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L’Italia dei Beni Culturali secondo Paolucci. Disastrosa o quasi<br />
– L’intervista | di Laura Traversi<br />
di Laura Traversi 17 dicembre 2009 In appr<strong>of</strong>ondimenti,beni <strong>cult</strong>urali | 591 lettori | 6<br />
Comments<br />
L’Italia dei Beni Culturali secondo Antonio Paolucci: giovani ingannati, ignoranza e<br />
democrazia dei consumi. Dai tempi di Bottai all’economia e al mercato dell’<strong>art</strong>e: un habitat<br />
in cui convivono predatori ed erbivori.<br />
Paolucci, già Ministro dei Beni Culturali, Direttore Regionale e Soprintendente in Toscana e<br />
a Firenze, e prima in Veneto e Lombardia, è oggi Direttore dei Musei Vaticani. La sua<br />
competenza e il suo equilibrio sono largamente riconosciuti e ne fanno uno dei più<br />
autorevoli addetti ai lavori del Sistema dell’Arte in Italia. E’ anche un ottimo comunicatore,<br />
spesso coniugando pr<strong>of</strong>onda <strong>cult</strong>ura ed ironia. Gli abbiamo rivolto varie delle domandechiave<br />
già poste ad altre personalità del settore.<br />
Laura Traversi) Quale ruolo ha oggi l’operatore della <strong>cult</strong>ura? Storico dell’<strong>art</strong>e,<br />
archeologo, archivista: mestieri per ricchi? Davvero non si generano sufficienti pr<strong>of</strong>itti? O<br />
dovrebbero essere pr<strong>of</strong>essionalizzati anche economicamente? A p<strong>art</strong>ire dallo Stato, che<br />
stipendia modestamente i suoi tecnici della tutela, spesso eccellenti, e poi supplisce con<br />
stagisti, tirocinanti, volontari, contrattisti, borsisti, alle carenze dell’ organico? I tempi<br />
sono molto critici per le ultime generazioni.<br />
Antonio Paolucci) Dal mio punto di vista, dopo tanti anni di esperienza, posso dire che le<br />
giovani generazioni sono state atrocemente ingannate. Hanno fatto credere loro che, in<br />
futuro, l’Italia dei beni <strong>cult</strong>urali poteva diventare motore dello sviluppo, un moltiplicatore<br />
di occupazione‚Ä non era vero niente. Hanno messo su specchietti per le allodole: queste<br />
famigerate facoltà di Beni Culturali sono dappertutto. I ragazzi, soprattutto le ragazze,<br />
frequentano queste scuole, ottengono una la<strong>ure</strong>a, dopodiché vanno a fare le commesse<br />
nei negozi o nelle pizzerie. Di fatto i concorsi pubblici sono ridotti al minimo, la classe dei<br />
tecnici della tutela è formata da una specie di gerontocomio, l’età media supera i 50 anni, i<br />
concorsi arrivano col contagocce. Gli ultimi, per archeologi e storici dell’<strong>art</strong>e, sono per una<br />
manciata di posti. Qualunque manuale di scienze aziendali spiega nelle prime pagine che<br />
un’azienda in cui mancano i ventenni e i trentenni è destinata a perdere potere. Nella<br />
nostra amministrazione, in Italia, mancano. Non siamo un’azienda, però la freschezza<br />
mentale e la capacità d’innovazione si hanno in quella fascia d’età, poi non si può che<br />
sviluppare e consolidare le intuizioni della giovinezza. La creatività nasce dalla flessibilità.<br />
L. T.) Al picco della crisi finanziaria, qualche mese fa, è stata presentato alla Luiss uno<br />
studio (a c. di Delai) sul costo (economico) dell’assenza di meritocrazia nel nostro paese<br />
(100 miliardi). Quali sono i metodi di reclutamento dei giovani nel mondo della <strong>cult</strong>ura, dal<br />
Ministero all’Università? E l’efficienza del sistema?<br />
A. P.) Il Ministero recluta i suoi funzionari tramite concorso, forse uno dei più difficili, alla<br />
pari di quelli dei magistrati. L’Università si sa come va.. Per cooptazione. Ma la cooptazione<br />
non è il problema. Cos’è la cooptazione se non il modo con cui il mondo scientifico sceglie<br />
in autonomia i propri continuatori? Anche all’estero avviene così. Il problema è un altro.<br />
Zeri diceva che un tempo di 10 posti disponibili 8 erano presi da gente bravissima e 2 dai<br />
raccomandati di turno, genero del rettore o amante di qualcuno che fosse. Il problema è<br />
che ora questo rapporto si è invertito e quindi la situazione è diventata irrecuperabile. Ciò<br />
che era fisiologico è diventato patologico. Io ormai mi sento un pr<strong>of</strong>ondo conservatore. Mi<br />
piacciono gli anni ’30, i tempi di Bottai, quando è stata creata l’amministrazione dei beni<br />
<strong>cult</strong>urali, che tutti all’estero ammiravano, la più <strong>art</strong>icolata e moderna che si potesse<br />
immaginare. Io sono molto preoccupato della volontà di decentralizzare, delegando alle<br />
regioni compiti e responsabilità che sono stati fin qui dello Stato e delle strutt<strong>ure</strong><br />
periferiche delle Soprintendenze. Vedo molti pericoli in tutto ciò.<br />
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