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Revista Insula núm 1. Juny 2007

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IL MARCHESE D’ARCAIS, UN SIGNORE SGRADITO<br />

Maria Lepori<br />

Università di Cagliari<br />

105<br />

Nel 1767 don Damiano Nurra, il noto appaltatore di peschiere e di tributi regi,<br />

divenne marchese d’Arcais, signore di terre e di vassalli. Nonostante un antico<br />

privilegio che doveva garantirne l’unione perpetua alla Corona, 1 dopo quasi tre<br />

secoli il marchesato d’Oristano venne smembrato dal patrimonio regio, cambiò<br />

nome e l’enorme complesso di 28 villaggi e 20.000 abitanti fu costituito in<br />

marchesato d’Arcais. Da allora i vassalli rurali non avrebbero dovuto confrontarsi<br />

con i tradizionali amministratori regi e, fin dal primo momento, fu chiaro<br />

che i rapporti con il neofeudatario non sarebbero stati pacifici.<br />

In quegli anni Sessanta, don Damiano non fu il solo a godere d’una repentina<br />

promozione sociale che lo collocò tra la più prestigiosa nobiltà del Regnum<br />

Sardiniae: una serie d’infeudazioni esaurì quasi completamente il patrimonio<br />

regio e anche Salvatore Lostia, Antonio Todde e Franceso Fulcheri divennero<br />

signori, conti e marchesi. 2<br />

La scelta del ministro Bogino di dar fondo ai possedimenti della Corona potrebbe<br />

sembrare in contrasto con il suo progetto di forte contenimento dello ‘strapotere’<br />

feudale che, a Cagliari e a Torino, impegnava funzionari sardi e piemontesi. 3 In<br />

verità, tra i propri obiettivi, la politica riformatrice sabauda di quegli anni non con-<br />

1 Sull’incorporazione del marchesato di Oristano tra i beni della Corona, a seguito di un lungo<br />

scontro tra i bandos dei Carroz e degli Alagon negli anni Settanta del Quattrocento, e sull’impegno<br />

sovrano a garantirne per il futuro il diretto dominio regio, cfr. B. ANATRA, Dall’unificazione<br />

aragonese ai Savoia, inJ.DAY, B.ANATRA, L.SCARAFFIA, La Sardegna medioevale e moderna,<br />

in Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, UTET, Torino 1984, vol. X, pp. 371-380.<br />

2 Su questi nuovi casati cfr. F. FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna, Edizioni Della Torre, Cagliari<br />

1996, pp. 457, 465-68 e 667.<br />

3 Sulla politica di riforme del ministro Bogino, il parere degli storici è tutt’altro che concorde. Per<br />

una sua rivalutazione rispetto al quadro che ne offrivano G. SOTGIU (Storia della Sardegna sabauda,<br />

Laterza, Roma-Bari 1984), C. SOLE (La Sardegna sabauda nel Settecento, Chiarella, Sassari<br />

1984) e L. SCARAFFIA (La Sardegna sabauda, inJ.DAY,B.ANATRA, L.SCARAFFIA, La Sardegna<br />

medioevale e moderna cit., pp. 665-829), cfr. G. RICUPERATI, Il riformismo sabaudo settecentesco<br />

e la Sardegna. Appunti per una discussione, in «Studi storici», 27 (1986), pp. 57-92, ora in ID., I<br />

volti della pubblica felicità. Storiografia e politica nel Piemonte settecentesco, Meynier, Torino<br />

1989, pp. 157-202; A. GIRGENTI, La storia politica delle riforme,inM.GUIDETTI (a cura di), Storia<br />

dei Sardi e della Sardegna, vol. IV, L’Età Contemporanea. Dal governo piemontese agli anni<br />

sessanta del nostro secolo, Jaca Book, Milano 1989, pp. 175-213; E. VERZELLA, L’età di Vittorio<br />

Amedeo III in Sardegna: il caso dell’Università di Sassari, in «Annali della Fondazione Luigi<br />

INSULA, num. 1 (giugno <strong>2007</strong>) 105-130

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