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FORME DI CULTURA CATALANA NELLA SARDEGNA MEDIOEVALE<br />
feudo ai cavalieri che avessero partecipato alla sua conquista, lasciando le principali<br />
città sotto la giurisdizione diretta del re. Tra i primi feudatari, quindi,<br />
troviamo sia i baroni catalani, aragonesi, valenzani e maiorchini, che quelli<br />
arborensi, sassaresi e iglesienti. In tal modo, nell’isola veniva introdotto un nuovo<br />
modello culturale che non avrebbe tardato a rivelarsi incompatibile con la tradizione<br />
politica locale e che sarebbe risultato incapace di risolvere i problemi<br />
economici dell’isola. 96<br />
Erano a conoscenza delle conseguenze negative del nuovo sistema sia l’infante<br />
che i principali protagonisti della vita politica del periodo. Non mancarono<br />
infatti rimostranze ed espressioni di sorpresa da parte dei mercanti delle<br />
principali città nel sud dell’isola né dallo stesso Ugone d’Arborea. È significativa,<br />
in tal senso, la famosa frase, contenuta in una lettera che il giudice arborense<br />
inviò, nel 1325, al cardinale Napoleone Orsini: «Sardi qui unum regem se<br />
habuisse credebant et modo habet tot reges quot sunt ville in Kallaro». 97<br />
Un altro aspetto da tener presente è che il Regno di Sardegna nacque<br />
territorialmente diviso in due parti non contigue: da una parte, il Capo di Cagliari<br />
e Gallura (vale a dire l’antico Giudicato sardo dove, fino a quel momento,<br />
i catalani avevano avuto una presenza più debole) e dall’altra il Comune di<br />
Sassari, circondato da territori sotto il diretto controllo dei Doria e dei Malaspina.<br />
Si comprende, in tal modo, che la reale penetrazione dei catalani in Sardegna in<br />
questo primo periodo fu necessariamente limitata. L’amministrazione feudale<br />
della Gallura e del Cagliaritano era in contraddizione rispetto all’intento di effettuare<br />
una colonizzazione programmata, che, in realtà, non venne mai portata<br />
a termine. Si deve sottolineare, inoltre, un fenomeno che neanche la categoricità<br />
delle disposizioni reali riuscì a evitare: l’alto livello di assenteismo registrato<br />
tra i feudatari. Così, la presenza catalana poteva raggiungere un peso determinante<br />
soltanto nelle principali città del Regno: Cagliari, Sassari e Iglesias.<br />
Il 19 giugno 1324 nacque il Regno di Sardegna e Corsica. Ciò accadde<br />
quando, secondo il Casula, «per accordo internazionale fra il Comune di Pisa e<br />
la Corona d’Aragona, in seguito alle sconfitte belliche subite, le terre sardo-<br />
96 Per lo studio del feudalesimo in Sardegna durante il primo periodo della dominazione catalana si<br />
vedano F. LODDO CANEPA, Ricerche e osservazioni sul feudalesimo sardo dalla dominazione aragonese,<br />
«Archivio Storico Sardo», VI (1910), pp. 49-84; M. TANGHERONI, Il feudalesimo in Sardegna in età<br />
aragonese, «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa», III, 3 (1973) [= Sardegna mediterranea,<br />
Roma 1983]; e ID., Il ‘Regnum Sardiniae et Corsicae’ nell’espansione mediterranea della<br />
Corona d’Aragona. Aspetti economici,inAtti del XIV Congresso di Storia della Corona d’Aragona<br />
cit., I, pp. 49-88.<br />
97 Le citazioni sono tratte da A. ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña por Jaime II de Aragón,<br />
Barcelona 1952, p. 430.<br />
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