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Scarica | Download - art a part of cult(ure)

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Il togliere ha una componente etica: è una vera e propria scelta etica. Così la ricchezza è<br />

l’altra faccia della povertà, non il suo contrario. Si spazza via tutta la tecnologia, non per<br />

arrivare a nulla, ma per arrivare al corpo nella sua essenza.<br />

Tutti noi siamo coperti da uno strato enorme di monnezza. Così il togliere ci riguarda da<br />

vicino, non è solo cosa per gli attori. Ed è qui che si consuma “l’atto totale” che ci<br />

comprende tutti.<br />

Grotowski l’ha fatto e ha teso verso l’essenza, la vera ricchezza, e, “a quanto mi consta –<br />

conclude Ruffini – l’ha p<strong>ure</strong> trovata.”<br />

Alessandra Mammì domanda a Bruno Celant: “Perché negli ’60 si genera questa esigenza<br />

di archetipo?”<br />

Celant afferma che nella nostra società si è consumato un grande strappo che ha dato<br />

attenzione e ragione all’insignificante. La rivoluzione vera non era solo nel togliere, era<br />

necessario spostare la pratica in un altro contesto per determinare un nuovo modo di<br />

vedere, una critica alla nostra società, che si opponesse a tutto ciò che è solo<br />

rappresentazione, che vale perché è ricco, che non è solo il banale pop, ma che dilaga<br />

dappertutto e che può essere facilmente descritto pensando a quello che vediamo ogni<br />

giorno in tv e fa dell’uomo solo un oggetto consumatore.<br />

Ebbene, è evidente che la tv (e ciò che rappresenta) ha vinto.<br />

Ferdinando Taviani prosegue allora la discussione conducendoci a vedere come è<br />

problematico districarsi tra le parole che indicano più visioni, che p<strong>ure</strong> sembrerebbero<br />

contraddirsi.<br />

Da una p<strong>art</strong>e, per l’opposizione povertà/ricchezza, si può osservare che l’Arte povera e il<br />

Teatro povero sono delle vere e proprie reazioni a due differenti opulenze che dividevano il<br />

mondo di allora: l’opulenza della ricchezza e del benessere per l’ovest, e quella della<br />

ideologia per l’est.<br />

Ma si è p<strong>ure</strong> parlato della ricchezza in quanto frutto del togliere per arrivare all’essenza.<br />

Per lui l’essenza o è pr<strong>of</strong>umo, e si capisce che è, o va riferita al campo spirituale ed è<br />

qualcosa che riempie la bocca ma che, se si trova, non è niente.<br />

Perché per Taviani l’essenza ha significato se è l’atto di ricercare ciò che ci sfugge sempre;<br />

e questo vale per la spiritualità come per tutte le <strong>art</strong>i<br />

L’essenza allora è quella fame continua, cioè quel bisogno che muove l’<strong>art</strong>ista e che lo<br />

differenzia dagli osservatori, come dice Taviani di sé e di Ruffini, che, appunto, stanno solo<br />

lì ad osservare e a raccontare il processo che l’<strong>art</strong>ista compie.<br />

Fame di che cosa? Di irrealtà. Di quello che non si vede. Il resto è conosciuto. L’<strong>art</strong>ista non<br />

può coscientemente vivere insieme nella realtà e nella irrealtà. Se no è semplicemente<br />

folle. E la follia è la perdita del senso d’irrealtà. Quello stesso confine che anche la tv (la<br />

solita colpevole) ci vuole far smarrire.<br />

L’<strong>art</strong>ista è allora come il salmone che risale la corrente per andare all’origine delle fonti<br />

della sua <strong>art</strong>e. Ma il suo non è semplicemente un suicidio, o un atto folle, ma l’azione di<br />

passaggio del limite necessario e consapevole per fecondare la sua <strong>art</strong>e.<br />

E pensare che Pistoletto il giorno precedente aveva mangiato un salmone e allora si<br />

potrebbe parlare p<strong>ure</strong> di cannibalismo.<br />

In ogni caso, anche per lui, l’ignorare è quello che mantiene vivo l’appetito, proprio p<strong>ure</strong><br />

delle scienze ed in opposizione alle verità assolute, che poco danno stimolo alla ricerca.<br />

Ludwik Flaszen porta la riflessione a considerare che, se anche Grotowski è arrivato p<strong>ure</strong> a<br />

cacciare la parola teatro o la parola energia, contro i chiacchieroni, alla fine, nonostante<br />

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