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(Colonna, Doria Pamphili, Rospigliosi Pallavicini) non esisterebbero più. Siamo spiacenti<br />

per i figli cadetti, e per la democrazia, ma l’alternativa, nella storia delle famiglie, sarebbe<br />

stata la dispersione. Uno dei più grandi affari dello Stato italiano è stato l’acquisto di Villa<br />

Borghese col grande parco circostante. Furono pagati 3,5 milioni di lire nel 1901, e sembrò<br />

una cifra scandalosa. Era una delle più straordinarie collezioni del mondo come pensava<br />

Haskell quando parlava del “meraviglioso disordine della Borghese”. Creata anche<br />

sottraendo capolavori ai legittimi proprietari, come la Pala di Raffaello tolta ai Baglioni. Se<br />

Berlusconi, come lo incitava a fare Sgarbi, avesse acquistato la collezione Torlonia (50<br />

miliardi), sarebbe passato alla storia. Altro che lodo Alfano.<br />

L. T.) Nel settore storico-<strong>art</strong>istico dell’antico, ma anche del contemporaneo si è spesso<br />

sottolineato il sottodimensionamento dei prezzi delle opere italiane rispetto a quelle<br />

straniere, tant’è vero che la relativa tenuta della nostra <strong>art</strong>e, in tempi di crisi, appare una<br />

conseguenza di questo pregresso limite strutturale. Gli addetti pensano che ciò dipenda<br />

dai vincoli posti alla libera circolazione. Ci sono più vantaggi o svantaggi per l’<strong>art</strong>e italiana,<br />

in questa situazione? Per il collezionista italiano? Per gli stranieri?<br />

A. P.) Non c’è dubbio che l’istituto della notifica sia piombo nelle ali per il mercato<br />

(asfittico) italiano. Ma ci sono anche fenomeni in controtendenza. Tutto il Seicento<br />

fiorentino è stato riscoperto all’estero, dai mercanti italiani che lo hanno reimportato.<br />

L. T.) Cosa pensa dei livelli di tassazione esistenti (IVA, tasse di esportazione, ecc.) ?<br />

A. P.) Dipendesse da me li abolirei. La <strong>cult</strong>ura non si tassa.<br />

L. T.) C’è anche una grande indeterminatezza nel campo delle expertises. Pochi sanno<br />

cosa chiedere o aspettarsi realmente dallo specialista e molti non hanno alcuna<br />

conoscenza delle sue metodologie.<br />

A. P.) E’ un’opinione. Un altro può non essere d’accordo. Non va bene quando è legata al<br />

compenso, cioè quando vengono effettuate attribuzioni per pr<strong>of</strong>itto. E’ spesso impura.<br />

Certamente, poi, non tutti i periti sono l’eccellenza dei conoscitori.<br />

L. T.) La crisi ha messo in maggiore evidenza la differenza tra opere di qualità media e<br />

opere importanti o capolavori. I mercati ( e le case d’asta) hanno reagito compattando<br />

l’interesse sui pezzi più sicuri.<br />

A. P.) Si è inaridito il mercato dei ciaffi [N.d.R.: cose da sc<strong>art</strong>are]. Anche la fascia media è<br />

in crisi. Secondo me è sbagliato investire nell’opera d’<strong>art</strong>e [N.d.R.: quando è in rialzo].<br />

Bisogna anticipare il mercato. Ad esempio Sano di Pietro oggi vale di meno che all’inizio<br />

del secolo. Cent’anni fa bisognava comprare il Seicento, che non costava nulla. E con ciò<br />

torniamo di nuovo al valore aggiunto dato dalla <strong>cult</strong>ura. Chi ha <strong>cult</strong>ura, o si avvale di<br />

consulenti preparati, può riuscire ad anticipare le tendenze e a comprare prima che certi<br />

oggetti si rivalutino.<br />

* Tampieri, T., La vendita di opere d’<strong>art</strong>e fra tutela e mercato, Bologna, CLUEB Editore,<br />

2006, pp.328.<br />

Commenti a: "L’Italia dei Beni Culturali secondo<br />

Paolucci. Disastrosa o quasi – L’intervista | di<br />

Laura Traversi"<br />

#1 Commento: di luca il 17 dicembre 2009<br />

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