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a Natale la Tv non la vede nessuno, e chi la vede non conta, quindi svuotiamo archivi e
magazzini”… La valutazione, stolta, premia invece chi cerca qualità e prodotti meno
omologati; così, da poco è stato ritrasmesso Le mani sulla città di Francesco Rosi, un
film datato 1963: rivedetelo e ditemi se non è qualcosa che ben si aggancia a questa
lunga riflessione; la concludo chiedendo(mi/vi): esiste un modello migliore, un criterio
alternativo? Diamo ragione ad AMACI che suggerisce che si eviti la “chiamata
diretta” per favorire un Concorso o, meglio direi, colloqui di candidati valutati da una
sorta di Commissione, ma di reale alto livello scientifico? E tanto per non
dimenticare sempre tutto, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha più volte
ascoltato e accolto la richiesta dei tanti intellettuali e artisti che hanno gridato a gran voce
che le nomine dei vertici culturali istituzionali e/o pubblici avvengano attraverso
criteri di lealtà e trasparenza… E allora?
E’ possibile lavorarci su, senza piagnucolare e basta? Evitando i messaggi in
privato e le lamentele telefoniche ma riservate (che non sia mai il vostro nome
poi venisse fuori…)? Abbiamo modo di agire in sinergia e non sempre quando è
troppo tardi? Accogliamo, infine, ciò che di positivo e propositivo arriva – se
arriva! – senza buttare via l’acqua con tutto il bambino?
Commenti a: "Castello di Rivoli: l’ennesimo caso…
| di Barbara Martusciello"
#1 Commento: di anna il 30 dicembre 2009
grazie della chiarezza. Peccato che l’Italia sia sempre più arretrata in quanto a
qualità delle metodologie e dell’esercizio malato del potere. Altra cosa era
quello dei Papi…
#2 Commento: di DANTE MAFFEI il 30 dicembre 2009
bell’articolo Barbara,ma parlare di questi giochetti nelle nomine come succede
per Rivoli è denunciare quanto di più scontato,purtroppo,accade da
anni….gente a capo di questo o quel museo senza i reali meriti per una
programmazione degna di questo nome,basta vedere quello che accade a
Bologna da quando c’è Maraniello(?),ostaggio di mostre sui poveristi e
nessuno sguardo su ciò che accade nella realtà cittadina…e i vari figli di
questo e quell’altro che vanno avanti nelle Accademie come corpo docente o
forse più come corpi indecenti,senza attributi e talento ma capaci di
alimentare ulteriore nepotismo ecc….questo è quanto…se poi pensiamo alle
lotte intestine che avvengono nella selezione per partecipare a certe fiere,ce
n’è per tutti….credo sia utopia pura auspicarsi trasparenza nella gestione di
queste situazioni malate del mondo dell’arte italiano,contano solo grado di
parentela ma non di qualità
#3 Commento: di claudio il 30 dicembre 2009
Ciao Barbara,
ho letto ora il tuo artioclo e sollecitato dalla tua richiesta di alzare insieme la
voce ti rispondo in pubblica piuttosto che un sostegno al tuo testo via mail
privata.
Sono ovviamente d’accordo su tutto quanto scrivi (ma è possibile non
esserlo?), ma mi domando solo perché la nostra voce, di tutti quelli di questo
simpatico mondo dell’arte contemporanea, si alza soltanto di fronte a palesi e
indifendibili gaffes di chi dovrebbe garantire una transizione regolare e
all’altezza della storia del Rivoli. Un ottimo giornalista non fa un buon
presidente della fondazione, ma a parte le discutibili affermazioni di Minoli che
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