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di ideatore e direttore del Movimento Futurista il carattere tipicamente avanguardista della<br />

Esposizione Internazionale di Parigi, che denuncia palesemente il Futurismo essere stata la<br />

scintilla ispiratrice e il modello di gran p<strong>art</strong>e delle migliori, più eleganti e caratteristiche<br />

manifestazioni della Mostra, dall’architettura dei padiglioni di “decors” degli ambienti, al<br />

mobilio, all’abbigliamento” . Sempre sulle pagine dello stesso giornale, in un’intervista a<br />

Guglielmo Jannelli, il giornalista afferma minuziosamente: “L’Esposizione Internazionale<br />

di Parigi è completamente dominata da uno sforzo di novità e dall’influenza palese del<br />

futurismo italiano. In quasi tutti i padiglioni si notano realizzazioni di idee spesso tolte di<br />

peso dai manifesti futuristi. E’ interessantissimo per esempio notare: gli alberi <strong>art</strong>ificiali di<br />

eternit disposti, nelle aiuole verdi, di fronte al padiglione di marmi. [si tratta dell’opera di<br />

Mallet-Stevens, che ebbe uno dei più notevoli successi all’Expo: l’<strong>art</strong>icolo ci rivela invece la<br />

precisa fonte futurista di Mallet-Stevens, certo memore anche dei fiori futuristi che Balla<br />

eseguì intorno al 1920. N.d.A.]. Questa idea degli alberi <strong>art</strong>ificiali fu lanciata da Depero nel<br />

Congresso futurista di Milano nel novembre. I giornali francesi, come molti giornali italiani<br />

riprodussero la proposta Depero facendola oggetto di derisione e di sarcasmo. Oggi la<br />

vediamo pienamente realizzata da qualche francese intelligente, il quale la sfrutta,<br />

servendosene come efficacissima reclame per costruzioni di cemento e di eternit che<br />

formano come la chioma di un albero plasticamente deformato da uno s<strong>cult</strong>ore futurista.<br />

Per la prima volta appaiono a Parigi pellicce colorate e mantelli futuristi di velluto scialli<br />

futuristi che plagiano linee, colori e forme di velocità di Balla sono presentati dalla Società<br />

des Industries des Tissous d’Art; i bottoni futuristi trovansi realizzati nello stand della Casa<br />

Bauer di Parigi le borsette futuriste e anche le scarpe a scoppi di formr r di colori (a<br />

zig-tum-bum, precisa Balla) nello stand della Casa Bousk di Parigi. Del resto la<br />

decorazione del s<strong>of</strong>fitto della sala moda al Grand Palais sembra fatta da Balla “Questo è un<br />

ballabile bello e buono! Ma che ci sia un Balla anche quaggiù?’ abbiamo avuto modo di<br />

esclamare spesso. La Russia non espone che futurismo. Perfino nel padiglione della<br />

Lettonia si notano dei magnifici piatti futuristi di ceramica molto ben cotta. Nel padiglione<br />

austriaco un coloratissimo arazzo futurista della scuola di Cizeck. I grandi “Magazines” di<br />

Parigi [Printemps e Lafayette] hanno voluto presentare nei loro padiglioni quanto di più<br />

nuovo c’è al giorno d’oggi e naturalmente non potevano rivolgersi altro che al futurismo<br />

nel padiglione cecoslovacco giocattoli, marionette, teatri, cuscini in pelle e sopra-mobili<br />

futuristi. Nella sezione dei Paesi Bassi mobili futuristi e specialmente una stanza da letto in<br />

bianco e nero che ricorda i mobili di casa Balla perfino le vetrate del Padiglione delle Poste<br />

e Telegrafi. E ancora sorprendenti creazioni di gioielli futuristi in pietre e smalto,<br />

coloratissimi, presenta nel suo stand la Casa Sandor di Parigi. Anche il gioielliere Dusansoy<br />

ne espone interessanti Bei tappeti futuristi sono qua e là nel rep<strong>art</strong>o Textiles. Questi i<br />

nomi che ricordo. Ma vi sono in tutti i padiglioni infinite cose derivate, o addirittura<br />

plagiate dai futuristi italiani, dai derisi futuristi italiani, che da quindici anni regalano idee a<br />

tutto il mondo. L’<strong>art</strong>e decorativa moderna, così come ci appare a Parigi, si avvia a grandi<br />

passi verso le più ardite e le più totali realizzazioni futuriste” .<br />

Guglielmo Jannelli, amico di Balla, di cui abbiamo appena sopre riportato l’intervista in cui<br />

dà un giudizio che, al di là dell’entusiasmo personale, non si può che condividere rispetto<br />

alla preponderante influenza del futurismo sullo stile Déco celebrato dall’esposizione di<br />

Parigi, scrive personalmente una recensione nella quale l’apporto personale di Balla è<br />

analizzato con acume e lucidità: “Nella Sala, i numerosi pannelli decorativi di Balla si<br />

distinguono subito nettamente per una tendenza al libero trionfo dei colori, per una<br />

ricercatezza di soggetti, di luci e di linee straordinariamente semplici e immediate, e per<br />

quello spiccato sforzo di sintetismo astratto che fa di Giacomo Balla il più sicuro interprete<br />

dei nuovi bisogni dell’<strong>art</strong>e di avanguardia la sua ossessione del colore, e il suo tipico<br />

“dinamismo” (che ha spiritualità e una pr<strong>of</strong>ondità tutta propria) riescono oggi a cogliere la<br />

vita nelle forme assolutamente nuove che, introdotte nella decorazione d’ambiente, danno<br />

ritmi mai sentiti forme acute, con Nell’altro enorme pannello: “Genio Futurista”<br />

l’astrattismo di Balla si manifesta a pieno senza timore d’essere frainteso pur<br />

presentandosi libero da ogni forma che abbia riferimento con la realtà e con la natura. Il<br />

pannello è tutto costruito con sagome, spigoli, volute, motorumorismo e ossessionante<br />

italianismo di colori; ed è animato da un intuito così felice per le direzioni improvvise e<br />

decisive, che la costruzione e lo sviluppo ne risultano meravigliosamente ravvivate . In<br />

questo – come del resto in tutta la produzione di Balla – nulla vi è però di simbolico e di<br />

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