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la spesa pubblica e le conseguenti<br />

strumentalizzazioni politiche: si<br />

vocifera, per questa edizione, di uno<br />

stanziamento di 500 mila euro: non<br />

saranno un pò troppi? Però,rispetto ai<br />

750 mila per Elton John a Piedigrotta,<br />

forse no! Certo, per un’opera d’<strong>art</strong>e che<br />

non è stato possibile ammirare… forse, invece, sì… Epp<strong>ure</strong>, tali esposizioni sono<br />

un’occasione per portare in città dell’<strong>art</strong>e contemporanea accessibile a tutti; si tratta di<br />

opere concepite e realizzate ad hoc per quello spazioe luogo, che mirano a diventare<br />

vivibili e ad interagire con il pubblico perché calate nella realtà di una piazza tra le più<br />

affollate della città e quindi inevitabilmente considerate (e da considerare) nel rapporto<br />

con il contesto. Un contesto eterogeneo, <strong>cult</strong>uralmente molto variabile, del tutto singolare,<br />

da cui non poter prescindere. Per salvaguardare lo scopo precipuo dell’opera e della<br />

manifestazione, ritengo che Pioneer II doveva essere tutelata, magari tramite sistemi di<br />

monitoraggio e sic<strong>ure</strong>zza specifici, o anche soltanto con della vigilanza non invasiva,<br />

poiché qui a Napoli (ma non solo qui!) non basta un Don’t touch, please!<br />

Commenti a: "Carsten Nicolai alias Alva Noto a<br />

Napoli. Decontestualizzazioni in nome della tutela<br />

e l’incolumità: una politica degli eccessi? | di<br />

Emiliana Mellone"<br />

#1 Commento: di lilia il 2 gennaio 2010<br />

che peccato per gli appassionati d’<strong>art</strong>e…e che spreco (di denaro pubblico)!<br />

#2 Commento: di Giorgio il 4 gennaio 2010<br />

Al MADRE è in corso una delle maggiori mostre di <strong>art</strong>e contemporanea mai<br />

realizzate in Italia.<br />

Sono presenti alcune delle più belle opere degli <strong>art</strong>isti della nostra era. Artisti<br />

di cui quotidianamente si parla.<br />

Io mi chiedo come mai Napoli sia così attiva e la Capitale d’Italia, che ha<br />

strutt<strong>ure</strong> come il Maxxi o il Macro no?<br />

Come mai alla Gnam c’è una mostra a dir poco oscena di Gino Marotta, che ha<br />

seguito una mostra a dir poco mediocre di Sandro Chia mentre nella chiesa<br />

sconsacrata di Donnaregina a Napoli c’è una delle più irriverenti e spettacolari<br />

opere di Cattelan al posto del taberacolo?<br />

Come mai al Macro Fut<strong>ure</strong> gli spazi vengono messi in palio al miglior <strong>of</strong>ferente<br />

mentre a Napoli perlomeno si osano splendidi progetti come quello di Carsten<br />

Nicolai o la mostra di Boetti?<br />

Spiegatemelo vi prego. Perchè a Roma ci vivo e ci sto morendo.<br />

#3 Commento: di gianni il 6 gennaio 2010<br />

Non conosco abbastanza la realtà dell’<strong>art</strong>e contemporanea a Roma, ma non<br />

mi sembrano male le proposte del MACRO (Ontani e Urs Lüthi)…certamente,<br />

la collettiva napoletana del MADRE presenta (non osa: si tratta di <strong>art</strong>isti<br />

iperquotati, che già intrattengono rapporti con la città da anni) un tripudio di<br />

<strong>art</strong>isti di grande fama contemporanea e il confronto, come ben dici, forse non<br />

regge.<br />

Ma il punto su cui riflettere è un altro: perchè gli stessi curatori di questa<br />

grandiosa mostra sono stati così negligenti nell’installazione pubblica? Perchè<br />

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