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Maria Lepori<br />
alcuni cavalieri e l’arrendatore delle terre della città, dottor Carta. Il marchese<br />
aveva occupato il salto di Baradus e i consiglieri ne stigmatizzarono<br />
l’usurpazione, ne rivendicarono il possesso e sollecitarono dal veghiere don<br />
Juan Baptista Serralutzu l’ordine di sequestro del bestiame. Il compito ricadde<br />
sul notaio Pedro Gavino Poddighe Pes, l’ufficiale di giustizia diventato nel frattempo<br />
capitano dei barracelli, e si può immaginare con quale scrupolo abbia<br />
eseguito gli ordini. 48<br />
Tutto ciò accadeva nei primi mesi del 1771, mentre tra Cagliari e Torino si<br />
faceva serrata la discussione sulla fisionomia dei nuovi consigli comunitativi,<br />
che s’intendeva istituire in ogni villa del Regno. Se in terraferma vigeva la regola<br />
prudente di rinnovare per controllare, di saggiare per gradi i cambiamenti e di<br />
valutarne le reazioni sociali per poterle gestir meglio, il viceré e i suoi più stretti<br />
collaboratori premevano invece per un progetto di radicale innovazione, per<br />
degli organismi di autogoverno del tutto liberi dalla giurisdizione feudale, ricchi<br />
di prerogative e determinati nel contrastare i soprusi signorili. 49<br />
Nel 1770 il viceré Des Hayes aveva auspicato e favorito una transazione amichevole<br />
tra don Damiano Nurra e le comunità del campidano, 50 l’anno successivo<br />
non ebbe dubbi nel richiamare perentoriamente il delegato baronale: egli non<br />
poteva «arrogarsi giurisdizione» che non gli competeva e, per contestare agli abitanti<br />
dei Campidani chiusure di terreni e «prati non necessari in pregiudizio del<br />
paberile», il marchese avrebbe dovuto «fare le sue parti avanti codesto Suddelegato<br />
48 La cattura del suo bestiame e l’occupazione del salto ad opera dei cittadini, indusse il marchese ad<br />
una vibrata protesta presso il tribunale del Patrimonio. Gavino Cocco incaricò don Giovanni<br />
Angioy della questione e diversi oristanesi si rassegnarono alla ritirata. Convinto di stare dal lato<br />
della legge, fece eccezione Pedro Gavino Poddighe che, secondo le parole del procuratore del<br />
marchese, «sfacciatamente contravvenendo agli ordini del tribunale e alla penale impostagli, ebbe<br />
l’ardire di bel nuovo introdurre in detto salto cento e più buoi di negozio per ingrassarli» (lettera di<br />
Ambrogio Sciacca, procuratore del marchese d’Arcais, del 22 aprile 1771, in Causa civile tra<br />
l’Ill. Marchese d’Arcais Don Damiano Nurra e l’Ill.ma città di Oristano cit.).<br />
49 Stato presente delle comunità del Regno e Progetto di nuovo stabilimento cit. Il viceré avrebbe<br />
sostenuto fino alla conclusione del suo mandato il progetto cagliaritano. Cfr. le numerose lettere<br />
sull’argomento inviate dal viceré a Bogino, in ASC, Segreteria di Stato,s.I,v.297,eilRisultato<br />
di Giunta e riflessi sul Progetto mandato con dispaccio di corte de’ 26 giugno 1771, intorno<br />
al Piano di un Consiglio per le Comunità del Regno de’ 5 febbraio precedente, in AST, Sardegna,<br />
Miscellanea, m. 1 da inventariare.<br />
50 In una lettera del 27 febbraio 1770 il viceré ordina all’ufficiale del Campidano Maggiore di<br />
convocare le assemblee di comunità «per far loro noto, che non debbono proseguirsi liti tanto<br />
dispendiose e pregiudiziali, bensì che dovrà farsi giusta transazione, in cui si procederà con<br />
giustizia ed equità, a qual fine dovranno munire […] il predetto procuratore […] del conveniente,<br />
ampio, ed opportuno mandato per poter comporre tutte le sovra espresse differenze» (ASC,<br />
Segreteria di Stato, s. II, v. 1638).