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hanno aderito e che danno il loro contributo a questa seconda edizione dell’evento e della mostra sono, oltre ai citati Valerio Magrelli, Marco Lodoli eGianni Dessì, i più giovani (generazionalmente e/o per curriculum) Gaia Baracetti, Silvia Avallone, Andrej Mussa, Carlo Carabba, Teresa Ciabatti e Luana Perilli (vista non da molto alla The Gallery Apart di Roma); e ancora: Lorenzo Carlucci, Saverio Fattori, Donatella Spaziani (vista in Sardegna, ad Iglesias, in quel Museo Immaginario in crescita), Azzurra D’Agostino, Elisa Ruotolo, gli streetartisti Sten – Lex – Lucamaleonte; e poi il nostro Jacopo Ricciardi, ed Emmanuele Bianco con un tag di Pietro Marcozzi. Nel corso della serata inaugurale sarà presentato il libro-catalogo della prima edizione di NATALE NATALE (il na 1) edito da Giulio Perrone Editore, Roma, che documenta le opere degli artisti Maura Banfo, Carla Mattii, Matteo Montani, Beatrice Pediconi, Alessandro Sarra, Corrado Sassi; dei poeti Silvia Avallone, Matteo Fantuzzi, Francesca Genti, Matteo Marchesini, Davide Nota, Matteo Zattoni e le letture dei narratori Francesco Borgonovo, Arnaldo Greco, Giancarlo Liviano, Federica D’Arcangelo Manzon, Flavia Piccinni, Chiara Valerio. La mostra, in collaborazione con l’associazione NotFair e la rivista “Nuovi Argomenti”, sarà visitabile fino al 15 gennaio 2010 alla Casa delle Letterature, Piazza dell’Orologio 3, Roma; tel. +39 06.68134697, infocasadelleletterature@comune.roma.it , www.casadelleletterature.it. Orari dal lunedì al venerdì ore 9.30 – 18.30. Ingresso libero. Responsabile Comunicazione&Advisor: Emanuela Nobile Mino, tel. +39 06.68805525 – +39 347.8200252, natalecasadelleletterature@gmail.com. Commenti a: "Natale ribadito alla casa delle Letterature: artisti poeti e scrittori si interrogano | di Paolo Di Pasquale" #1 Commento: di patrizio urbani il 12 dicembre 2009 se sarò a roma nei prossimi giorni è un appuntamento che non voglio perdermi! Articolo pubblicato su art a part of cult(ure): http://www.artapartofculture.net Copyright © 2011 art a part of cult(ure). 52
Max Wayne: fotografa l’India. A Parigi | di Carmen Sardella di Carmen Sardella 13 dicembre 2009 In approfondimenti,arti visive | 952 lettori | 3 Comments Siamo abituati a pensare, nell’immaginario collettivo, all’India come un luogo del pianeta sovraffollato, pieno di slums, dove i colori mascherano la disperazione ed il divario tra ricchezza e povertà è ancora un abisso incolmabile. Ma la realtà non è sempre ciò che si vede o si vuole vedere. La vista a volte inganna e, solo se ci si lascia guidare e seguire dall’anima, i contorni, i volti, i paesaggi, gli oggetti possono diventare altro, momento di riflessione e ridarci la giusta prospettiva, oltre che nuova, per avvicinarci a ciò che non conosciamo e/o che non abbiamo percepito con i nostri occhi. L’occasione per fare ciò ci viene data dalle foto di Max Wayne che con il suo sguardo, attento, acuto e sensibile ci offre una prospettiva diversa di questa Antica Terra. L’India emerge nella sua gradualità, in questo contingente passaggio tra antico e moderno, in bilico tra tradizione e divenire, tra passato e futuro. Le immagini di Wayne ci consentono di poter cogliere il particolare momento storico di questo Paese che si confronta anche con problemi tipicamente occidentali, come emerge dalla fato ove viene rappresentata una discarica e all’orizzonte del paesaggio si scorge un uomo nella sua solitudine emblematica; la pubblicità di un telefono dipinta su di un muro scrostato ci evoca il vertiginoso sviluppo tecnologico che questa realtànazionale sta vivendo. Gli scatti di Wayne, nel suo lungo viaggio durato tre mesi, sono flash rubati, a volte, su un treno in corsa o meditati per cogliere un fascio di luce che irrompe dalla grata di un antico monastero, e ci mostrano una realtà piena di contraddizioni, di sfaccettature, di gesti impercettibili, di atti quotidiani cristallizzati in un click per diventare momenti di vita , storie e non più attimo effimero. L’occhio di Max indaga la realtà catturando i suoi contorni, i suoi continui mutamenti e movimenti come emerge nella foto “della donna sul treno” dove il misterioso volto coperto da un velo trasparente si trasforma in quello di una “qualunque” che soddisfa un bisogno primario e naturale: mangiare. L’avvento di nuove tecnologie, un internet-cafè convivono con la tradizionale rassegnazione” dei bambini privati del diritto di giocare e costretti a mendicare. Tre volti di donne, tre generazioni, tre diverse storie sono state colte dallo stesso fotogramma per raccontarci con i loro visi l’eterno ciclo della vita. 53 Anche la religione, e i riti ad essa connessi emergono in tutta la loro “antichità iconografica”, e accanto alla rappresentazione di una statua divina o di un uomo prostrato sul pavimento di un tempio, convive l’immagine del volto di un cristo disegnato su di una porta. Le scale di Vanarasi, simbolo di religione e purificazione, nello sguardo di Wayne, diventano arcaiche architetture coperte da ombre
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