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Joan Armangué i Herrero<br />
d’ésser assenyalat el fet que, en tot l’Itinerari de Jaume I de Joaquim Miret i<br />
Sans, 51 no apareix ni una sola vegada el nom de Sardenya». 52 Ciò non significa,<br />
però, che la Corona non vi fosse già entrata in contatto, prevedendo gli scali che<br />
dovevano portare, seguendo la famosa rotta delle isole, fino alla Sicilia, alla<br />
Grecia e, quindi, verso il confine orientale dell’aspirazione espansionistica<br />
catalana. Inoltre, nel 1262 il sultano di Babilonia aveva concesso ai mercanti<br />
catalani un fondaco ad Alessandria. La Sardegna diveniva, così, una piazza di<br />
primaria importanza per il buon esito della futura espansione. 53<br />
È tuttavia necessario tener presente – anche se ciò non viene riportato nella<br />
Cronaca – che Giacomo il Conquistatore era imparentato con i giudici d’Arborea,<br />
ai quali Joaquim Miret i Sans attribuiva un certo sentimento di catalanità. 54 Nel<br />
1267 tutto questo indusse il Conquistatore a sollecitare l’infeudazione dell’isola,<br />
55 alla quale aspiravano anche l’infante Enrico, fratello di Alfonso X di Castiglia,<br />
e Carlo d’Angiò. 56 Papa Clemente IV rispose seccamente: «Nec tibi illud<br />
concedere possemus, nec ad presens id dabimus alterutri…». 57<br />
Quest’insuccesso doveva però essere dissimulato – e, in effetti, si procedette<br />
con tanta accortezza che di ciò non vi sono tracce nella cancelleria. L’atteggiamento<br />
prudente del re non sorprende Soldevila, il quale ricorda che «el Llibre<br />
dels Feyts del rey Jacme o Crònica de Jaume I acostuma a callar els<br />
esdeveniments poc favorables al monarca». 58 Inoltre, in un altro passo dell’opera<br />
il nostro storico faceva di questo silenzio una delle prove fondamentali del-<br />
51 «Barcelona, Institut d’Estudis catalans, 1918» (nota di Ferran Soldevila).<br />
52 Le citazioni sono sempre tratte dalla versione dell’articolo raccolta in Cronistes, joglars i poetes<br />
cit. (in questo caso la citazione corrisponde alle pp. 107-108).<br />
53 Cfr. J. CABESTANY I FORT, Els mercaders catalans i Sardenya,inEls catalans a Sardenya, a cura<br />
di J. CARBONELL eF.MANCONI, Barcelona 1984 [trad. it.: I catalani in Sardegna, Cinisello<br />
Balsamo 1984], p. 25 (l’articolo si trova alle pp. 25-34).<br />
54 Nel 1293 Giacomo il Giusto fece sapere a Mariano II d’Arborea che lo considerava «per parent<br />
et per bon amich». Cfr. J. MIRET I SANS, Notes historiques de Sardenya anteriors á la dominació<br />
catalana, «Archivio Storico Sardo», V (1909), p. 5 (l’articolo si trova alle pp. 3-19); si veda<br />
anche J. MIRET I SANS, Los vescomtes de Bas en la illa de Sardenya, Barcelona 190<strong>1.</strong><br />
55 Probabilmente per un errore tipografico troviamo ‘1276’ nell’articolo di F. SOLDEVILA, Sardenya<br />
en les cròniques cit., p. 207; errore che, com’è naturale, passò anche nella versione raccolta in<br />
Cronistes, joglars i poetes cit., p. 107. Il 1276, invece, corrisponde all’anno di morte del monarca.<br />
56 Un valido studio sulle fonti relative a tale infeudazione è quello di F. GIUNTA-A. BOSCOLO,<br />
Geronimo Zurita eiproblemi mediterranei della Corona d’Aragona, in Atti del VII Congreso<br />
de Historia de la Corona de Aragón, II, Barcelona 1962.<br />
57 La citazione è tratta dalla trascrizione riportata da Soldevila, che rimanda a «MARTÉNE, Thesaurus<br />
novum anecdotorum, II, c. 509».<br />
58 F. SOLDEVILA, Cronistes, joglars i poetes cit., p. 108.