu, el criado, y de<br />

Maria Noaina, la hija de sus amos; la novela de un amor que comenzó en idilio y terminó<br />

en tragedia. La tragedia de una mujer que se casó con otro de su misma condición social<br />

y desoyó los dictados de su corazón, inclinado hacia el criado; y que acabó casándose, en<br />

segundas nupcias con él, despues que Pedro robara y matara a su marido, sin que ella lo<br />

supiera. Cuando lo supo, ya era tarde. La tragedia era inevitable y ella y el asesino hubieron<br />

de vivir atormentados y recelosos aunque nada se dijeran. Puede autorizarse.<br />

Tale è il parere del censore «F», che autorizza la traduzione diAlejandro Liaño<br />

per lo stesso editore Mateu nel 1958 e nel 1962 (exped. 3556-58); qui non risultano<br />

cancellati i brani indicati nella copia dattiloscritta dell’expediente del 1946.<br />

E così, se da parte della censura potevano ritenersi «para público no vulgar,<br />

un estudio valioso» alcune opere dell’autrice sarda, quali Cosima, non sempre<br />

la vicinanza con i temi e con i motivi tipici del romanzo popolare ne beneficiava<br />

altre, come La via del male. Il pericolo di una lettura ‘straniante’ da parte di un<br />

lettore ‘volgare’ incombeva su parte della produzione deleddiana, così come il<br />

sospetto che gli ideologi del regime avevano nei confronti delle traduzioni in sé,<br />

un fattore economico importante per l’editoria spagnola del primo dopoguerra,<br />

ma, allo stesso tempo, anche fattore d’incongruenza e d’insuccesso per una cultura<br />

che si voleva autoreferente e nazionale, pur senza dimostrarlo nei fatti. 8<br />

8 Basti ricordare che delle 1242 pubblicazioni letterarie del 1942, quasi la metà (527) erano<br />

traduzioni d’autori stranieri e, quindi, inutile era lo sfogo di chi vedeva un pericolo in questi<br />

processi culturali, come ricorda Martí MARTÍN (Història del franquisme a Catalunya, Pagès<br />

Editors-Eumo, Lleida 2006, pp. 203-204) a proposito della relazione contenuta in un numero<br />

della rivista «Bibliografía Hispánica»: «El caso más alarmante es el de la Literatura ¡527 libros<br />

traducidos! Las novelas, las biografías novelescas, los cuentos infantiles, lo que seduce, lo que<br />

subyuga la voluntad, lo que excita los sentimientos y los inclina, como el aire a la llama, de este<br />

lado o del otro, todo eso se traduce a caño abierto del extranjero, sin que exista medio humano<br />

de evitar que nos importen un concepto del mundo y de la vida totalmente contrario a la concepción<br />

que llamamos nuestra, que nos vanagloriamos de llamar española».

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