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Revista Insula núm 1. Juny 2007

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120<br />

Maria Lepori<br />

alcuni cavalieri e l’arrendatore delle terre della città, dottor Carta. Il marchese<br />

aveva occupato il salto di Baradus e i consiglieri ne stigmatizzarono<br />

l’usurpazione, ne rivendicarono il possesso e sollecitarono dal veghiere don<br />

Juan Baptista Serralutzu l’ordine di sequestro del bestiame. Il compito ricadde<br />

sul notaio Pedro Gavino Poddighe Pes, l’ufficiale di giustizia diventato nel frattempo<br />

capitano dei barracelli, e si può immaginare con quale scrupolo abbia<br />

eseguito gli ordini. 48<br />

Tutto ciò accadeva nei primi mesi del 1771, mentre tra Cagliari e Torino si<br />

faceva serrata la discussione sulla fisionomia dei nuovi consigli comunitativi,<br />

che s’intendeva istituire in ogni villa del Regno. Se in terraferma vigeva la regola<br />

prudente di rinnovare per controllare, di saggiare per gradi i cambiamenti e di<br />

valutarne le reazioni sociali per poterle gestir meglio, il viceré e i suoi più stretti<br />

collaboratori premevano invece per un progetto di radicale innovazione, per<br />

degli organismi di autogoverno del tutto liberi dalla giurisdizione feudale, ricchi<br />

di prerogative e determinati nel contrastare i soprusi signorili. 49<br />

Nel 1770 il viceré Des Hayes aveva auspicato e favorito una transazione amichevole<br />

tra don Damiano Nurra e le comunità del campidano, 50 l’anno successivo<br />

non ebbe dubbi nel richiamare perentoriamente il delegato baronale: egli non<br />

poteva «arrogarsi giurisdizione» che non gli competeva e, per contestare agli abitanti<br />

dei Campidani chiusure di terreni e «prati non necessari in pregiudizio del<br />

paberile», il marchese avrebbe dovuto «fare le sue parti avanti codesto Suddelegato<br />

48 La cattura del suo bestiame e l’occupazione del salto ad opera dei cittadini, indusse il marchese ad<br />

una vibrata protesta presso il tribunale del Patrimonio. Gavino Cocco incaricò don Giovanni<br />

Angioy della questione e diversi oristanesi si rassegnarono alla ritirata. Convinto di stare dal lato<br />

della legge, fece eccezione Pedro Gavino Poddighe che, secondo le parole del procuratore del<br />

marchese, «sfacciatamente contravvenendo agli ordini del tribunale e alla penale impostagli, ebbe<br />

l’ardire di bel nuovo introdurre in detto salto cento e più buoi di negozio per ingrassarli» (lettera di<br />

Ambrogio Sciacca, procuratore del marchese d’Arcais, del 22 aprile 1771, in Causa civile tra<br />

l’Ill. Marchese d’Arcais Don Damiano Nurra e l’Ill.ma città di Oristano cit.).<br />

49 Stato presente delle comunità del Regno e Progetto di nuovo stabilimento cit. Il viceré avrebbe<br />

sostenuto fino alla conclusione del suo mandato il progetto cagliaritano. Cfr. le numerose lettere<br />

sull’argomento inviate dal viceré a Bogino, in ASC, Segreteria di Stato,s.I,v.297,eilRisultato<br />

di Giunta e riflessi sul Progetto mandato con dispaccio di corte de’ 26 giugno 1771, intorno<br />

al Piano di un Consiglio per le Comunità del Regno de’ 5 febbraio precedente, in AST, Sardegna,<br />

Miscellanea, m. 1 da inventariare.<br />

50 In una lettera del 27 febbraio 1770 il viceré ordina all’ufficiale del Campidano Maggiore di<br />

convocare le assemblee di comunità «per far loro noto, che non debbono proseguirsi liti tanto<br />

dispendiose e pregiudiziali, bensì che dovrà farsi giusta transazione, in cui si procederà con<br />

giustizia ed equità, a qual fine dovranno munire […] il predetto procuratore […] del conveniente,<br />

ampio, ed opportuno mandato per poter comporre tutte le sovra espresse differenze» (ASC,<br />

Segreteria di Stato, s. II, v. 1638).

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