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Architett<strong>ure</strong> dipinte a Tiébélé (Burkina Faso) | di Manuela De Leonardis<br />
di Manuela De Leonardis 23 dicembre 2009 In appr<strong>of</strong>ondimenti,<strong>art</strong>i visive | 842 lettori | 1 Comment<br />
Tiébélé (Burkina Faso). Léopold ama i Pink Floyd. E’ alla guida della vecchia Mercedes che corre sulla strada asfaltata. Da<br />
Ouagadougou sono centotrenta chilometri fino a P√¥; un’altra trentina di strada sterrata fino a Tiébélé. Il villaggio è famoso per le<br />
sue case dipinte. Oltre centosessanta chilometri in tutto in cui l’orizzonte è brousse avvolta da colori opachi: il cielo bianco latte e la<br />
polvere di terra rossa. Qualche baobab spoglio e altri alberi, tra cui il karité. I fili dell’alta tensione corrono paralleli alla strada. Solo<br />
in prossimità dei villaggi spuntano i banchetti dei venditori di frutta e verdura, di pezzi di ricambio. Le biciclette sono in movimento.<br />
Le donne – eredi della regina-amazzone Yennega fondatrice, secondo la tradizione, del regno dei Mossi – sono straordinariamente<br />
eleganti, soprattutto quando sono alla guida di moto e bici, con le cconciat<strong>ure</strong> architettoniche e la borsetta sotto il braccio.<br />
Goodbye goodbye… Goodbye<br />
Blue Sky… la musica di The<br />
Wall si mischia ai pensieri.<br />
Poco prima di entrare a Pô si<br />
paga il pedaggio. La città vive<br />
intorno alla strada. L’influenza<br />
del Ghana – la cui frontiera é<br />
vicina – non é solo nell’etnia<br />
dominante, quella dei<br />
Gourounsi, ma anche nel tipo<br />
di pane che si vende sui<br />
banchetti. In Ghana la<br />
colonizzazione inglese ha<br />
lasciato l’eredità del pan carré,<br />
in Burkina (quella francese) la<br />
baguette.<br />
Un c<strong>art</strong>ello indica Tiébélé. Qui<br />
comincia lo sterrato che si<br />
inoltra tra casupole illuminate<br />
da qualche macchie fucsia di<br />
buganvillea. In fila, sul ciglio<br />
della strada, alcune donne<br />
portano sul capo fasci di rami<br />
secchi.<br />
Triangoli, rettangoli, cerchi… la<br />
stilizzazione geometrica non<br />
ha limiti geografici. Fig<strong>ure</strong><br />
geometriche anche per le tipologie architettoniche a Tiébélé. Le case sono circolari quando sono abitate da singole persone,<br />
rettangolari per le giovani coppie e a forma di otto quando includono la presenza di anziani. La tradizione di dipingere queste<br />
abitazioni si perde nella notte nei tempi: da sempre affidata alle donne.<br />
rosso si alternano i segni, text<strong>ure</strong> geometriche che invadono le superfici.<br />
101<br />
Sono le donne – circa<br />
quaranta al giorno d’oggi – che<br />
ogni anno (quando la stagione<br />
delle piogge si è conclusa), nel<br />
mese di marzo, ad interpretare<br />
i motivi ornamentali. Con le<br />
mani spalmano uno strato di<br />
intonaco sui muri esterni di<br />
mattoni di argilla, mescolando<br />
sterco di mucca pressata<br />
insieme alla terra bianca. Un<br />
secondo strato – la base – é<br />
ottenuta con l’argilla diluita<br />
con l’acqua. Su questo fondo<br />
La penna di gallina faraona<br />
viene intinta nel nero<br />
(ottenuto dal basalto) e nel<br />
bianco (derivato da una pietra<br />
calcarea). Per creare un effetto<br />
brillante, alla fine, si passa sui<br />
disegni il neré, un prodotto<br />
ottenuto dalla carruba. I segni<br />
non sono altro che stilizzazioni<br />
geometriche di oggetti e rituali<br />
del quotidiano. Il triangolo<br />
indica il calebasse, recipiente<br />
realizzato facendo essiccare il<br />
frutto di una cucurbitacea. Il<br />
rettangolo è l’abito<br />
tradizionale. Il cerchio è la<br />
luna piena, fondamentale<br />
punto di riferimento per<br />
l’illuminazione notturna, visto<br />
che nel villaggio non c’è<br />
l’elettricità. Il rombo é il<br />
macaramì, un otre. I due