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sempre molto preziosa e “vera” nei tuoi interventi, cara barbara. Concordo
ovviamente con te sul rinnovato riconoscimento di una critica situazione del
nostro sistema artistico (criticità che purtroppo si sta espandendo alla cultura
tutta). L’ultima nomina al Rivoli è solo l’ennesima dimostrazione di quanto sia
chiuso, ristretto e sempre più privo di nuova linfa il mondo dell’arte italiano e
quanto sia sempre più chiaro (e urgente) un intervento di rinnovamento che
parta dal basso, dall’organizzazione e dai sistemi di attribuzione dei meriti e
dei compiti. Personalmente ho sempre apprezzato l’operato di Bellini, ma ogni
tanto mi piacerebbe restare sorpresa nel sentire il nome di qualche
sconosciuto (e non per questo meno preparato e quindi meritevole) entrare
nella danza di questo girotondo guidato sempre dalla stessa musica e dagli
stessi partecipanti.
#10 Commento: di fiorella il 30 dicembre 2009
Direi che già da tempo lo stupore è assente tra le nostre emozioni, perché
tutto ciò che denunci nell’articolo e oltre rientra nella normalità. Allora perché
stupirsi? Fare cultura non ha niente a che vedere con le dinamiche da
sottobosco del potere, con i nepotismi e le affiliazioni. Sarebbe invece
intelligente creare una corrente parallela e alternativa a quella istituzionale
dove si lavori e si faccia cultura seriamente, come succedeva nei secoli scorsi.
#11 Commento: di Erica Marinozzi il 30 dicembre 2009
Ciao Barbara,
quando mi iscrissi alla Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali nel 1999, il
Preside presentò la facoltà universitaria “canale preferenziale” per i concorsi
nel settore e al Ministero omonimo. Concorsi che in dieci anni non ci sono mai
stati perché gli incarichi interni di un certo spessore, oltre ad essere gestiti
dallo stesso personale di ruolo (ormai ridotto ai minimi termini), vengono
affidati tramite chiamate dirette, nomine varie ecc. Se un macrocosmo come il
Ministero dei Beni Culturali funziona così, pensate che per il microcosmo
(musei pubblici, privati, istituzioni varie) sia possibile attuare altre pratiche
diverse da queste?La risposta é NO.
La nomina diretta é una prassi “normale” nel pubblico e nel privato,
ECONOMICAMENTE CONVENIENTE per lo Stato, che non subisce così costi
elevati per indire un concorso. VELOCE perché non c’è bisogno di seguire
tempi di selezione (anche una selezione senza concorso a volte ha tempi
molto lunghi) e poi, se vogliamo essere maligni fino in fondo é possibile
operare delle scelte in maniera non proprio trasparente. E diciamo la verità,
siamo piuttosto portati in Italia. Ora per quanto riguarda i primi due criteri,
questa procedura andrebbe benissimo, ma ciò che ci porta a discutere qui in
questa pagina é il terzo. Ci vorrebbe più TRASPARENZA, e la sperimentazione
di un processo di selezione serio, come avviene nelle più importanti strutture
museali straniere. Dove candidati con i giusti requisiti presentano il proprio CV
e sostengono un colloquio davanti a una commissione che ragiona
nell’interesse della struttura, non di certo nel proprio…e poi ci vuole ricambio,
ricambio, e ancora ricambio, soprattutto in questo settore. Lasciare la stessa
persona a dirigere un museo per anni é un SUICIDIO per la cultura e per la
creatività!In ogni caso…in bocca al lupo ai due perché credo che ne avranno
bisogno!Finalmente il mondo dell’arte sta cominciando a non far finta di nulla!
Grazie Barbara per questo articolo e buon inizio di un 2010 speriamo più
giusto!
#12 Commento: di Flavia il 31 dicembre 2009
Diretta, incisiva, decisa e giù con una valanga di problematiche, grazie
Barbara per la tua socialità critica. Ma come migliorare? come snidare chi ha
torto e chi ragione? Rifiutare una direzione italiana da chi ne aveva e ne ha
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