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Giulio Paolini: scatta l’ora X tra oggettivo e assoluto. Al MANN<br />

di Napoli | di Emiliana Mellone<br />

di Emiliana Mellone 15 dicembre 2009 In appr<strong>of</strong>ondimenti,<strong>art</strong>i visive | 513 lettori | 2<br />

Comments<br />

Una meditazione autoriflessiva sulla dimensione dell’<strong>art</strong>e, sulla sua immortale classicità e<br />

sulla sua prospettiva senza punto di fuga. Attraverso la fotografia, il collage, il calco in<br />

gesso e il disegno, l’intento è quello di indagare, con grande rigore concettuale, la natura<br />

tautologica e nello stesso tempo metafisica della pratica <strong>art</strong>istica. La designazione di Arte<br />

Concettuale per Giulio Paolini è apertura verso forme <strong>art</strong>istiche che non possono essere<br />

giudicate e comprese sulla base di creazioni concrete e manifeste, ma che si basano su<br />

processi intellettivi e strutturali che giungono ad un livello tale da avvicinare la dimensione<br />

estetica a quella filos<strong>of</strong>ica. La sua ricerca <strong>art</strong>istica ha spesso l’obiettivo di analizzare i<br />

concetti di spazio/tempo, alterando le percezioni del fruitore. Già nel 1967, in Giovane che<br />

guarda Lorenzo Lotto è evidente il perseguimento delle questioni teoriche, sin dalla<br />

didascalia che accompagna l’opera Ricostruzione nello spazio e nel tempo del punto<br />

occupato dall’autore (1505) e (ora) dallo spettatore del quadro.<br />

58<br />

Fino al 18 gennaio 2010 il Museo<br />

Archeologico Nazionale di Napoli si<br />

trasforma in un laboratorio temporale.<br />

L¬¥Ora X (Né prima né dopo),<br />

installazione di Giulio Paolini, invade il<br />

seicentesco salone della Meridiana, luogo<br />

costitutivamente illuminista, dedito<br />

all’astronomia e alla speculazione sul<br />

tempo. Tra le opere in esposizione, Tre<br />

per tre (Ognuno è l¬¥altro e<br />

nessuno), opera realizzata nel 1999 e<br />

ripensata per questo ambiente con il<br />

quale si confronta e si rapporta, definendo<br />

scenograficamente lo spazio occupato dal<br />

disegno della meridiana sul pavimento. Al<br />

suo interno altre tre opere: Alfa (Un<br />

autore senza nome), Omega (Il corpo<br />

dell´opera) e Capogiro (Lo sguardo<br />

dello spettatore), concepite tra il 2004 e<br />

quest¬¥anno. Il terzo personaggio è lo<br />

spettatore intangibile, Capogiro, che<br />

chiude questo circuito virtuoso che mette<br />

in scena i protagonisti del fare <strong>art</strong>e. Esso<br />

è corpo incorporeo: “I quadri e le statue<br />

restano al loro posto – spiega Paolini –<br />

immobili e indifferenti alla figura di un<br />

ospite inatteso e forse inopportuno. Lui<br />

perde l¬¥equilibrio e, così capovolto,<br />

volge lo sguardo altrove”. Complementare<br />

a tale impalcatura <strong>art</strong>istica teatralizzante<br />

è il vuoto a cui di fatto questa<br />

messinscena teatrale fa riferimento,<br />

definito da Paolini come “un vuoto che<br />

allude a un pieno incalcolabile,<br />

indeterminato, dettato dall’inesauribile

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