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La Gnam apre gratuitamente e la sera il 4 dicembre per<br />
l’evento Le nostre divergenze | di Luca Barberini B<strong>of</strong>fi<br />
di Luca Barberini B<strong>of</strong>fi 4 dicembre 2009 In appr<strong>of</strong>ondimenti,news | 246 lettori | No<br />
Comments<br />
Roma – GNAM_Galleria Nazionale d’Arte Moderna: apertura straordinaria gratuita<br />
e serale per visitare la mostra Le nostre divergenze di Gianfranco Notargiacomo.<br />
La pregevole iniziativa <strong>of</strong>ferta al pubblico dal Gioco del Lotto si inaugura<br />
VENERDI’ 4 DICEMBRE dalle ore 18,30alle 22 (ingresso consentito sino alle<br />
20.30) e si potrà visitare sia la Collezione della Galleria, sia la riuscitissima site<br />
specific di Notargiacomo.<br />
Andando al cuore della p<strong>art</strong>icolare presenza di Notargiacomo alla Gnam, raccontiamo qui<br />
che la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea sta riproponendo -sino<br />
all’8 dicembre 09- la prima mostra di Gianfranco Notargiacomo, presentata a Roma<br />
presso la Galleria La T<strong>art</strong>aruga nel 1971.Non si tratta proprio una pedissequa<br />
riproposta, però, di quella che fu recensita allora dall’”International Herald Tribune” come<br />
“the most surprising show” (Edith Schloss).L’installazione, già in quegli anni sperimentale<br />
e davvero anticipatrice di tanta ricerca successiva, prevedeva una folla di piccoli uominiin<br />
plastilina colorata che invadevano l’intero ambiente della galleria di Plinio De M<strong>art</strong>iis;<br />
erano atteggiati in unavarietà di pose, occupando non solo il pavimento, ma anche ogni<br />
altro spazio disponibile, comepareti, gradini, finestre…<br />
Intitolata Le nostre divergenze, l’istallazione viene ripresae amplificata oggi nella<br />
Sala delle colonne della Galleria Nazionale; vi si assiepano i piccoli omìni in Pongo,<br />
seduti, in piedi, sdraiati, tutti in muto ma coinvolgente colloquio con lo spettatore,<br />
chiamato a p<strong>art</strong>ecipare a questa silenziosa adunata.<br />
L’<strong>art</strong>ista conferma una grande fatica nel realizzare questa nuova versionedell’opera, “con<br />
nove mesi di lavoro, con le mani in pasta qui nel mio studio”, un luminoso spazio di quella<br />
Via del Mandrione fotografata impietosamente ma anche poeticamente daPasolini. Un<br />
work in progress vitalissimo, però, “aiutato da due giovani assistenti, Emanuel Hamn e<br />
Michele Wel¬≠che”. La produzione meticolosa,perfettamente rispondente allo standard del<br />
1971, ha dato vita a questi cloni, ma moltiplicati in più di duecento omìni.<br />
Le loro posizioni e le lorosuccessive ambientazionili differenziano a tal punto l’uno<br />
dall’altro, oggi come allora, da annullare il loro aspetto identico e volutamente omologatoe<br />
contribuiscono a connotare non una massa inerte, ma una moltitudine diversificata di<br />
individui.<br />
L’<strong>art</strong>ista non ha plasmato un materiale tradizionale della s<strong>cult</strong>ura, ma un materiale nuovo,<br />
la plastilina colorata, riuscendo a sublimare il gesto semplice di replicare il mondo a<br />
proprio piacimento.<br />
Il rifare di Notargiacomo non è solo un semplice riprodurre, ma azione che investe in pieno<br />
il processo creativo e che necessariamente si avvale di tutta l’esperienza estetica fin qui<br />
condotta dall’<strong>art</strong>ista.<br />
Gianfranco Notargiacomo ha sempre lavorato sul filo di una frontiera sperimentale che lo<br />
ha portato ad abbreviare i tempi, giungendo alla pittura già nel 1973 con i suoi<br />
Autoritratti, esposti alla Galleria La Salita, e l’anno successivo con i ritratti di filos<strong>of</strong>i<br />
presentati alla Galleria La T<strong>art</strong>aruga in Storia privata della filos<strong>of</strong>ia.<br />
Da allora l’opera dell’<strong>art</strong>ista, nel corso degli anni, è stata caratterizzata da una energia<br />
sempre più intensa, presente nei cicli pittorici di Tempesta e Assalto e nelle sue s<strong>cult</strong><strong>ure</strong>, i<br />
Takète, nei quali si riconosce un unico procedimento creativo. La stessa energia, veicolata<br />
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