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Louvre: Tiziano, Tintoretto, Veronese: rivalità a Venezia. E’<br />
boom di pubblico e successo | di Simone Verde<br />
di Simone Verde 31 dicembre 2009 In appr<strong>of</strong>ondimenti,beni <strong>cult</strong>urali | 594 lettori | 1<br />
Comment<br />
Veronese, nelle celebri Nozze di Cana strappate brutalmente dalle truppe napoleoniche<br />
da San Giorgio Maggiore a Venezia e portate in Francia e oggi al Louvre, riassume la<br />
scena pittorica veneziana in un qu<strong>art</strong>etto. Tiziano sostiene la trama musicale con i suoni<br />
gravi del violone, Tintoretto si lancia nei virtuosismi solistici del violino, Bassano porta in<br />
laguna le tonalità terrestri del cornetto; Veronese sintetizza tutti gli armonici del concerto<br />
grazie al suono grave ma brillante della viola da gamba.<br />
Il messaggio è chiaro: magnificare la Serenissima dove le differenti voci dell’<strong>art</strong>e si<br />
armonizzano di fronte a Dio e alla sua corte terrena, l’aristocrazia lagunare. Raramente<br />
una civiltà sarebbe stata tanto cosciente della propria centralità storica e una <strong>cult</strong>ura<br />
avrebbe inscenato la propria dimensione estetica con altrettanta chiarezza: l’unità del<br />
reale nel colore.<br />
Proprio all’apice della pittura rinascimentale veneziana, il Louvre dedica fino al 4 gennaio<br />
2010una mostra che non cessa di riscuotere successo di critica e di pubblico. Tiziano,<br />
Tintoretto, Veronese… rivalità a Venezia.<br />
Cinquant’anni di storia dell’<strong>art</strong>e che avrebbero imposto temi, modelli e concetti a<br />
tutto l’Occidente. A cominciare dall’uso della tela, supporto più resistente della tavola<br />
all’umidità e più vicino alla sensibilità coloristica di una città immersa nelle vibrazioni<br />
dell’acqua. Poi, un’interpretazione pittorica del neoplatonismo che a differenza della scuola<br />
toscana, non persegue l’unità del mondo in Dio nelle armonie matematiche della linea, ma<br />
nella fusione di corpi, drappeggi e paesaggi in un unico movimento cromatico, in una<br />
rappresentazione dove l’amore, l’attrazione sensuale, tiene insieme tutto il creato.<br />
Per finire con soggetti, generi e<br />
trattamenti destinati a produrre vere e<br />
proprie rivoluzioni iconografiche e di<br />
genere: il nudo femminile, il gioco degli<br />
specchi, gli animali domestici, le<br />
armat<strong>ure</strong>, le battaglie, l’erotismo, il<br />
notturno, il pathos della morte, e così<br />
via. Come sottolinea il ricchissimo<br />
catalogo, redatto sotto la direzione di<br />
Vincent Delieuvin e Jean Habert,<br />
non c’è dettaglio della pittura<br />
veneziana di quegli anni che non sia<br />
servito poi alla nascita e allo sviluppo<br />
dei numerosi generi e sottogeneri della<br />
pittura venire. La ragione? Un dinamismo e una stratificazione sociale, prefigurazione di<br />
quanto andrà generalizzandosi in gran p<strong>art</strong>e d’Europa. Lo sviluppo del commercio e di<br />
nuova imprenditorialità per un mercato dall’estensione ormai continentale. In una parola: i<br />
primi passi dell’uomo moderno.<br />
A leggere le dinamiche strutturali di questa nuova società, a descrivere il nuovo<br />
funzionamento di un mondo dell’<strong>art</strong>e dove dominano mercato e concorrenza, dove le<br />
botteghe lavorano sempre più con ritmi e produzioni industriali, pensa proprio la mostra<br />
del Louvre che suggerisce nel titolo i nuovi orientamenti degli studi di cui vuole dare<br />
notizia al grande pubblico: rivalità a Venezia. Rivalità tra pittori divenuti veri e propri<br />
imprenditori di se stessi, al centro di competizioni commerciali spesso prive di<br />
scrupoli.<br />
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