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IL MARCHESE D’ARCAIS, UN SIGNORE SGRADITO<br />
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diritti signorili dissennato e solitario, come avrebbe voluto far credere alle autorità<br />
cagliaritane. Alle spalle di Pedro Gavino Poddighe Pes stavano tutti i villaggi<br />
del Campidano Maggiore. Dopo riunioni di prohombres e assemblee di<br />
capifamiglia, all’inizio di novembre i sindaci di Riola, Zeddiani, Massama,<br />
Donigalla, Solanas, Zerfaliu, Sorradili, Nurachi, Sia Mayor, Baratili, Solarussa<br />
e Cabras all’unanimità lo avevano nominato procuratore generale, perché li difendesse<br />
da qualunque sopruso. 26<br />
Inutili furono i tentativi di don Damiano di neutralizzarne l’influenza e di<br />
contrapporgli localmente un proprio rappresentante. Nell’estate del 1768,<br />
paventando manovre congiunte dell’ufficiale e di astuti contadini per ampliare<br />
le vidazzoni e includervi ampi vacui per il pascolo, il marchese aveva reiterato<br />
una richiesta fatta al governo l’anno precedente: la nomina di un delegato<br />
baronale, con il compito di «attendere alle differenze e dispute che [avrebbero<br />
potuto] eccitarsi, da lui e dai suoi di discendenti contro i vassalli» e di procedere,<br />
«in caso di bisogno, a costruzione di atti». 27 Il parere del Supremo Consiglio<br />
di Torino non lasciò dubbi: la «cognizione di tali cause naturalmente» spettava<br />
«ai giusdicenti di Sua Maestà», 28 ed ogni cedimento avrebbe contrastato con la<br />
politica del ministro Bogino che nelle recenti concessioni feudali aveva contemplato<br />
soltanto la ‘signoria utile’, escludendone l’amministrazione della giustizia.<br />
È pressoché superfluo rilevare che, fornito di patente governativa ma proposto e<br />
stipendiato dal signore d’Arcais, il delegato avrebbe risolto a suo esclusivo vantaggio<br />
eventuali controversie con i villici. Dopo ripetute insistenze, l’intendenza<br />
generale cedette alla nomina del dottor Vincenzo Tocco, i cui limitati poteri non<br />
riuscirono, tuttavia, a scongiurare «frequentes lites y considerables perjuicios»: 29<br />
nessun rappresentante baronale era in grado di allentare la resistenza rurale.<br />
26 Lo strumento venne formalizzato il 10 novembre 1768 (ibid.).<br />
27 Progetto per l’infeudazione delle rendite civili dei tre Campidani cit.<br />
28 Cfr. Parere dei ministri del Supremo Consiglio sul progetto di Don Damiano Nurra (il 2 giugno<br />
1767), in AST, Sardegna, Politico Feudale, Marchesato di Oristano, m. 17, n. 3<strong>1.</strong><br />
29 Per legittimare la sua richiesta, don Damiano si richiama ad un analogo provvedimento emanato<br />
a favore del conte di San Martino, di cui ci sono noti i difficili rapporti con i vassalli del<br />
Mandrolisai. Il marchese d’Arcais spera che «con dicho delegado» si possa «poner del todo fin,<br />
y sin dispendio de tiempo, y gastos, a las differencias, i controversias que se pueden suscitar sin<br />
veherse obligado, nì redusido a intentar, o suscitarle pleito alguno». È persuaso che «differentemente<br />
[…] non llegarà jamas a percebir por entero las rentas que le vendrian enfeudadas»<br />
(Memoriale inviato all’intendente generale per ottenere la nomina di un delegato per la riscossione<br />
dei redditi provenienti dai feudi del marchesato d’Oristano, 11 luglio 1767, ivi, n.<br />
32). La nomina cadde su Tocco, ma il marchese non ne fu mai pienamente soddisfatto. Dopo un<br />
paio d’anni avrebbe voluto sostituirlo con un altro delegato «de mas brio y no de tanta bontad<br />
como lo es dicho doctor» (cfr. il codicillo al testamento, dell’8 ottobre 1774, in ASC, Archivio<br />
notarile, Tappa d’Oristano, vol. 1486).