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deprimere il collezionismo equivale a mortificare tutto. In un habitat in equilibrio ci<br />
vogliono i predatori, così come gli erbivori.<br />
L. T.) Da direttore dei Musei Vaticani lei è finalmente riuscito, credo per la prima volta in<br />
Italia, ad avviare una campagna di spolveratura delle opere, ovvero un sistematico<br />
intervento di conservazione preventiva e manutenzione programmata. Da noi se ne<br />
parlava nei convegni e nei manuali, ma ancora nessuno l’aveva fattivamente collocato tra<br />
gli impegni da assolvere e programmare.<br />
A. P.) La nuova frontiera della tutela, dopo gli anni dei restauri clamorosi, dei grandi<br />
interventi, qui come dappertutto nel mondo, è proprio la conservazione preventiva.<br />
Significa monitorare il patrimonio così da ridurre al minimo indispensabile quell’ intervento<br />
comunque traumatico che è il restauro. Come l’igiene preventiva che aiuta ad evitare<br />
l’intervento traumatico dell’operazione: questo vale anche per il mondo del patrimonio<br />
<strong>art</strong>istico ed archeologico. La spolveratura non è che una forma di igiene e quindi anche di<br />
controllo: basti pensare che 4,5 milioni di persone entrano ogni anno nei Musei Vaticani.<br />
Significano almeno un quintale di sostanze, tra cui polveri, calcari, pollini, materiale<br />
organico e vegetale che si deposita su affreschi, s<strong>cult</strong><strong>ure</strong>, tavole, tele. La cosiddetta<br />
spolveratura è una forma di prevenzione, dà decoro estetico, come in una casa ben<br />
gestita, e serve anche per registrare lo stato del manufatto. Deve perciò essere comunque<br />
fatta da pr<strong>of</strong>essionisti per capire, attraverso la spolveratura, quali sono ( e se ci sono) i<br />
problemi strutturali. Nelle s<strong>cult</strong><strong>ure</strong>, ad esempio, bisogna osservare i punti di attacco delle<br />
p<strong>art</strong>i restaurate, quei perni che producono ruggine. Tutte cose che si possono registrare<br />
attraverso il contatto diretto. La manutenzione ordinaria, la disciplina igienica della tutela<br />
del museo si fa poco, anche all’estero. Per questo sono p<strong>art</strong>icolarmente orgoglioso e<br />
contento di quest’operazione che andrà a regime in modo sistematico. Verrà ripetuta, a far<br />
data dal gennaio prossimo, e finirà a dicembre in modo che nell’arco dei 12 mesi tutto il<br />
museo, pitt<strong>ure</strong> comprese, sia, dall’inizio alla fine, spolverato. Ad operazione finita, nel<br />
dicembre 2010, si ricomincia dalla prima sala dando così luogo ad un controllo a ciclo<br />
continuo. E’ banale, in fondo, dal punto di vista concettuale ma molto importante.<br />
L. T.) Perché nei musei statali non si è mai riusciti a farlo?<br />
A. P.) Per mancanza di fondi, in p<strong>art</strong>e, ma soprattutto per la vanità, anche, dei funzionari<br />
i quali preferiscono essere citati sui giornali o in televisione per un grande restauro, per<br />
una nuova attribuzione e non per questo lavoro paziente, metodico che non dà lustro. Che<br />
si faccia questo in Vaticano è importante perché il Vaticano ha una massa critica notevole,<br />
con la sua iperdimensione, coi suoi chilometri di statue ed ettari di affreschi, e poi perché<br />
di per sé i Musei Vaticani hanno una visibilità internazionale talmente grande che può<br />
essere un esempio virtuoso per tutti, ad esempio per i musei di provincia.<br />
L. T.) Cosa fate se vi interessa comprare un’opera?<br />
A. P.) I Musei Vaticani hanno una grande fortuna, ovvero degli amici importanti negli USA<br />
e in Canada, i Patrons <strong>of</strong> the Arts, ovvero un’associazione laicale che, su richiesta, si<br />
prendono l’incarico di comprare sul mercato cose che hanno attinenza colla nostra storia e<br />
le nostre collezioni, integrandole così con pezzi mancanti.<br />
L. T.) Come si affrontano oggi i problemi di identificazione/autografia? Con quali strumenti<br />
e metodologie?<br />
A. P.) Oggi esiste una certa mitologia sull’uso delle tecnologie scientifiche (IR, X rays,<br />
risonanza magnetica, ecc.). Servono, ma lo strumento tecnicamente più avanzato e<br />
affidabile di cui disponiamo sono ancora gli occhi, che danno una restituzione di qualità più<br />
che fotografica, cui è collegato un PC poco costoso: il nostro cervello. I metodi dei<br />
Berenson, Longhi, Bianchi Bandinelli sono ancora i più validi. Io sono stato l’ultimo<br />
la<strong>ure</strong>ato di Longhi (nel 1964) e ne sono felice.<br />
L. T.) Qual è il suo rapporto con le tecnologie? Quali tecnologie ricorrono o sono<br />
indispensabili nella curatela di una collezione del XXI secolo e nel suo lavoro?<br />
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