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Joan Armangué i Herrero<br />
frammentazione territoriale e amministrativa, dall’instabilità politica, dalla<br />
precarietà delle frontiere e dall’alternanza di brevi periodi di fragile equilibrio e<br />
altri di guerra aperta tra la Corona d’Aragona e il Giudicato d’Arborea, 136 le due<br />
potenze che aspiravano al dominio assoluto dell’isola.<br />
Alla morte del giudice d’Arborea Ugone III, «feta cruelment a VI dies del mes<br />
de març propassats [1383] per los seus sards d’Oristany», 137 sua sorella Eleonora<br />
da Genova si trasferì nella capitale del Giudicato prendendone in mano la direzione<br />
politica in qualità di reggente del figlio Federico, da quel momento divenuto<br />
giudice nominale. Non prevedendo le gravi ripercussioni politiche che questo<br />
gesto avrebbe avuto sul marito – il genovese Brancaleone Doria, che in quel momento<br />
si trovava nel Principato della Catalogna –, il 17 giugno Eleonora indirizzò<br />
a Pietro il Cerimonioso una lettera nella quale esponeva il suo programma per la<br />
pacificazione della Sardegna. Questo prevedeva la divisione dell’isola in due grandi<br />
entità politiche: da una parte Cagliari e Alghero, poste sotto la dominazione<br />
catalano-aragonese, dall’altra il resto della Sardegna, trasformata in stato indipendente.<br />
Affinché venissero trattatate tali questioni, la giudicessa-reggente intendeva<br />
mandare al re quattro ambasciatori arborensi. Di essi non abbiamo alcuna<br />
notizia. 138 Siamo soltanto a conoscenza che Leonardo, vescovo di Santa Giusta, e<br />
Comita Pancia rappresentarono davanti a Pietro il Cerimonioso «Madona Elienor<br />
d’Arborea e los Sards d’Arborea del regne de Sardenya» durante i negoziati di<br />
pace che si svolsero in Catalogna nell’estate del 1386. 139<br />
136 Per l’esposizione dei fatti storici abbiamo seguito R. TASIS I MARCA, Pere el Cerimoniós i els<br />
seus fìlls, Barcelona 1962, in particolare i capitoli 1-4 della seconda parte (si veda anche dello<br />
stesso autore, Joan I, el rei caçador i músic, Barcelona 1959).<br />
137 Lettera di Pietro il Cerimonioso del 7 aprile 1383, riportata in R. TANDA, La tragica morte del<br />
giudice Ugone III d’Arborea alla luce di nuove fonti documentarie,inMiscellanea di studi medioevali<br />
sardo-catalani, Cagliari 198<strong>1.</strong> I fatti storici di cui ci occupiamo ci sono pervenuti attraverso<br />
una serie di documenti, conservati presso l’Archivio della Corona d’Aragona. Essi riportano esclusivamente<br />
il punto di vista delle forze catalano-aragonesi. Andate perdute le fonti indigene durante<br />
l’incendio dell’archivio di Oristano nel 1479, soltanto i documenti giudicali registrati presso la<br />
cancelleria catalana ci tramandano il pensiero politico arborense. È molto significativo il fatto che<br />
alcuni di questi documenti siano stati redatti proprio in catalano, come alcune lettere del 1391 nelle<br />
quali Brancaleone Doria, da poco liberato, si rivolgeva al potere regio: scrive in catalano al governatore<br />
di Cagliari, Joan de Montbui, che «[nós] no son tenguts a rey ne a regina», in una fonte,<br />
secondo F.C. Casula, «preziosissima perché è l’unica che abbiamo riguardante il pensiero politico<br />
di un personaggio giudicale» (F.C. CASULA, La Sardegna aragonese cit., II, p. 452).<br />
138 La lettera di Eleonora d’Arborea è stata tradotta dal latino in italiano da E. PUTZULU, L’assassinio<br />
di Ugone III d’Aragona e la pretesa congiura aragonese, «Anuario de Estudios Medievales»,<br />
II (1965) p. 342.<br />
139 R. TURTAS, Alcuni problemi della chiesa arborense tra la fine del secolo XI agli inizi del XV, in<br />
G. MELE (a cura di), Società e cultura nel Giudicato di Arborea, Atti del Convegno Internazionale<br />
di Studi, Nuoro 1995, p. 186 (l’articolo si trova alle pp. 171-188).