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IL MARCHESE D’ARCAIS, UN SIGNORE SGRADITO<br />
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o la Reale Udienza». 51 Il messaggio inviato a don Damiano non fu più indulgente<br />
né meno chiaro. L’investitura non gli apriva la via ad alcun arbitrio e per le rendite<br />
controverse avrebbe dovuto «avanzare giudizialmente le sue istanze, in<br />
contradditorio cogli interessati». Ascoltate le «doglianze delle comunità», il Regio<br />
Fisco avrebbe deciso chi era «destituito di ragione». 52<br />
Tra la fine dell’estate e l’autunno, l’imminente istituzione dei consigli rese più<br />
ardita la ribellione al marchese. La villa di Sili ricorse alla segreteria vicereale<br />
contro il delegato feudale, ne denunciò le prepotenze e ottenne il permesso di<br />
sospendere ogni tributo. 53 Senza convenevoli, i vassalli di Solanas si rifiutarono<br />
di versar il laor de corte, e al procuratore del marchese fecero sapere che, «si no<br />
se apartava, le hacian los maiores agravios, y aun la vida le quitarian», mentre il<br />
sindaco Joseph Coco gli ingiunse di uscire dal villaggio se voleva risparmiarsi il<br />
carcere. 54 Quell’ostinata resistenza contagiò Tramaza, coinvolse altri villaggi, e<br />
ben mille vassalli del Campidano Maggiore non versarono il tributo dominicale. 55<br />
Dall’ufficio del Patrimonio, chiamato in causa quale garante dei diritti<br />
infeudati al marchese, Gavino Cocco rispose con la consueta e abile diplomazia.<br />
Rimandando ad un procedimento giudiziario e dando voce a istituti comunitari<br />
spesso mortificati dalla prepotenza feudale, lasciò la strada aperta a molteplici<br />
soluzioni: «Se i supplicanti sono stati dichiarati esenti dai probiuomini<br />
per la loro povertà, il Barone non può molestarli, ma può proporre le sue ragioni<br />
contro le comunità o i particolari. Viceversa, se inclusi nelle liste, i vassalli<br />
devono pagare, salvo poi far valere le loro ragioni contro il marchese». 56<br />
All’inizio del 1772, l’elezione nei villaggi dei consigli comunitativi deputati<br />
alla tutela dei diritti collettivi infiammò ovunque la protesta antifeudale. 57 Il<br />
51 Lettera del viceré dell’11 gennaio 1771, in ASC, Segreteria di Stato, s. I, v. 965.<br />
52 Lettera del viceré del 16 gennaio 1771 (ibid.).<br />
53 ASC, Segreteria di Stato, s. II, v. 372.<br />
54 Atti civili tra il Sig. Marchese d’Arcais ed il Pro.or Fisc.l Patrimonial sopra il diritto volgarmente<br />
detto llaor de corte, 1771, in ASC, Regio Demanio, Feudi, v. 64, n. 5.<br />
55 Ibid.<br />
56 Ibid.<br />
57 Per l’istituzione dei consigli comunitativi cfr. Editto di S.M. de’24 settembre 1771 pel nuovo assetto<br />
dei consigli di città e per lo stabilimento di quelli delle comunità,inP.SANNA LECCA, Editti, pregoni<br />
ed altri provvedimenti emanati pel Regno di Sardegna, nella Reale Stamperia di Cagliari, Cagliari<br />
1775, vol. II, p. 64 ss. Sulle reazioni che tale editto scatenò nel Regno e sull’inasprirsi dei rapporti tra<br />
vassalli e signori cfr. I. BIROCCHI, M.CAPRA, L’istituzione dei consigli comunitativi in Sardegna, in<br />
«Quaderni sardi di storia», 4 (luglio 1983-giugno 1984), pp. 139-158; M. LEPORI, Feudalità e consigli<br />
comunitativi nella Sardegna del Settecento, in «Etudes Corses», n. 30-31, 1988, pp. 171-182;<br />
EAD., Dalla Spagna ai Savoia cit., pp. 92-178; A. MATTONE, Istituzioni e riforme nella Sardegna del<br />
Settecento cit., pp. 405-411; ID., La cessione del Regno di Sardegna dal trattato di Utrecht alla<br />
presa di possesso sabauda (1713-1720), in «Rivista storica italiana», CIV (1992), n. I, pp. 5-89; G.G.<br />
ORTU, Villaggio e poteri signorili cit., pp. 208-212.