Revista Insula núm 1. Juny 2007

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con que había mirado en la mano de Elías las
monedas de oro; y el perfume violento de las
rosas y su color le parecían vivo, ardiente,
sangriento. Mucho más que el coro de las
mozas y con el zumbido de la música callejera,
sintió que la vida le llegaba con aquel hálito
casi carnal; pero cuando se decidió a coger el
ramo de manos del muchacho, que la miraba
con ojos maliciosos, sintióse pinchada por una
afilada espina, y pensó que también la vida,
bajo la ilusión de las cosas más bellas y ricas,
esconde las inexorables uñas.
Gabriel Andrés
aveva guardato nel pugno Elia le monete
d’oro: e il profumo quasi violento delle rose,
e il loro colore, le parvero vivi, caldi, sanguinanti,
più che dal coro delle fanciulle e dal
ronzio delle musiche della strada, sentì da
quell’alito quasi carnale, venirle incontro la
vita; ma quando si decise a prendere il mazzo
dalle mani del garzone che la guardava
con occhi maliziosi, si sentì pungere da una
spina acuminata: e pensò che la vita anche
sotto l’illusione delle cose più belle e ricche,
nasconde le unghie inesorabili.
Compiacimento ‘ardente’, ‘violento’, ‘carnale’… nei confronti sia delle ‘rudi
passioni contadine bellamente descritte’, sia delle passioni proprie delle ‘crisi
di pubertà’ e di coscienza individuali… pero de realidad, come concludeva la
sua relazione il lettore 9. Un riconoscimento di ‘realtà’ con il quale sembrava
che egli assolvesse il testo, ma che, a dir la verità, per gli occhi dei settori più
intransigenti del regime segnava un’ombra torbida, legata alla cosiddetta cultura
‘liberale’. Molta letteratura realista e naturalista del tardo Ottocento e dei
primi del Novecento era, infatti, stata complice di un tradimento ‘antinazionale’,
e «todos los escritores naturalizantes, laicizantes y europeizantes, que tanto vale
como decir antiespañoles», 6 ossia Blasco Ibáñez, Galdós o Valle-Inclán, ma
anche Baudelaire, Dumas, Stendhal, Balzac e perfino Jules Verne o Salgari si
sentivano lontani dallo spirito dei nuovi tempi.
Di fatto, c’è una Deledda all’apparenza meno ‘realista’, recepita senza nessun
tipo di sospetto nelle traduzioni spagnole dello stesso anno di Cosima, è l’autrice
di Il dono di Natale (exped.508-43), «Cuento infantil, escrito en italiano», secondo
il censore Enrique Conde Gargollo, in risposta alla domanda della casa editrice
Olimpo di Barcellona: «La obra reúne diversos relatos de carácter infantil; su
lectura es amena y los temas están indicados para cuentos de niños». Ma anche la
riedizione di Cosima del 1946 per Espasa-Calpe, varcato lo scoglio della censura
nella prima edizione, viene autorizzata senza problemi (exped. 4452-46). Non
succede altrettanto, invece, tre anni dopo con El camino del mal (exped. 4910-
46), per il quale un anonimo censore numero 14 nelle observaciones indicava:
El personaje principal, de condición social muy inferior a la de la mujer, de la
cual se enamora, por conseguir su propósito, que al fin realiza, no vacila en
cometer toda clase de delitos. Se trata de un verdadero carácter poseido de una
6 Apud E. RUIZ BAUTISTA, Los señores del libro: propagandistas, censores y bibliotecarios en el
primer franquismo, Ediciones Trea, Gijón 2005, pp. 252-253.