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Revista Insula núm 1. Juny 2007

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FORME DI CULTURA CATALANA NELLA SARDEGNA MEDIOEVALE<br />

feudo ai cavalieri che avessero partecipato alla sua conquista, lasciando le principali<br />

città sotto la giurisdizione diretta del re. Tra i primi feudatari, quindi,<br />

troviamo sia i baroni catalani, aragonesi, valenzani e maiorchini, che quelli<br />

arborensi, sassaresi e iglesienti. In tal modo, nell’isola veniva introdotto un nuovo<br />

modello culturale che non avrebbe tardato a rivelarsi incompatibile con la tradizione<br />

politica locale e che sarebbe risultato incapace di risolvere i problemi<br />

economici dell’isola. 96<br />

Erano a conoscenza delle conseguenze negative del nuovo sistema sia l’infante<br />

che i principali protagonisti della vita politica del periodo. Non mancarono<br />

infatti rimostranze ed espressioni di sorpresa da parte dei mercanti delle<br />

principali città nel sud dell’isola né dallo stesso Ugone d’Arborea. È significativa,<br />

in tal senso, la famosa frase, contenuta in una lettera che il giudice arborense<br />

inviò, nel 1325, al cardinale Napoleone Orsini: «Sardi qui unum regem se<br />

habuisse credebant et modo habet tot reges quot sunt ville in Kallaro». 97<br />

Un altro aspetto da tener presente è che il Regno di Sardegna nacque<br />

territorialmente diviso in due parti non contigue: da una parte, il Capo di Cagliari<br />

e Gallura (vale a dire l’antico Giudicato sardo dove, fino a quel momento,<br />

i catalani avevano avuto una presenza più debole) e dall’altra il Comune di<br />

Sassari, circondato da territori sotto il diretto controllo dei Doria e dei Malaspina.<br />

Si comprende, in tal modo, che la reale penetrazione dei catalani in Sardegna in<br />

questo primo periodo fu necessariamente limitata. L’amministrazione feudale<br />

della Gallura e del Cagliaritano era in contraddizione rispetto all’intento di effettuare<br />

una colonizzazione programmata, che, in realtà, non venne mai portata<br />

a termine. Si deve sottolineare, inoltre, un fenomeno che neanche la categoricità<br />

delle disposizioni reali riuscì a evitare: l’alto livello di assenteismo registrato<br />

tra i feudatari. Così, la presenza catalana poteva raggiungere un peso determinante<br />

soltanto nelle principali città del Regno: Cagliari, Sassari e Iglesias.<br />

Il 19 giugno 1324 nacque il Regno di Sardegna e Corsica. Ciò accadde<br />

quando, secondo il Casula, «per accordo internazionale fra il Comune di Pisa e<br />

la Corona d’Aragona, in seguito alle sconfitte belliche subite, le terre sardo-<br />

96 Per lo studio del feudalesimo in Sardegna durante il primo periodo della dominazione catalana si<br />

vedano F. LODDO CANEPA, Ricerche e osservazioni sul feudalesimo sardo dalla dominazione aragonese,<br />

«Archivio Storico Sardo», VI (1910), pp. 49-84; M. TANGHERONI, Il feudalesimo in Sardegna in età<br />

aragonese, «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa», III, 3 (1973) [= Sardegna mediterranea,<br />

Roma 1983]; e ID., Il ‘Regnum Sardiniae et Corsicae’ nell’espansione mediterranea della<br />

Corona d’Aragona. Aspetti economici,inAtti del XIV Congresso di Storia della Corona d’Aragona<br />

cit., I, pp. 49-88.<br />

97 Le citazioni sono tratte da A. ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña por Jaime II de Aragón,<br />

Barcelona 1952, p. 430.<br />

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